San Marino. PIU’ TRASPARENZA SUL COME E CHI HA INDEBITATO IL PAESE … di Libero Barulli

Libero Barulli

In base al rapporto del Fondo Monetario il debito pubblico di San Marino nel 2019 ha raggiunto la cifra di un miliardo e duecentotrenta milioni di euro.

Una enormità che equivale all’ 85,85 del PIL, ma pesa come un 100% se defalchiamo il PIL in uscita.

Di questi 32% sono debito pubblico (460 milioni), e 53,8% debito pubblico,incluso perdite Cassa di Risparmio e crediti di imposta (770 milioni).

Se consideriamo che nel debito pubblico ci sono oneri sostenuti, nei vari anni per ricapitalizzazioni Carisp e mancate entrate per crediti di imposta, il debito è generato in modo preponderante dal settore bancario è quindi da asset fuori del bilancio dello Stato.

L’importo piu elevato è da attribuire alla Cassa di Risparmio. Mentre, circa 300 milioni, è attribuibile ai crediti di imposta. Quindi sarebbe bene analizzare cosa è successo con Cassa di Risparmio-Delta, chi c’era ai vertici oltre all’Amministratore Delegato, chi era al Governo quando è successo, cosa ha compromesso il salvataggio di Delta nel 2010 e per quali ragioni e perchè si è protratta la situazione sino a oggi? Qualcuno è stato chiamato a rispondere? Nel 2012 l’allora Segretario delle finanze rassicurava che la ricapitalizzazione di Carisp non avrebbe modificato il bilancio. Qualcun’altro pomposamente dichiarava che nel 2014 il bilancio di Carisp sarebbe andato in pareggio.

Nel 2016 il Fondo Monetario scriveva nella sua relazione che “la qualità delle attività di Carisp è estremamente scarsa essendo il 79% dei crediti della banca dubbi. Inoltre solo il 23% dei crediti dubbi è coperto da riserve”. Cassa di risparmio non aveva crediti dubbi solo per Delta ma anche per debitori interni; cosa si sta facendo per recuperarli?

Veniamo ai crediti di imposta concessi a fronte di debiti accumulati, in molti casi, per prestiti senza garanzie: leggerezza e avventatezza nel concedere i prestiti, leggerezza e avventatezza nel riconoscere i crediti di imposta.

Sono stati assunti impegni di crediti di imposta senza premunirsi minimamente di controllare il saldo tra attivi e passivi. In un caso nel giro di poco tempo la cifra è più che triplicata (da 30 a oltre 100 milioni).

O non è solo leggerezza e avventatezza?

Nella nostra Repubblica per anni, stando alle cronache giudiziarie, è esistita una organizzazione criminale che grazie alla presenza dei sui membri nel mondo istituzionale, finanziario, imprenditoriale è stata in grado di mantenere ed espandere il proprio potere influenzando la politica e l’ economia del paese a discapito della collettività.

Ma l’assurdo è che chi governava chiedeva sacrifici ai cittadini (due patrimoniali, nonostante la promessa che la prima sarebbe stata l’unica) per tenere in equilibrio il bilancio dello Stato, ma poi non si accorgeva o gli faceva comodo, che il sistema bancario fungesse da bancomat e accumulasse una voragine di debiti;dare ai furbetti e togliere ai cittadini e indebitare il paese. Bel modo di concepire la politica della redistribuzione della richezza.

Sembra che non ci sia consapevolezza di tutto ciò e delle conseguenze che comporterà il prestito estero, con cui forse si vuol far credere che tutti i problemi spariranno,magari mettendo un velo sul passato. In Consiglio sembra che alleggi un’ atmosfera tipica di un motivetto napoletano: chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdiamoce il passato…

Invece non può essere così perchè i 1230 milioni di euro di debito non sono frutto di fatalità.

San Marino 29 giugno 2020

Libero Barulli