Parla il Dottor Pietro Berti, condannato a quattro anni per molestie sessuali.
”La mia unica colpa è di essere troppo gentile con i pazienti. Ed invece hanno raccontato infamie contro di me”. Il Dottor Pietro Berti la perso la prima battaglia in Tribunale, ma non la forza di dimostrare la sua innocenza. Condannato in primo grado a quattro anni di carcere per molestie sessuali, l’ex Capitano Reggente ed esponente di spicco del Pdcs è pronto al ricorso in appello dopo la sentenza del commissario della legge. ”Un provvedimento assolutamente sproporzionato – prosegue Berti – Le mie visite sono state definite corrette dai colleghi che hanno eseguito le perizie. Il mio atteggiamento nei confronti dei pazienti. Il mio atteggiamento nei confronti dei pazienti, è sempre confidenziale ma non ho mai chiesto a nessuno di loro di spogliarsi o proposte sessuali. Il mio comportamento è stato sempre esemplare. ”
Allora perché queste donne l’accusano di molestie?
”Credo che abbiano drammatizzato la situazione. Una paziente mi ha anche contestato una manovra per sbloccare una contrattura cervicale. Per eseguire le mie visite faccio palpazione all’addome, alle ascelle e sopra il pube. Nessuna molestia, non sono mai stato morboso”
Lei è sotto processo in Italia con l’accusa di violenza sessuale aggravata nell’esercizio della professione medica.
”I fatti risalgono all’agosto del 2006. Ero in vacanza a Catania, quando nel mio hotel arrivò una ragazza che voleva farsi visitare per un Lupus (malattia cronica autoimmune ndr). Mi ha raccontato la sua storia, abbiamo preso un aperitivo in terrazza e qualche giorno l’ho visitata nello studio di un mio collega. C’erano 40 gradi, era in mutandine e reggiseno e con lei c’era una sua amica. Dopo la visita mi hanno riaccompagnato in auto nel mio albergo. La ragazza si è ripresentata una terza volta e mi hanno aggredito, dicendo che avevo sbagliato tutto. Dopo sei mesi mi hanno accusato di molestie. Una ricostruzione del tutto fantasiosa”.
Il tribunale sammarinese però ha accolto le richieste del procuratore del fisco.
”Ho paura che a San Marino si sia innescato un meccanismo iper giustizialista. Il mio avvocato ha confutato ogni accusa. Non c’è nessuna prova documentale”.
Lei è finito in carcere: cosa ricorda dei suoi 37 giorni trascorsi ai Cappuccini?
”E’ stato un momento di riflessione. Ho pensato che non era possibile mettere in galera senza prove. Mi hanno incarcerato di aver abusato di una ragazza diversamente abile. La diretta interessata e i genitori sia in istruttoria che in dibattimento sono cadute dalle nuvole confermando che questo evento non è mai esistito”.
Lei è stato anche sospeso dalla professione. Che cosa ha fatto in questi mesi?
”Ho continuato ad esercitare in Italia: sono specialista in medicina interna e sono stato allievo del prof. Miescher, uno degli immunologi più importanti. In questi mesi mi sono dedicato anche alla mia difesa.”
Il suo avvocato ha già annunciato il ricorso.
”Volevamo presentarlo subito dopo la sentenza. Ma ci sono tempi tecnici da rispettare. Ho ancora fiducia che la verità venga a galla e sono convinto che ce la faremo”.
Come ha vissuto questa situazione la sua famiglia?
”E chiaro che vicende come questa possono avere delle ripercussioni. E’ stato difficile gestire questi mesi, ma ho spiegato a mia moglie (Mariella Mularoni consigliere PDCS ndr) e alla mie due figlie come stanno realmente le cose. Sono in pace con la mia coscienza.
Il Resto del Carlino