Le due ex Consigliere di Rete lasciano la maggioranza sbattendo la porta. Tutti i giornali rilanciano la notizia, ma il fatto non è poi una grande novità perché in maggioranza, praticamente, ci sono state solo formalmente. “La maggioranza non esiste più. La crisi è aperta da tempo. La maggioranza litiga su tutto tutti i giorni” queste le motivazioni, del resto facilmente confutabili perché se la maggioranza non esistesse più, ci sarebbe stata la crisi di governo e si sarebbe già andati alle elezioni.
Più veritiera, indubbiamente, l’analisi di Augusto Casali nella sua rubrica settimanale L’Astrolabio, dove parla di fuoco sotto la cenere, riproponendo a modo suo il famoso “panta rei” eracliteo (tutto scorre). Oppure, il vecchio detto popolare: l’acqua cheta fa scorrere i fossi.
Nulla di cui stupirsi: una politica ferma, sempre uguale a se stessa, in un contesto sociale, economico e geopolitico che è in continua, problematica evoluzione, sarebbe ben più condannabile. Infatti, se è vero che un litigio può rappresentare un momento fisiologico di cambiamento all’interno di una relazione di coppia, altrettanto può avvenire in relazioni più complesse come sono quelle politiche. L’importante è saper gestire le controversie e, da quanto appare, se qualche risultato c’è stato con questa maggioranza, ciò è sempre avvenuto dietro a forti discussioni.
In questo contesto si può collocare il movimentismo di cui un po’ tutti parlano: rendez-vous tra esponenti delle diverse fazioni, cene clandestine (vanno sempre di moda, sia vere che presunte), abboccamenti tra nemici storici (non avversari), comunicati congiunti, ordini del giorno condivisi. Oppure l’esatto contrario: comunicati disgiunti e ordini del giorno discordanti. Ma siamo ancora alla tattica.
Ormai appare chiaro che il prossimo quadro politico sarà diverso da quello attuale per cui ognuno lavora a costruirsi un possibile percorso. E forse non è più così vero che la prossima maggioranza vedrà sicuramente la presenza della DC. Più si va avanti, più il PDCS assomiglia ai 5S della passata legislatura italiana: tantissimi numeri in Parlamento, coi quali comunque bisogna fare i conti, ma sempre meno gradimento nel Paese per via delle mille frammentazioni interne che stanno indebolendo la sua forza propulsiva, oltre alle mancate promesse in termini di riforme e di obiettivi programmatici che stentano a vedere la luce. Vedi la riforma fiscale, il PRG, la riforma del lavoro che è stata rimandata in tutti gli aspetti sostanziali, gli interventi strutturali e infrastrutturali rimasti alle enunciazioni (a parte le rotonde).
È ovvio che la debolezza della DC indebolisce tutta la maggioranza, che poi comunque trova la quadra e va avanti. Vedi la riforma delle pensioni, che alla fine è riuscita a trovare contenuti condivisi: ma ci sono volute più riunioni di quante se ne siano fatte per tutti gli altri argomenti messi insieme.
Ed è ovvio che le forze in campo stiano giocando su schema libero, senza strombazzare a destra e a manca i loro obiettivi. Quanto emerge dalle posizioni assunte in Consiglio e dai vari comunicati (Libera ne manda tutti i giorni), la situazione appare ancora molto fluida. Repubblica Futura, per il fatto che continua sempre a difendere il vecchio schema confuortiano e i suoi vari protagonisti, appare piuttosto isolata, fatta eccezione per il recente avvicinamento di Grazia Zafferani, cioè Demos. Se il rapporto verrà consolidato o meno, è troppo presto per dirlo. Anche Libera appare abbastanza isolata, nonostante il recente proclama del suo ritrovato segretario che indica il suo partito come l’unico di “area riformista e progressista, capace di accogliere le istanze e le preoccupazioni di cittadini, famiglie, forze sociali ed imprese con l’obiettivo di costruire un’alternativa credibile all’attuale Esecutivo”. Ergo, il resto è solo un’accozzaglia.
Frase quanto meno avventata, che non aiuta certo e costruire il dialogo con la reunion socialista che vede una gran parte di sinistra lavorarci da tempo. È vero che ci sono molti “dinosauri”, ma c’è anche molto minore scompostezza e arroganza. Del resto, la scarsissima performance fornita da Libera e da Repubblica Futura durante la loro esperienza di governo, non depone certo a loro favore. La politica dei continui attacchi personali e gli slogan populisti, costruiscono ben poco di solido e ben presto vanno a nausea.
Su tutto il resto, si sa poco o niente anche se è facilmente intuibile che ogni forza politica stia alimentando il fuoco “sotto la cenere”. Appare evidente (nonostante le opinioni divergenti) lo sforzo di portare a casa dei risultati tangibili e di correggere le tantissime storture ereditate dalla passata legislatura. Del resto, la necessità di un cambio di paradigma è ormai ineludibile in termini di cultura politica, di senso dello Stato e di buon senso in generale. La forza dei numeri della coalizione di maggioranza, quantunque un po’ indebolita, lascia comunque spazio e tempo di manovra a quanti (pochi, al momento) hanno capito questo concetto fondamentale. Se i fatti ci saranno, saranno in grado di parlare da soli. Senza necessità di tante analisi e interpretazioni. Ben sapendo che anche “il non fatto” ha un suo grande valore.
a/f