San Marino. Precisazioni sull’articolo relativo ad Asset Banca…di Barbara Tabarrini

In merito all’articolo su Asset Banca apparso su Giornalesm di oggi di Enrico Lazzari, che ringrazio comunque per l’attenzione, devo fare alcune precisazioni e integrazioni su aspetti fondamentali della vicenda. 

Il primo, ribadito più volte e non solo dalla sottoscritta, è che ASSET BANCA NON ERA IN CRISI. La chiusura è stata determinata non da difficoltà della Banca, ma dalle iniziative illecite di un gruppo di persone che ora sono imputate in un procedimento penale. Era perfettamente in linea con i parametri richiesti dall’autorità di vigilanza. Si confonde la crisi con la volontà degli azionisti di capitalizzare la Banca. La decisione dei soci fu adottata proprio per dimostrare che non era in crisi, che credevano nel futuro della Banca

Nel febbraio 2017 è stata realizzata una premeditata azione criminale per far chiudere la Banca. Nell’opinione comune il commissariamento di una banca significa che questa è in crisi. Ma qui il COMMISSARIAMENTO ERA ILLEGITTIMO, DA NON FARE. 

Il bravo giornalista ha ragione nel dire che è stato un brutto capitolo della storia sammarinese; insiste poi sulla natura ‘privata’ di una via stragiudiziale, ma non è così. L’invito di venire al tavolo trova la sua conclusione in un accertamento tecnico del valore di Asset Banca affidato a un collegio di esperti presieduto da un perito terzo nominato dal Tribunale. Tutti gli inviti a trattare, fatti in questi anni, a cominciare dal 2018 sarebbero stati poi formalizzati con la massima trasparenza e obiettività. Sono quattro anni che richiamiamo BANCA CENTRALE a trovare una soluzione soprattutto passando per il Tribunale e mi stupisco che siano gli azionisti danneggiati a dover rincorrere un’istituzione che ha causato un danno irreparabile anche ai cittadini di San Marino. La forma la si trova, è la volontà che forse è mancata, anche quando la stessa Banca Centrale – ed era già in carica l’attuale Presidente – ha dapprima impugnato inutilmente le sentenze (per lei) sfavorevoli di primo grado e, in seguito, tramite propri rappresentanti di alto livello, ha prospettato risibili risarcimenti da concordare in via stragiudiziale.

Mi chiedo, inoltre, che credibilità può avere agli occhi degli investitori esteri un paese che illegittimamente distrugge attività economiche senza poi risarcire i danni conseguenti e, anzi, costringe gli stessi investitori, prima accolti con entusiasmo, a farsi carico dei costi delle azioni giudiziarie per ottenere giustizia.

Una risoluzione celere, anche mediante un accertamento tecnico preventivo in Tribunale, costerebbe molto meno di un contenzioso i cui oneri graverebbero in ultima battuta sullo Stato e quindi su tutta la collettività. L’illegittimità dei provvedimenti di chiusura è già stata acclarata dal Tribunale. Ora il valore dell’azienda al momento della, illegittima, chiusura, è determinabile con un accertamento tecnico preventivo in Tribunale che darebbe una risposta in pochi mesi, come usualmente accade quando le illegittimità a monte risultano già accertate.

Tale accertamento in Tribunale può essere attivato solo con il consenso di Banca Centrale. In caso contrario, l’unica strada percorribile è quella di un ulteriore contenzioso dalla durata pluriennale.

Ogni lettore può farsi un’idea di come dovrebbe comportarsi un’istituzione che ha generato, con chiusura illegittima, un dramma economico e umano.

 

Barbara Tabarrini rappresentante degli azionisti di Asset Banca

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