La campagna referendaria volge al termine.

L’Esecutivo, la maggioranza, il comitato del No e la stampa governativa proseguono con la loro grottesca crociata contro ciò che ormai è evidente a tutte le persone di buon senso: l’attuale legge elettorale è inadeguata ad uno scacchiere politico inequivocabilmente multipolare.
Una legge elettorale sostanzialmente maggioritaria come quella attuale non garantisce governabilità: per governare un Paese, specie in un momento di forte crisi, non basta una maggioranza parlamentare, soprattutto se tale maggioranza non rispecchia le reali aspirazioni e sensibilità politiche della cittadinanza. È il caso della coalizione Adesso.SM: pur godendo di una solida potenza numerica in aula, di fatto, è paralizzata perché fuori dal Palazzo è un’infima minoranza. E lo è stata sin dal giorno del suo insediamento.
La disastrosa esperienza di questo governo, ormai al termine, dimostra che una reale governabilità può e deve essere garantita dalla capacità dei partiti e dei movimenti di trovare compromessi fra le istanze da loro rappresentate: in una parola, serve tornare a fare politica.
Chiamare “ballottino” un compromesso politico, come vuole la propaganda governativa, significa affermare che ogni singolo governo di questo Paese succedutosi dalla caduta del fascismo al 2008 sono stati frutto di chissà quali notturni patti scellerati.
Parlare di “ballottini” equivale a spostare la pratica politica dalla sottile linea che separa idealismo e pragmatismo alla periferia dell’intelligenza dove si svolge una gara di rutti fra tifoserie avverse.
Votare SÌ significa iniziare un percorso di riavvicinamento al sistema proporzionale, il sistema dove chi prende il 30% dei voti occupa il 30% dei seggi, e non il 55% come accade attualmente.
Votare SÌ significa dire che 1 voto vale 1, sempre e comunque, anche se è dato ad una lista che non risulta maggioritaria.
Votare SÌ significa affermare forte e chiaro che i 6.100 voti di Adesso.SM sono meno dei 12.600 delle forze di opposizione: sembra lapalissiano, ma neppure l’evidenza numerica può nulla contro l’arroganza del governo.
Votare SÌ significa porre le basi per una politica che cerchi il consenso con gli ideali e le proposte concrete, e non gettando fango sull’avversario.
Votare SÌ significa dare uno schiaffo morale a chi dell’arte di governo ha fatto un dispotico esercizio di comando.
Votare SÌ significa dimostrare che la cittadinanza non rimane inerme di fronte a questa deriva autoritaria in cui le azioni legali sono utilizzate in maniera pretestuosa per annichilire il nemico; in cui non è più la legge civile a regolare i rapporti, ma solo gli appetiti bestiali e la prepotenza dei ricchi banditi finanziari che spadroneggiano impuniti in Repubblica.
Giovanni M. Zonzini