”Chiarisco subito che non voterò positivamente a questa variante di Prg e non voterò positivamente a questa convenzione. Non lo farò perché sono un demagogo che dice di no a priori a tutto, non lo farò perché sono contrario all’ingresso in Repubblica di nuovi imprenditori, non lo farò perché mi diverto a vedere le file di disoccupati continuare ad aumentare. E’ bene chiarirlo, dato che qualcuno adombra sempre questi dubbi, nei confronti di chi non è d’accordo con questo modo di accogliere certi investimenti.
Non lo farò neppure perché non credo nella bontà del progetto imprenditoriale, non sta a me giudicarlo efficace o meno.
Il primo motivo, e forse il più importante, è che non ci sarebbe bisogno di fare varianti di Prg, e costruire altro cemento su terreni a parco, se San Marino non fosse ostaggio di pochi grandi proprietari immobiliari, alcuni veri e propri speculatori. Il Segretario ha detto durante il suo riferimento che i motivi per cui è saltato l’accordo con i proprietari del Queen Outlet è irrilevante, io credo sia vero il contrario. Anzi, credo che quei motivi dimostrino esattamente perché siamo costretti a continuare a cementificare, nonostante la mole di immobili vuoti da occupare e riqualificare. In molti lo hanno riconosciuto, anche in maggioranza, durante la discussione in prima lettura, e molti si sono detti a favore di una tassazione sui grandi patrimoni immobiliari sfitti che spinga a moderare le richieste spropositate dei proprietari di immobili industriali e commerciali, come detto spesso di scarsa qualità e da riqualificare, ma nessuno ancora ha fatto nulla. A parole tutti leoni, si dice… ma andare contro a simili centri di potere è un altro conto.
Il secondo motivo è che non è possibile che, nel 2015, le trattative con gli imprenditori che si approcciano a San Marino debbano essere portate avanti da un pool di Segretari di Stato, e non dagli uffici competenti. Preparare vestitini ad hoc fatti di deroghe alle leggi, contributi ed esenzioni multimilionarie e decennali, e modifiche della viabilità e di destinazione di terreni non va bene, per un solo semplice motivo. In questo modo si creano precedenti, che qualunque altro imprenditore che si affaccerà alla Repubblica e potrà PROMETTERE (non garantire) 70/100 posti di lavoro sammarinesi (perché di questo stiamo parlando) vorrà sfruttare. Per non parlare di quelli che sono già qui e ne occupano già oggi 200 o 300, di sammarinesi.
Avete approvato delle leggi ultra-incentivanti, che qualunque imprenditore sano di mente sfrutterebbe per venire a San Marino dalle regioni limitrofe, se il resto del sistema fosse così attrattivo.
Quelle leggi dovevano bastare, e se non potevano essere modellate su investimenti di questa portata, le leggi andavano aggiornate, prevedendo uguale trattamento per ogni investimento simile in tale settore. Invece no, pur di elemosinare qualche posto di lavoro (600, poi 400, ora come volevasi dimostrare sono già scesi a 200, di cui sammarinesi non si sa, presumibilmente al massimo un centinaio) e poter fare un bel titolone di giornale in cui si dice che il Governo sta creando posti di lavoro, avete iniziato a derogare anche alle vostre leggi appena approvate.
E qui è la terza critica al metodo: una vicenda con un impatto potenziale enorme, sia sul territorio, che sul comparto commerciale, che sui conti pubblici, è stata trattata a botte di titoloni sui giornali, invece che approfondita con la cittadinanza (con un business plan in mano) tramite serate approfondite dopo che la convenzione è stata firmata, non prima, con la scusa dei tempi stretti.
Anche la garanzia di una compensazione per i terreni cementificati non è fondata, cambierà destinazione d’uso un calanco non cementificato che voi stessi avevate modificato sul Prg, e ancora non sappiamo se costruirete il PST su un’area da riqualificare o su un terreno vergine come era Ca’Montanaro. Evidentemente abbiamo idee molto diverse sul concetto di compensazione.
Entro nel dettaglio:
La prima cosa che salta all’occhio è che questo progetto, portato avanti da N aziende Partecipanti (non si capisce neppure il numero) che però saranno considerati UNA UNICA SOCIETA’ (Art. 4), potrà godere di incentivi fiscali che si sommano al credito agevolato, usando lo stratagemma dei due progetti per ogni fase. Il cumulo di questi incentivi non è previsto dalla legge, ovviamente. In questo caso invece si dice che sarà possibile farlo, quindi qui troviamo la prima deroga alla legge.
Non stiamo parlando di bruscolini, ma di milioni e milioni di €. Solo per il credito agevolato, a seconda dei tassi di interesse che saranno concordati, stiamo parlando di più di 2 milioni di € all’anno. Il reddito non imponibile, con un’altra deroga, è fissato all’80% e il periodo è prolungato a 7 anni (che presumibilmente partiranno all’apertura delle porte del Centro, una volta terminate le perdite. Anche qui infatti è stata posticipata la possibilità di richiedere l’accesso ai benefici da 2 a 4 anni). Per 10 anni circa, quindi, il Polo del Lusso praticamente non pagherà 1€ di tasse sul reddito, e lo farà in barba ai requisiti occupazionali previsti nella legge IGR (fra cui c’è il 50% di lavoratori sammarinesi e il non aver effettuato licenziamenti collettivi e/o riduzioni del personale) dato che si deroga anche a quello dicendo che “i requisiti occupazionali sono inderogabilmente soddisfatti”.
Il limite per il credito agevolato si impenna invece da 500.000€ a 65 milioni di €. Qui stiamo parlando di una vera e propria uscita, di un importo pari a 130 volte quello che era stato previsto nella legge a tutela delle casse dello Stato. Come se non fosse già abbastanza, si deroga anche sulla percentuale che slitta dal 70% all’80% di interessi pagati dallo Stato, e sulla durata, 7 anni invece che 5 come nella maggior parte dei casi previsti dal decreto 93/2013. In base alla percentuale che gli investitori riusciranno a spuntare con i finanziatori, stiamo parlando di cifre intorno ai 2 milioni, 2 milioni e mezzo di € all’anno. C’è però una clausola di salvaguardia che prevede che il credito venga erogato solo se l’importo delle imposte pagate sia sufficiente a coprire tale somma, ma che non vale per i primi due anni.
A tutto questo si somma l’esenzione totale degli oneri di concessione. Il Segretario ha parlato di 2 milioni di €, a noi l’Ufficio Urbanistica ha parlato di 208€/mq per area commerciale a cui si somma il valore che lo Stato perde permutando, se non erro, terreni a servizi con i terreni a parco necessari per la realizzazione della viabilità. A fronte di questa esenzione e della permuta, lo Stato ottiene un parcheggio da 200 posti, adiacente alla Centrale Elettrica. Il senso, ci ha spiegato il Segretario, è monetizzare un domani quei posti auto grazie all’insediamento di altre attività commerciali, che non possono avere posti auto in quanto in tutta la zona di Rovereta non sono presenti spazi adeguati per realizzarne. Non sarebbe possibile pensare di chiedere agli imprenditori che arrivano di riqualificare l’area, buttando giù i capannoni SENZA PARCHEGGI, quindi ci servono altri parcheggi fuori da quell’area. Non so sinceramente a chi possano fare gola parcheggi di fronte al Polo del Lusso, lontano dai capannoni, a meno che non si pensi un domani di cementificare anche la rimanente area a Parco rimasta sotto il Colorificio. Non so neanche a cosa possa servire una nuova bretella all’area di Rovereta, come ha sottolineato il Segretario, dato che c’è già uno svincolo comodissimo, ma tant’è.
Al rimborso dei costi della viabilità, alle imposte non riscosse e al credito agevolato che restituisce anche quel poco di imposte che saranno versate, si sommeranno, ovviamente, le agevolazioni, in questo caso senza deroghe, che i Codici Operatore dei singoli affittuari potranno richiedere, in quanto nuove imprese. Fra cui, ovviamente, rientreranno tutte quelle della legge IGR ma anche il Credito Agevolato, che si stratificherebbe a quello già concordato con la casa madre Luxury Dep. Store.
E’ evidente, quindi, che l’investimento diretto e indiretto dello Stato in questo affare privato è enorme. E a fronte di questo enorme investimento, qualcuno l’ha già chiamata scommessa, lo Stato cosa ottiene?
OTTIENE OCCUPAZIONE PER I SUOI 1500, 1900, ORMAI NON SI CAPISCE PIU’ QUANTI DISOCCUPATI? Si, boh, forse. Certo è che questa convenzione bypassa completamente tutte le norme di salvaguardia relative all’erogazione degli incentivi contenuti nella legge IGR e nel decreto 93 sul Credito Agevolato, quali l’assunzione di almeno il 50% di personale sammarinese e il decadimento a fronte di licenziamenti collettivi o riduzione del personale. Quello che lo Stato ottiene è la promessa di assumere ANCHE personale sammarinese, tolti i dirigenti che ovviamente saranno di fiducia dell’azienda. Ma come lunedì mattina ci è stato confermato nell’incontro con la Segreteria, la maggior parte delle assunzioni saranno effettuate dai singoli affittuari, non dalle Aziende dei Borletti. E al comma 3 dell’art.9 si specifica “ferme restando le esigenze di assunzione di personale specializzato non sammarinese da parte dei predetti affittuari, in particolare nei primi anni di avvio dell’attività”. E’ evidente quindi che non abbiamo nessuna garanzia sull’assunzione di sammarinesi, ma solo una mezza dichiarazione di intenti.
OTTIENE IN CAMBIO OPERE PUBBLICHE GRATUITE, OPPURE COMPENSAZIONI VANTAGGIOSE CON TERRENI DI VALORE? No, niente di tutto questo. Solo una nuova viabilità interna, utile solo allo stesso Polo del Lusso, una nuova bretella con la superstrada, che in ogni caso pagherà lo Stato di San Marino, e un parcheggio da 200 posti, sulla cui utilità per la collettività io perlomeno ho molti dubbi.
OTTIENE ENTRATE MONOFASE? Si. Su questo punto, nonostante alcune riflessioni che ho sentito e letto nei giorni scorsi, non ci sono deroghe, gli esercizi commerciali dovrebbero pagare il 17% di monofase. Ma la monofase la pagano anche quelle attività che si trovano fuori dall’outlet, e che prevedibilmente subiranno quest’apertura. Già, perché la monofase dipende dalle vendite. La vendita è un rischio di impresa dell’imprenditore, che si traduce in questo caso in un rischio di impresa anche per lo Stato, rappresentando di fatto l’unica speranza di entrate che la parte pubblica può avere per almeno 10 anni. E’ normale che lo Stato si assuma un rischio di impresa simile a fronte di così poche garanzie, solo sulla fiducia di un gruppo imprenditoriale seppur affermato? Ricordo che avete anche abrogato il comma 7 dell’art.63 della legge IGR, quindi ad oggi non si prevede più nessuna garanzia in favore dello Stato quando vengono erogati gli incentivi.
Io dico che non è tanto normale. Dico che uno Stato come il nostro, con le condizioni dei nostri conti pubblici, deve avere delle regole chiare e valide per tutti, perché non può permettersi di cucire vestiti su misura a tutti quelli che arrivano. Dico che uno Stato come il nostro non può lasciare il proprio sviluppo economico in mano a 7, 8 grandi proprietari immobiliari, spesso speculatori, che non mollano i propri immobili scadenti e spesso da riqualificare, se non a peso d’oro, obbligando lo Stato a sbloccare e cementificare terreni vergini a Parco della collettività. Dico che uno Stato come il nostro dovrebbe avere uffici pubblici “business oriented”, con uno sportello unico che si rapporta con l’imprenditore, con tutti gli imprenditori. Dico che gli imprenditori seri, fra cui credo si possano annoverare i Borletti, se devono scegliere fra il trattare nelle Segreterie di Stato condizioni di favore o compilare moduli, magari online, da consegnare agli uffici, preferiscono la seconda. Questo dovrebbe essere il sistema San Marino che attrae imprenditori, grazie al regime fiscale ultra agevolato rispetto alle aree limitrofe. Aggiungo, piccoli o medi imprenditori, più consoni per una realtà come la nostra, che hanno tutto l’interesse di venire ad investire in una realtà in cui possono trasferire anche tutta la famiglia, con lingua italiana e cultura e cibo italiani e tutti i vantaggi che derivano dal vivere in un piccolo Paese con un basso tasso di criminalità (nonostante i furti).
Il problema qui arriva prima ancora della convenzione, che comunque presenta le criticità che ho cercato di elencare. Il problema è precedente, in una sferzata nella gestione della cosa pubblica che fatica ad arrivare, in potentati economici che si faticano ad andare a toccare e in un ruolo della politica nel rapporto con l’impresa che non si vuole ridimensionare.”