San Marino potrà salire sul ‘treno’ TTIP

Schermata 2015-12-15 alle 09.18.26di Daniele Bartolucci

E’ “l’accordo commerciale più importante della storia, ma anche il più discusso” e forse anche per questo le trattative per il Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), che prevede l’instaurazione di un’area di libero scambio tra Unione europea e USA, vanno avanti ininterrottamente da due anni e anche nell’ultimo round di incontri a Miami (l’uncidesimo, per la cronaca) non si è arrivati alla quadra finale.

SENZA ‘BARRIERE’, IL PIL SALIREBBE VELOCEMENTE

L’obiettivo del TTIP è abbattere le barriere commerciali fra Usa e Ue: non tanto quelle doganali, oggi al 4%, quanto quelle normative, spesso molto più onerose per chi esporta da una sponda all’altra dell’Atlantico. In pratica si avrebbe l’abolizione dei dazi e la riduzione delle barriere non tariffarie. Ulteriori materie sono: regolamentazione, appalti e commesse pubbliche, proprietà intellettuale e sviluppo sostenibile, sussidi e esportazioni in regime di dumping e sulla legislazione antitrust. Temi molto cari ai singoli Paesi, in quanto è in questi argomenti di trattativa che, al pari della regolamentazione nazionale e sugli standard tecnici, si annidano spesso barriere protezionistiche se non vere e proprie azioni distorsive dei commerci: azioni spesso decise nell’ambito delle politiche commerciali degli Stati, soprattutto quelli europei che, nel corso degli ultimi decenni di Unione, hanno ridotto la leva dei dazi commerciali. Ci sono quindi pro e contro da valutare e l’esempio dell’agricoltura è forse quello più efficace, non tanto in termini economici – vale 25 dei 700 miliardi di interscambio – quanto in funzione degli standard qualitativi e della contraffazione. Gli americani vogliono accesso al mercato europeo, ma gran parte delle loro produzioni ha l’etichetta degli Ogm, che per loro sono utilizzabili. Mentre “l’Europa non ha una posizione comune sul tema, ha lasciato libertà di scelta ai singoli Stati”, ha ricordato Lara Comi, vicepresidente del gruppo Ppe. Ma il punto è un altro: “Per noi italiani c’è, molto forte, il problema delle imitazioni, se non viene risolto e le indicazioni non sono protette (IG, ndr) l’intesa sarebbe al ribasso. E se l’accordo fosse così, non siamo …. continua a leggere l’articolo