
Ma, oltre spendere e spandere risorse economiche delle casse pubbliche dell’Istituto della Sicurezza Sociale, come si sta muovendo nella risoluzione di criticità croniche del sistema sanitario la “coppia” Roberto Ciavatta, Segretario di Stato alla Sanità, e Francesco Bevere, Direttore Generale dell’ISS? Generandone continuamente di nuove, verrebbe da dire vista l’esperienza del Centro Operativo Territoriale (COT), promossi quasi a pieni voti dal Governo, per bocca del portavoce Teodoro Lonfernini, in una recentissima conferenza stampa del Congresso di Stato -quindi da un “palco” ufficiale- ma oggetto di una raccolta di firme mirata alla sua abrogazione che, nonostante sia stato promosso da un partito politico, Libera, sarebbe stato capace di raccogliere l’adesione, la sottoscrizione di circa 3.000 cittadini sammarinesi maggiorenni e residenti in territorio. Una enormità!
Così, mentre si spendono 3.200.000 di euro per l’acquisto e la posa in opera del nuovo e innovativo robot chirurgico, fra l’altro costato oltre 160.000 euro di “gestione” nei suoi primi due mesi di attività (leggi qui); mentre si istituiscono organismi -secondo me, ma anche secondo non pochi operatori ISS- non essenziali come, ad esempio, il Nucleo di Valutazione (leggi qui), il Comitato Scientifico, il Centro Epidemiologico; e mentre si determina l’aggravio economico introducendo due nuovi compensi per altrettanti direttori dei dipartimenti sanitari (quello Prevenzione e quello Socio-Sanitario), per un aggravio di spesa annuo di circa 350.000 euro (leggi qui)…
Mentre -dicevo- si spendono e spandono soldi pubblici come se non ci fosse un domani, non si fa un solo passo avanti nella risoluzione della maggiore criticità, della più pesante palla al piede che compromette la qualità e la continuità del servizio sanitario garantito all’utenza: il superamento, cioè, di quella penalizzazione previdenziale importante che impedisce a luminari e semplici medici italiani a salire sul Titano per lavorare continuativamente all’interno della sanità pubblica sammarinese. Anzi, un gap che non solo rende difficilissimo, se non impossibile, potenziare la sanità pubblica, ma determina una continua fuga dello stesso personale sanitario verso la sanità italiana.
Infatti, superata durante l’emergenza Covid la norma che prevedeva la sospensione dell’erogazione dell’assegno pensionistico qualora il pensionato svolgesse anche saltuarie attività professionali, è tuttora vigente il tetto massimo annuo, fissato se ben ricordo in circa 45mila euro. Un tetto che non è previsto nel sistema contributivo italiano che, pertanto, è quanto mai più appetibile di quello sammarinese per i medici che, conseguentemente, rifiutano sistematicamente ogni opportunità sammarinese.
Come si può mantenere a standard qualitativi di eccellenza senza poter contare sull’adeguato personale sanitario? Non si può… E, allora, è la domanda ovvia e successiva, perchè si spendono, ad esempio, milioni nel robot (che poi determina anche costi di gestione importanti) quando gli stessi interventi si potevano effettuare, quando necessario e forse in maggiore sicurezza per il paziente, in strutture italiane iperspecializzate e a costi annui totali minori, e non si destinano quelle risorse a superare uno degli ostacoli più pesanti per la crescita del servizio sanitario sammarinese, ovvero la cancellazione del tetto posto all’assegno pensionistico dei medici?
Certo, su tematiche delicate come questa il “principio” è importante. Ma i principi, in quanto tali, sono sempre moralmente validi, ma spesso determinano danni enormi quando concretamente applicati. E’ il caso di questo “tetto”, da cancellare al più presto per la “salute” della sanità pubblica sammarinese e la sicurezza dei suoi utenti.
Invece, fra chi gestisce la politica sanitaria e previdenziale, sembra non fregarne nulla a nessuno.
Intanto, il superamento dell’esclusiva di prestazione, ovvero il divieto di assumere altri incarichi, lavori o ruoli dei direttori dei dipartimenti sanitari, sta creando tensioni enormi sia internamente al Pdcs che fra Via delle Scalette e la “componente-Ciavatta” di Rete. Le controverse scelte, specie le ultime, fatte e concretizzate dal duo Ciavatta-Bevere, infatti, “goccia” dopo “goccia”, stanno facendo traboccare il celebre “vaso” della “pazienza” democristiana, sia verso il Segretario alla Sanità che verso una minoranza interna guidata -sembrerebbe- dal Segretario di Stato Lonfernini, sempre più “amico” -politicamente s’intende- del collega di Rete.
Una tensione crescente che presto, sempre che ciò non sia già accaduto nel segreto del Palazzo, potrebbe varcare nientemeno da soglia del Congresso di Stato e spaccarlo, dividerlo pesantemente su qualche atto o delibera in ambito sanitario… Sarebbe il primo passo concreto verso il punto di non ritorno: crisi e nuove elezioni. Vedremo…
Enrico Lazzari