San Marino. Per la carta c’è un nemico più temibile del fuoco (L’editoriale di David Oddone)

Come i lettori sapranno, almeno coloro che hanno la bontà e la pazienza di seguirmi, sono sempre stato uno strenuo difensore della libertà di parola e di pensiero.

Negli anni mi sono reso conto come i governi passino, ma i Diritti restino.

Così dovrebbe sempre essere.

Più o meno ogni partito, all’opposizione, sostiene la stampa.

Quando poi finisce nella stanza dei bottoni, e magari viene attaccato dai media, cambia atteggiamento.

Come diceva Samuel Johnson? “La libertà di stampa è una benedizione quando siamo inclini a scrivere contro gli altri, e una calamità quando ci troviamo ad essere sopraffatti dalla moltitudine dei nostri assalitori”.

Vorrei perciò lanciare un appello non solo al Segretario Lonfernini, ma soprattutto al Consiglio Grande e Generale, ovvero l’organismo che di fatto ha il potere di fare e disfare le leggi.

La prossima legge sulla stampa è o dovrebbe avere lo scopo di difendere i giornalisti, non di controllarli. Non di colpire chi giornalista non è o il media scomodo di turno.

I giornalisti, quelli seri, si sono rotti le scatole di assistere a comportamenti, proposte di legge, interventi, orientati a colpire qualcuno, piuttosto che a tutelare tutti.

E’ inaccettabile che per bloccare un sito non gradito, si limiti una intera categoria.

Vorrei ricordare come nella passata legislatura, in un determinato periodo, vi fosse un atteggiamento a senso unico da parte di alcuni media. E fu proprio un particolare sito, giornalesm, a dare voce al dissenso. Questo è un fatto incontrovertibile.

E va ammesso e riconosciuto, anche se si è detrattori del signor Marco Severini.

La ruota gira. Dalla maggioranza ci si può trovare all’opposizione. Cosa garantisce l’esercizio della democrazia per davvero? Solo ed esclusivamente la pluralità dell’informazione.

La differenza poi, la fanno la credibilità e i contenuti. Non il “patentino”.

Sono i lettori gli unici insindacabili arbitri, non certo una élite di giornalisti.

Invece di zittire una voce non allineata, i governi dovrebbero agevolare la nascita di nuove testate e media. Ed aiutare quelli esistenti a resistere.

Ecco come si difende la democrazia.

In occasione di una intervista ho recentemente conversato con il Segretario Lonfernini, del quale rispetto il carattere deciso, anche se un politico dovrebbe ascoltare non solo le voci che provengono da Palazzo, ma principalmente quelle fuori.

Gli ho detto ciò che non mi piace e anzi valuto pericoloso della sue legge – che per alcuni tratti apprezzo – per quanto io trovi che l’inserimento a San Marino del “patentino” e degli annessi e connessi (con una precedente legge non sua, ndr), rappresenti un errore.

In Italia l’Ordine dei giornalisti ha un ruolo completamente diverso e concretamente di supporto alla categoria.

Si tratta dell’unico e reale baluardo contro lo strapotere degli editori verso i colleghi.

A San Marino invece spesso l’editore della testata, coincide con il Direttore.

Mi sfugge quindi per davvero il senso dell’Ordine in salsa sammarinese.

Ma torniamo alla nuova legge di Lonfernini, oggetto dell’editoriale odierno, perché la divagazione sarebbe lunga e complessa.

Estendere il potere dell’Autorità su qualsiasi sito o blog che tratti di San Marino è profondamente sbagliato, oltre che anti costituzionale.

Sarebbe come dire che l’Ordine dei commercialisti può intervenire e sanzionare un dentista.

Mi spiegate come può l’Autorità dei giornalisti, avere facoltà di intervento su siti che non sono prodotti editoriali e su soggetti che non sono iscritti alla Consulta?

La Cedu e anche le sentenze interne sono piuttosto chiare in merito.

Per scrivere notizie, non bisogna essere necessariamente giornalisti. E ci mancherebbe altro!

Grazie a Dio, e soprattutto grazie a chi ha dato la vita per scacciare i nazi-fascisti, oggi esiste una Costituzione, nel caso sammarinese si chiama “Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese”, la quale all’articolo 6 recita: “La Repubblica riconosce a tutti le libertà civili e politiche. In particolare, sono garantite le libertà

della persona, del domicilio, di dimora ed espatrio, di riunione e d’associazione, di manifestazione del pensiero, di coscienza e di culto”.

Insomma, la sensazione è che il Consiglio, con l’articolo/emendamento sui blog, voglia provare ad aggirare le sentenze dei Tribunali interni, della Cedu, finanche della nostra Costituzione.

E che dire poi dell’assenza di un tetto ai mandati consecutivi di elezione nella Consulta?

Neppure durante l’Impero romano forse le cariche erano perpetue. Pure in questo caso è impensabile e dal mio punto di vista non condivisibile, non prevedere quanto meno un “turno” di stop per chi fa parte da anni di tale organismo. Come del resto era doverosamente previsto nella prima stesura della legge, salvo essere successivamente stravolta su suggerimento di un Consigliere di maggioranza.

I motivi peraltro dovrebbero risultare chiari: c’è un rischio evidente di accentramento del potere anche e specialmente perché il Paese è piccolo e i giornalisti sono pochi, tanto per dirne una.

In Italia, per quanto riguarda i sindaci ad esempio, esiste un vincolo di mandati consecutivi. E ciò al di là dei voti, dell’autorevolezza, della bravura e della popolarità del candidato.

E non a caso il vincolo di mandati – guarda un po’! – è stato cambiato, sempre per dirne una, proprio di recente da Putin, per permettergli di rimanere in carica negli anni a venire.

Esempio certamente estremo, ma che lancio come provocazione in modo da essere il più incisivo possibile.

E non è previsto un tetto massimo di 10 anni sulla poltrona di Segretario di Stato?

Mi auguro dunque che in sede di seconda lettura i Consiglieri possano riflettere con maggiore profondità rispetto a quello che andranno a votare, ovvero una delle leggi più importanti dell’intera legislatura.

Non fatelo a cuor leggero!

Le regole del gioco saranno in vigore anche quando alcuni di voi finiranno all’opposizione.

Dal canto mio resto sempre più dell’idea che per la carta vi sia un nemico più temibile del fuoco: la censura.

 

David Oddone