I servizi sanitari erogati ai cittadini fanno acqua da tutte le parti e gli utenti sono pesantemente insoddisfatti, per non dire addirittura arrabbiati o esasperati dai disservizi e dalle problematiche incontrate? Nessun problema… O, meglio, nessun problema per i tre membri del Comitato Esecutivo Iss, visto che questa condizione non preclude il loro “premio produzione”, che incassano regolarmente come se tutto fosse perfetto, o quasi.
Ma attenzione, non “spariamo” sull’obiettivo sbagliato, perchè è ben inteso che nessuna colpa o responsabilità diretta può essere ascritta ai tre membri attuali del Comitato Esecutivo, che ricevono dal governo dei target di carattere puramente economico e percepiscono, poi, legittimamente, premi in denaro in rapporto alla percentuale degli obiettivi centrati.
Il problema, come evidenziato nel recente dibattito della riunione della Commissione Finanze, è tutto in chi, questi target, li ha definiti, ovvero il governo, nel caso specifico, si presume, dopo un confronto con l’ex Direttore Generale Alessandra Bruschi. Ben poche responsabilità sembrano avere i dirigenti attuali, dal Dg Bevere ai direttori Rabini e Bevere, che questi obiettivi li hanno ereditati dalla -chiamiamola- gestione-Bruschi.
Ma dove era, vien però da chiedersi, quando questi canoni venivano definiti, il vertice della Segreteria di Stato alla Sanità? Dove era, infatti, il Segretario di Stato Roberto Ciavatta quando questi target venivano definiti? Non era, secondo lui e secondo i tecnici della sua Segreteria di Stato, il caso di mediare con il collega alle Finanze, Marco Gatti -che il suo sembra averlo fatto-, dei target che collegassero gli obiettivi di contenimento della spesa in maniera ineludibile alla qualità ed efficienza dl servizio? Non è forse lui, Il Ministro Ciavatta, il massimo responsabile della qualità del servizio fornito dall’Iss ai cittadini?
O, forse, è la normativa regolante la specifica disposizione dei premi produzione Iss a prevedere canoni esclusivamente economici? In tal caso, vista l’inaccettabilità almeno morale di assegnare dei premi produzione a dei dirigenti di un settore che è balzato frequentemente alle cronache per i disservizi, anche in comparti semplicissimi da gestire come un call-center, questa norma va immediatamente modificata.
Con che coraggio, infatti, il Segretario di Stato alla Sanità può oggi presentarsi di fronte ad un sammarinese che, ad esempio, si ritrova invischiato in una lista infinita nell’attesa di effettuare un esame a lui necessario, ritrovandosi praticamente costretto -dopo aver pagato le tasse, quindi finanziato i premi produzione ai dirigenti Iss- a mettere mano al portafogli e ricorrere alla sanità privata per poter effettuare l’esame in tempi accettabili? Come può sentirsi questo sventurato cittadino sapendo che le sue tasse non sono state destinate alla ricerca di uno standard accettabile di servizio ma a premiare chi, quella lista interminabile, l’ha determinata con le sue scelte e le sue politiche? Come può sentirsi se quella lista è diventata infinita proprio grazie ad un taglio disposto dal Comitato Esecutivo Iss che ha permesso di centrare uno degli obiettivi che hanno poi attivato il “bonus” economico agli stessi dirigenti?
Se scorriamo le cronache o le bachece Facebook dei sammarinesi, i disservizi Iss denunciati dai cittadini sono innumerevoli e ciò impone una profonda riflessione, in primis in seno al governo, affinchè si possa rimediare al più presto cambiando le norme se l’incongruenza è determinata da queste, o cambiando il Ministro della Sanità se l’incongruenza è imputabile a una sua distrazione o disinteresse.
Ovviamente, sotto processo, oggi, non sono i “premi produzione” in sé, incentivo legittimo ed efficace, ma il loro utilizzo e gli obiettivi che li attivano. Il principio, del resto, è più che sensato e appare un ottimo stimolo per responsabilizzare gli amministratori pubblici. Certo, in quest’epoca di restrizioni e sacrifici richiesti ai cittadini, se ne devono ridiscutere i termini e gli importi, con la priorità di evitare -come sta accadendo oggi- la distribuzione degli stessi in settori che vedono gli utenti pesantemente insoddisfatti.
La base è comunque valida, ma va totalmente riorganizzata e ridefinita. Oggi, infatti, restando nel comparto ISS, i dirigenti hanno un “montepremi” totale pari al 25% della loro retribuzione che si trasforma in premio sulla base della percentuale dei target centrati. Ad esempio se la retribuzione del Direttore generale fosse di 100mila euro annui, con il 100% dei target centrati questi prenderebbe un premio produzione pari a 25.000€; con il 50% degli obiettivi centrati, invece, lo percepirebbe di 12.500€…
Quindi, oggi:
– Il Governo (nel caso specifico si presume dopo un confronto con il direttore generale di allora, la dott.ssa Alessandra Bruschi) assegna dei target al Comitato Esecutivo
– Il Comitato Esecutivo, dopo un confronto con i dirigenti delle stesse Unità, assegna dei target alle singole Unità Organizzative Complesse.
L’anomalia attuale, ovvero premi assegnati ai membri del Comitato Esecutivo Iss con l’utenza pesantemente insoddisfatta del servizio ricevuto, almeno in alcuni comparti e specificità dello stesso, deriverebbe quindi dai canoni di valutazione disposti nei target forniti dal Governo al Comitato Esecutivo in accordo con l’ex Dg Bruschi. Obiettivi totalmente avulsi dalla qualità del servizio, ma attinenti esclusivamente a canoni economici e amministrativi.
Ciò, conseguentemente, ha portato -si presume- ad uno sbilanciamento importante anche nella definizione dei canoni di valutazione, dei target che il Comitato Esecutivo va poi ad assegnare alle Unità Organizzative Complesse. Canoni che anteporranno le esigenze economico-amministrative alla qualità del servizio arrivando a pressochè ignorare la soddisfazione dell’utenza che, invece, dovrebbe essere una condizione decisiva, imprescindibile nella definizione e nel conferimento di ogni premio a vantaggio dei dirigenti pubblici.
La questione, non nascondiamolo, è complessa e, se a livello teorico, appare sensato legare target economico-amministrativi a canoni di qualità del servizio, l’applicazione nel concreto di questa teoria non è semplice. Ma neppure impossibile.
Si rianalizzino immediatamente i target 2022 definiti per il Comitato Esecutivo, trovando il giusto equilibrio fra la qualità del servizio e la razionalizzazione dei costi, affinchè non ci si ritrovi l’anno prossimo -con i cittadini già alle prese con l’aumento IGR e con la riforma pensionistica, con sacrifici concreti e non più annunciati- in una situazione come quella attuale, che vedrebbe lavoratori di serie B, quelli a cui vengono richiesti sacrifici e più tasse, e lavoratori di serie A, premiati con migliaia di euro extra nonostante la non eccellente qualità del servizio fornito ai cittadini dall’ente che guidano.
Enrico Lazzari