Fotovoltaico, eolico e idrogeno… Ecco, alla luce della recente relazione del governo nell’ultimo Consiglio Grande e Generale, su cosa intende puntare la Repubblica di San Marino per conquistare la sua autonomia energetica. Una autonomia energetica che, quindi, non arriverà mai! Più che un piano vero e proprio, sembra una “supercazzola” degna del miglior Antani…
Ben inteso, il fotovoltaico è una realtà già importante e capace -anche sul Titano- di determinare una produzione energetica rilevantge qualora sviluppato a dovere. Ma questo sistema, ottimo per le famiglie, anche alla luce del pesante calo dei costi di acquisto dei pannelli solari e della loro installazione, da solo non può determinare l’autonomia energetica di un Paese, se non a fronte di inimmaginabili investimenti nell’accumulazione dell’energia.
Infatti, se è vero che nei mesi estivi la produzione di elettricità è alta e spesso vicina al picco massimo dell’impianto, nei mesi invernali questa va a ridimensionarsi pesantemente. Quante batterie servirebbero per garantire l’accumulo della richiesta invernale? E quanti milioni e milioni costerebbe installarle?
Quindi, se il fotovoltaico -specie oggi quando i costi di installazione si sono ridotti di oltre il 60% rispetto qualche anno fa) è un ottimo investimento per la famiglia sammarinese (che può beneficiare peraltro di uno scambio sul posto remunerato 1 a 1 rispetto al costo dell’energia acquistata) non sembra essere il mezzo capace da solo di garantire una autonomia energetica per la Repubblica, neppure tappezzando teoricamente di pannelli tutti i 64 chilometri quadrati del territorio.
Men che meno potrebbe esserlo l’idrogeno. Infatti, per produrre un Kg di idrogeno -che ci fornisce circa 33 Kwh di energia- sono necessari da 45 a 65 Kwh di energia (in base al metodo), oltre a 9 litri d’acqua. Facile comprendere come sia -con le tecnologie attualmente disponibili- economicamente sconveniente utilizzare l’idrogeno sia some fonte energetica che come “accumulatore”, visto che la dispersione nella ricarica di una batteria non supera il 10% dell’energia immessa.
Discorso più complesso sull’eolico. E, prima di cimentarci nell’analisi vera e propria, è necessaria una piccola premessa tecnica, ricordando -anche se è superfluo- che per produrre energia le “pale” eoliche devono girare e, per farle girare, è necessario il vento.
Ci sono tre tipi di pale eoliche:
– le classiche, quelle enormi a tre pale per intenderci;
– le minieoliche domestiche ad asse orizzontale, una sorta di “classiche” ma molto più piccole;
– le minieoliche domestiche ad asse verticale, dove le pale sono parallele all’asse
Ognuna di queste rende il massimo ad una particolare velocità del vento che, su gran parte del territorio sammarinese, registra una velocità media nel corso dell’anno fra i 5 ed i 6 metri a secondo (Serravalle-Dogana fra 4 e 5ms; confine con comune di Montegrimano Terme fra 6 e 7ms; resto del territorio fra 5 e 6ms) secondo i dati dell’Atlante Eolico.
Una velocità media, anche nel territorio più ventoso, insufficiente per rendere conveniente l’installazione delle pale eoliche classiche (quelle enormi), visto che il loro “cut-in”, ovvero il vento minimo perchè possano girare, è di 9ms. Non idonee neppure le minieoliche domestiche ad asse orizzontale, sia per la necessità di installarle ad altezze di almeno una decina di metri (l’impatto ambientale sarebbe importante), mentre le condizioni del territorio sammarinese sembrerebbero ottimali per il minieolico domestico ad asse orizzontale, il cui “cut-in” è con vento di un paio di metri al secondo e non necessitano di una installazione ad altezze importanti non essendo il loro rendimento eccessivamente influenzato dalle turbolenze determinate da alberi e muri. Anche in questo caso, però, l’impatto paesaggistico sarebbe importante.
In ogni caso anche quest’ultimo investimento appare conveniente per le famiglie, specie se abbinato ai pannelli solari. Con l’eolico e il fotovoltaico insieme, ed un piccolo accumulatore, una casa potrebbe essere autonoma sia in estate che in inverno e, tralasciando i concreti e certi vantaggi per l’ambiente, seppure i costi dell’energia siano oggi in calo (il Pun dell’elettricità italiano nel mese scorso si è attestato a meno di 0,12 euro a kwh), in pochi anni l’investimento è destinato ad essere ammortizzato.
Discorso diverso, invece, per un piano energetico nazionale. Fotovoltaico e minieolico non potranno mai produrre i 220 gigawattora annui del fabbisogno sammarinese di tutti i 365 giorni di un anno. Non è un caso che il fotovoltaico già presente arrivi si e no a coprire il 5% dello stesso fabbisogno. Se San Marino vuole realmente raggiungere l’autonomia energetica -e magari utilizzare proprio l’energia per attrarre nuove imprese economiche sul Titano- serve un governo coraggioso e lungimirante capace di mettere in campo progetti concretamente in grado di raggiungere l’obiettivo, come, ad esempio, un termovalorizzatore di ultima generazione che richiederebbe un investimento importante (quello di Cophenaghen è costato quasi 500 milioni di euro e può smaltire 400mila tonnellate di rifiuti che determinano un incasso di circa 90milioni di euro ogni anno) comunque ammortizzabile con gli introiti di smaltimento rifiuti ed energia prodotta in pochissimi anni.
Il resto, sono sterili chiacchiere, se non addirittura “supercazzole”…
Enrico Lazzari