San Marino. Per le posizioni di RF “contro” Banca Centrale, opposte a quelle “pro” di C10 e SSD, cadde addirittura un governo … di Enrico Lazzari

Erano da tempo noti fatti, altri ne sono emersi con il passare del tempo, che se uniti fra loro e analizzati in un contesto ampio, globale, ci raccontano, ci fanno dedurre che dalla cacciata del lontano 2010 di Stefano Caringi dal vertice della vigilanza di Banca Centrale alla caduta del governo AdessoSm, una “cricca” potrebbe aver messo in piedi un piano finalizzato all’occupazione dei posti chiave della gestione statale così da assoggettarne l’azione non a interesse pubblico ma a quello privato della medesima “cricca”.

Ma un piano simile è attuabile, secondo voi, senza una colpevole “distrazione” -se non addirittura una complicità- della politica che, unitamente alla gestione della Giustizia, è la massima custode della democrazia? A mio parere no… Eppure, in certi frangenti, come anche la relazione finale della Commissione di inchiesta su banca Cis lascia intendere, la “cricca” appariva fortissima, specie a chi, per la stessa, era particolarmente scomodo.

Nel perseguimento di questo eventuale piano sovversivo i suoi fautori avevano complicità governative, consiliari o nel mondo politico in genere? E, se sì, chi e dove? E’ così insensato, oggi, secondo voi che mi leggete, porsi questa domanda e pretendere, sul Titano, una risposta autorevole e chiara? Secondo me non solo è sensato, ma è anche ovvio dopo le ombre -si ricordi, solo ombre, non “sentenze” di colpevolezza- che precisi eventi gettano su alcuni personaggi politici di spicco e conseguentemente i loro partiti di appartenenza.

Non sto a ripetere uno ad uno questi fatti, ne ho parlato ampiamente dal primo marzo scorso (giorno della testimonianza giurata della Presidente di Bcsm nell’ambito del cosiddetto processo “Buriani-Celli”) ad oggi su queste stesse pagine.

Una testimonianza che, unita ad atti acquisiti nell’ambito di altri procedimenti, ha seminato tanti “puntini” che, se uniti uno all’altro, fra le tante figure che potrebbero definire, ne presentano una quantomai inquietante: nell’ultimo decennio il Titano potrebbe essere stato teatro di una sorta di golpe che potrebbe aver coinvolto, oltre ai suoi ideatori e fautori, anche frange di politica e magistratura, unite nel determinare le condizioni che portassero alla destituzione dai vertici degli organismi chiave dello Stato tutti quei dirigenti e leader politici “non fedeli” al piano.

Fantascienza? Al momento sembrerebbe così… Ma, in attesa, nella speranza che la politica decida di far chiarezza in maniera efficace ed autorevole, continuiamo a tracciare sul foglio bianco i “puntini”, che poi, una volta definiti tutti, proveremo ad unire.

Oggi andiamo indietro nel tempo, fino alla seconda metà del 2018. In quel periodo, da Banca Centrale, o meglio dal suo organismo di vigilanza, si avvia un percorso di ispezione verso la banca guidata da Daniele Guidi. Le tensioni e le pressioni politiche arrivano a livelli preoccupanti. Del resto, se guardiamo al passato, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, vuoi per l’apertura di una indagine giudiziaria, ogni volta che gli ispettori si concentrano su quella banca, salta qualche testa in Banca Centrale o nella sua vigilanza.

Accadde nel 2010 con Caringi, Papi e Bossone (all’epoca l’ispezione sarebbe stata in Banca Partner, poi fusa nel 2012 con il Credito Industriale Sammarinese per dar vita a Banca Cis) e accadde anche dopo, con Battistini e Vivoli… Come ha ricordato il primo marzo scorso, dal banco dei testimoni, anche la Presidente Catia Tomasetti: Ad ogni ispezione in Banca Cis cacciavano sempre la vigilanza Bcsm… Semplici coincidenze totalmente avulse dalle ispezioni? Certo, possibile… Ma non sarebbe bene far luce su perlomeno ricorrenti coincidenze, che se non fossero tali sarebbero molto complicate da compiere senza una responsabilità -se non complicità- politica? E chi, magistratura a parte, può farlo meglio di una Commissione parlamentare di Inchiesta?

Non si dimentichi, poi, che sulle diverse posizioni su Banca Centrale, è caduto addirittura un governo nell’ottobre 2019, in seguito ad una crisi che “è sopravvenuta”, si legge nella relazione della Commissione Cis, proprio rispetto alle vicende correlate alla gestione del sistema bancario finanziario, in particolare di Banca Cis e Stratos.

Chi, nel governo, “tifava” per il buon fine della vendita e chi, invece, era contrario? La risposta è nero su bianco. Civico 10 e SSDmanifestano la propria contrarietà alla proposta di acquisto”, motivata dalla “fiducia riposta negli organi di vigilanza” e dalle “indicazioni riportate nei CCR allargati”. Del resto, la valutazione e la conseguente decisione sul via libera all’acquisizione non è competenza della politica ma esclusivamente del Coordinamento di Vigilanza di Banca Centrale.

Repubblica Futura e il Segretario di Stato Andrea Zafferani (di nomina governativa C10, ndr), al contrario, per il timore che le perdite, non completamente quantificabili, potessero gravare quasi interamente sullo Stato, sostengono l’opportunità della vendita di Banca Cis”.

Il fronte interno alla maggioranza si apre l’11 ottobre 2018 quando, pressato da Civico 10, oggi confluito in Libera nella sua quasi totalità, Simone Celli rassegnò le sue dimissioni dal governo. Dimissioni, riconobbe lui stesso, pretese per “il deterioramento” dei suoi rapporti con la Presidente di Banca Centrale conseguenti alla “gestione del processo decisionale di nomina del nuovo Direttore Generale in sostituzione del revocato Roberto Moretti”.

Ma, Celli in quell’occasione -come si legge nella relazione della Commissione Cis- va oltre, evidenziando palesemente quale sia, già allora, il fronte di scontro interno alla maggioranza: “Per alcuni esponenti dell’allora maggioranza, le valutazioni che ebbi modo di esprimere (…) rappresentavano la prova della mia contiguità al gruppo imprenditoriale proprietario di Banca Cis”.

Celli, come noto, fu sostituito alla Segreteria alle Finanze da Eva Guidi, la quale, qualche giorno prima della scadenza di un finanziamento di Bcsm a Banca Cis, con il governo che era indirizzato a non accollarsi una fidejussione su detto rinnovo del prestito, ricevette una telefonata dell’AD dello stesso istituto bancario, Daniele Guidi, in cui le si richiedeva un incontro per “parlare di quel finanziamento”. “Ritenni la telefonata indebita”, spiegò la stessa. Tanto che l’AD Cis “rimase infastidito” dalla risposta ricevuta: “Gli dissi che non doveva parlarne con il Segretario alle Finanze ma con Banca Centrale”.

Perchè il vertice gestionale di Banca Cis, su una questione tecnica, propria dei rapporti fra Cis e Bcsm, telefona ad un Segretario di Stato? (continua…)

Enrico Lazzari