La parola più frequente è “criticità”, subito seguita da “fragilità”. Che non è il suo sinonimo, ma la diretta conseguenza dell’una sull’altra, e viceversa. Sull’ISS entrambe le prerogative si leggono chiaramente.
C’è una disamina a tutto campo nella relazione che ha presentato alla Commissione Consiliare Sanità Francesco Bevere, attualmente consulente ISS per decisione del Congresso di Stato dopo le dimissioni di Alessandra Bruschi. Nonché direttore generale in pectore, con la probabile presa in carico del nuovo ruolo il 1 febbraio prossimo.
È arrivato in sordina, ma subito ha allineato le truppe, ovvero quattro esperti (26 mila euro di spesa totale) che sono andati a fare le pulci a tutti i settori dell’ospedale, magari scovando negli armadi qualche altro cadavere che la Bruschi non aveva fatto in tempo a trovare. Di qui nasce la relazione presentata alle forze politiche e al governo, dove accanto al malanno c’è anche la ricetta per guarirlo.
Lo sappiamo tutti che l’ospedale ha molti punti critici, che non riesce a stare al passo con l’evoluzione che sta avvenendo appena fuori confine, che si porta dietro scelte sbagliate ormai da decenni, eppure quando ce lo dice un altro, un forense, che di queste cose ne capisce, ci si rimane male. E dispiace essere ridotti a questo punto, perché più i mali sono gravi, più è difficile guarirli.
Oltre tutto, la pandemia, che Bevere definisce uno stress-test, anche se è stata affrontata con uno sforzo encomiabile, ha messo impietosamente in luce disservizi e arretratezze. Probabilmente derivanti dalle carenze strutturali e tecnologiche che l’ospedale, ormai vecchiotto, sta rivelando da anni. Non a caso, punta il dito sulla comunicazione ai cittadini e l’addestramento dei sanitari proprio durante l’emergenza sanitaria.
Non butta niente alle ortiche di quello che è stato fatto nell’ultimo anno. Anzi, parte dal Piano Sanitario approvato la scorsa estate e valido fino al 2023 per lanciare un Piano Operativo Pluriennale in grado di garantire l’allineamento dell’ISS ai sistemi sanitari più avanzati. Di qui partono ben 8 capitoli che indicano le misure da adottare: adesso!
Parla quindi della necessità di riqualificare i livelli di assistenza e al contempo di avviare il risanamento dei conti. Parla di sanità collettiva e individuale, anche nell’ottica della costruzione del nuovo ospedale. Parla di una severa azione che qualifichi le risorse, liberi quelle male alloccate e le reimpieghi per lo sviluppo di servizi più corretti, con fabbisogni documentati.
Dice anche che l’ISS dovrà affrontare una graduale ma veloce trasformazione della sua organizzazione secondo una visione strategica aziendale. Il che non vuol dire mettere il paziente in subordine, tutt’altro. Bevere infatti parla di “total healt”, salute a tutto campo, attraverso la gestione totale del paziente nella sua interezza e del forte senso di cura di tutte le sue componenti. Propone quindi di ricominciare dal “medico di famiglia” come perno che regge il governo della domanda. L’attuale medicina di base, apparentemente, ha tutti i tasselli necessari, manca però di un modello organizzativo basato sui bisogni effettivi. Quindi suggerisce la necessità di attuare, subito, una prima risposta e poi passare alla riorganizzazione dei centri sanitari. Contestualmente bisogna organizzare le risposte telematiche e le risposte telefoniche certe. Non è possibile attendere oltre.
Le sue parole chiave sono “determinazione” e “tempestività”, come fattori base da cui dipende il successo del Piano Operativo. Non sappiamo al momento se Francesco Bevere abbia tenuto in conto la “variabile politica” che, almeno a San Marino, è peggio di tutte le varianti del Corona virus ed è capace di infettare anche le migliori intenzioni.
Per i cittadini, invece, è importante che una persona competente prenda in mano, anzi a cuore, il nostro ospedale, che sappia riconoscere e apprezzare le diverse professionalità che hanno mostrato di “saperci fare” anche nell’emergenza sanitaria, che dia una sistemata alla struttura ospedaliera nel senso della sicurezza e dell’operatività, ma che intanto metta mano all’ospedale nuovo perché anche quello non può aspettare.
Chiare e precise alcune parole che ha detto in aula in risposta alle obiezioni di alcuni commissari di opposizione: “Se ci sono dati e circostanze io mi confronto con qualsiasi commissione, se il confronto lo dobbiamo fare sulla carta stampata, ritengo non sia il modo giusto per affrontare il tema della salute pubblica”.
a/f