San Marino. Per Celli “esequie” di Stato

I consiglieri di maggioranza hanno dato lettura dei propri epitaffi elogiando Celli sotto tanti punti di vista, specie per le elevate doti politiche che tutti hanno voluto riconoscergli dimenticando che non necessariamente quando si accompagna qualcuno al cimitero vanno tessute le sue lodi.

In parecchi nella seduta notturna del Consiglio grande e generale di martedì scorso hanno notato come certi riferimenti esalassero più che altro un’aria di “morte”.

L’atmosfera che si respirava era infatti quella medesima di un funerale.

A dirlo tra gli altri il consigliere del Pdcs Oscar Mina che ha poi sottolineato come sia l’annuncio delle dimissioni sia il dopo dimissioni si sia svolto in una maniera al limite della decenza, “segno che la maggioranza – ha detto – è ancora sotto ipnosi di certi personaggi, quanto all’uscita di Celli, niente di nuovo sotto il sole, è entrato con lo shock di liquidità e esce con lo shock del Paese” “Fa male allora – ha detto il consigliere di Rete Sandra Giardi – sentire che non ci sarà nessun cambio di direzione. Quello in cui Celli ha guidato la segreteria alle finanze è stato un periodo temporalmente non lunghissimo e tuttavia insopportabilmente lungo per i danni che ha arrecato al Paese”.

Cose che più o meno dalle fila dell’opposizione si sono potute ascoltare un po’ da tutti i consiglieri. Quelli di maggioranza invece hanno dato lettura dei propri “epitaffi ” elogiando Celli sotto tanti punti di vista, specie per le elevate doti politiche che tutti hanno voluto riconoscergli dimenticando che non necessariamente quando si accompagna qualcuno al “cimitero” vanno tessute le sue lodi.

Viene in mente a tal proposito la storiella di quel forestiero che trovandosi a passare per il camposanto di una cittadina rimane spiazzato nel vedere come a leggere le lapidi sembrerebbero esser morti solo buoni cristiani tanto da arrivare a chiedere a un indigeno: ma voi gli altri, le persone non perbene dove le seppellite?

Così nessuno dalla maggioranza ha parlato degli errori compiuti dal Segretario Celli che la cittadinanza si troverà a dover pagare per generazioni. Il solo a farlo con gran timidezza e dopo essersi sperticato nel lodare Simone Celli è stato il consigliere di Ap Matteo Fiorini che ha eufemisticamente ammesso che l’inesperienza ha portato a rendere il dialogo carente e che un errore potrebbe essere stato il fatto di aver fatto nomine che erano il frutto di relazioni personali e che per quelle in futuro dovrà esserci un approccio nuovo, più rigoroso e scientifico.

Un po’ poco per chi a causa di quelle nomine fatte alla leggera (ma è indubbio che non fossero frutto di relazioni di Celli perché è emerso chiaramente come qualcuno che ha nome e cognome le abbia suggerite) ha visto l’immotivata chiusura della propria banca e la mancata restituzione dei propri soldi, ovvero dei risparmi di una vita.

Poco anche per chi in quella banca ci lavorava per ragioni magari diverse dall’essere stato raccomandato da una propria conoscenza. Poco soprattutto per chi quella banca l’aveva fondata sognando che il proprio lavoro e la passione per quel lavoro avrebbe generato altro lavoro e una ricchezza buona che stesse alla base di un futuro migliore per tanti sammarinesi.

La RepubblicaSM