La riforma delle pensioni non è tema da trattare con superficialità o incoscienza. Perché volendo essere realistici occorre dire che la situazione non è drammatica e che c’è tutto il tempo per far nascere una riforma seria che sia soprattutto equa. Caricare tutto questo di un supplemento di emotività e di strumentalismo serve soltanto a qualcuno per gonfiare le paure. E introduce il sospetto che si vogliano andare a prendere i soldi dove ci sono, facendo credere che invece non ci siano. Su questo tema abbiamo sentito il Segretario Generale Aggiunto Mirco Battazza della CDLS che con le sue parole tenta di recuperare un’analisi più lucida sulla situazione delle pensioni invitando a non fomentare l’allarme su una presunta situazione drammatica proprio mentre i numeri starebbero dicendo il contrario.
La situazione dunque non è drammatica?
“No, la situazione non è affatto drammatica. Noi abbiamo una lettura specifica di questo tema. Siamo all’interno degli organismi che gestiscono i fondi e abbiamo la situazione sotto controllo. Non ci facciamo prendere né dalla paura né dalla sfiducia. Vediamo le criticità certo, ma respingiamo qualsiasi tipo di riforma basata su lacrime e sangue. Siamo convinti che ci siano delle soluzioni e che si possa migliorare facendo un salto di qualità soprattutto sulla gestione del secondo pilastro”.
Per questo motivo avete chiesto al governo la massima concertazione e rispedito al mittente le ipotesi di tagli ai trattamenti in essere?
“Il principio da cui partire è che le pensioni non si possono tagliare, bensì tassare. E sono infatti già state tassate. Ciò ovviamente non risolve eventuali problemi visto che la tassazione non va ad aumentare il fondo pensioni ma il bilancio dello Stato in termini di maggior gettito. Poi noi a San Marino non abbiamo pensioni d’oro, sono poche unità, 12 (su 9200 totali rogate) quelle che superano i 4500 euro, se anche andassimo a colpire quelle non risolveremmo assolutamente nulla”.
E sull’aumento dell’età pensionabile?
“Su quell’aspetto abbiamo detto di essere disponibili a parlare perché effettivamente l’aspettativa di vita si è allungata. Però non su base 103 perché ciò significherebbe dover aver accumulato, per poter andare in pensione, tra versamenti fatti e anni di anzianità, 103 anni in totale”.
Poi c’è il discorso dei fondi pensioni-complementare e la vostra richiesta che vengano investiti all’estero. Perché?
“Perché vorremmo agganciare i nostri fondi a un discorso già consolidato in Italia e in Europa dove esistono fondi strutturati, Cometa ad esempio. Per dare un’opportunità in più a San Marino”.
Qual è il messaggio che vorrebbe dare ai lavoratori?
“Mi piace ovviamente sottolineare che il fondo dei lavoratori dipendenti ha avuto sempre le carte in regola, soldi in attivo: nell’indennità di malattia, fondi attivi negli assegni familiari, IGRG, tutte le competenze nel complesso in attivo. Si tratta della forza in assoluto più in attivo e più positiva del Paese. Il fondo pensione è andato in negativo per la prima volta da che io ricordi nel 2004/05 quando fu riportato alla pari con il fondo assegni famigliari. Poi nel 2017 abbiamo registrato un saldo negativo. Ci sono criticità da gestire ma non c’è alcuna grave preoccupazione. E per una buona riforma ‘di tipo sociale’ è indispensabile il ruolo attivo dello Stato/esecutivo che non si può disimpegnare, se ciò accadesse la sola responsabilità ricadrebbe sul Governo. Personalmente lotterò per non creare una generazione di poveri che ha lavorato una vita”.
Olga Mattioli (Repubblica Sm)