Ormai è una questione di giorni ma la decisione della magistratura sammarinese dovrebbe ormai essere imminente. L’interrogatorio dell’ex segretario di Stato avvenuto nella giornata di mercoledì, dopo le nuove accuse contenute in una ulteriore ordinanza, non sembra aver chiarito agli inquirenti (coordinati dal dottor Alberto Buriani) nessuno degli aspetti contenuti nel complesso provvedimento. Claudio Podeschi continua a negare gli addebiti e per quanto riguarda uno degli aspetti più inquietanti contenuti nell’ordinanza, il commercio di urea (un fertilizzante usato anche per costruire ordigni esplosivi), l’ex segretario ha ammesso che è stata portata a termine solo una transazione con una società cinese, effettuata a Bangkok. Ma di non sapere nulla della destinazione di questo prodotto. Anche di un’altra branca del commercio della coppia, oro e diamanti, descritta nell’ordinanza, Podeschi avrebbe affermato che nulla era andato a buon fine, e che anche dei traferimenti di fondi di dubbia origine sul conto intestato alla Fondazione per la promozione economica e finanziaria non sapeva proprio niente. Mentre rifiuta categoricamente la sottolineatura che la sua non era una figura politica rilevante: l’ex segretario avrebbe, invece, ribadito di essere uno dei più attivi. Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Biljana Baruca, la quale avrebbe ribadito che qualunque cosa lei avesse detto non sarebbe stata creduta. La scelta della donna potrebbe essere stata dettata dalla strategia di non cadere in contraddizione con quanto affermato da Claudio Podeschi. Intanto il collegio legale dei due indagati, formato da Massimliano Annetta e Stefano Pagliai, ha depositato il ricorso contro l’ultima ordinanza di carcerazione con la richiesta ai magistrati di procedere con l’archiviazione o con il rinvio a giudizio, «sulla base di quanto previsto dichiara l’avvocato Pagliai dalle norme sul giusto processo». I legali continuano a lamentare l’impossibilità di vedere tutte le carte dell’indagine. Podeschi e la compagna sono in carcere ormai da nove mesi. L’impianto accusatorio della magistratura sostiene che la coppia fosse uno dei perni sul quale ruotava un’associazione criminale il cui scopo era quello di occultare e reinvestire i fondi elargiti da imprenditori, che non esitano a definire vere e proprie tangenti, dovuti per far funzionare praticamente qualsiasi tipo di attività nella repubblica sammarinese. Il Resto del Carlino
