Allarme occupazione, urlano i sindacati snocciolando i numeri di una crisi che in sei anni ha messo in ginocchio anche San Marino. Il segretario di Stato al Lavoro, Iro Belluzzi respinge al mittente le accuse di immobilismo lanciate al governo. Chiede tempo e guarda avanti. Ben 1.600 disoccupati nel 2014. Numeri sempre in crescita.
Forse un po’ di allarmismo è del tutto normale, non crede?
«E’ chiaro che stiamo parlando di una crisi che esiste e che ancora non si è affievolita. Sono numeri che conosciamo, ma che devono essere guardati con attenzione. Che ci sia stato un aumento della disoccupazione è sotto gli occhi di tutti, anche se qualche effetto potrebbero averlo avuto anche le recenti norme previdenziali».
Disoccupati sammarinesi e disoccupati italiani. Il numero dei lavoratori frontalieri è decisamente calato: 1.500 secondo le stime della Csu. Un altro dato preoccupante?
«Un dato molto brutto, questo è evidente. Ma stiamo cercando di recuperare i posti di lavoro sia per i residenti che per i frontalieri. Non esiste nessun accanimento, questo è certo. Anche perché i frontalieri sono tenuti in grande considerazione».
Piano di investimento che non parte, nuovi posti di lavoro (600) promessi’ e mai arrivati. Cosa risponde?
«Tutto è subito non è possibile. Un pizzico di ripresa c’è ed è già un segnale non da poco quello che le aziende stiano tornando ad interessarsi a San Marino guardando alla Repubblica con occhi diversi rispetto al passato. E non si tratta esclusivamente di imprenditori italiani».
Nuove aziende in arrivo?
«Certo e quindi anche posti di lavoro. Per iniziare circa un centinaio che sono praticamente già quasi garantiti. C’è grande attenzione su una serie di imprenditori esteri, alcuni dei quali si stanno già insediando sul nostro territorio».
In quali settori?
«Metalmeccanico, ma anche il mondo della moda è molto attivo. Tutto questo anche grazie al fatto che il nostro territorio è eterogeneo. Questo ci ha aiutato»
Un primo passo verso quei 600 posti promessi?
«Il problema è questo: se si parla di strutture di un certo livello, prima che riescano a dare occupazione ci vuole un po’ di tempo. Avevo parlato di quei nuovi posti di lavoro nell’agosto del 2014, quindi non troppi mesi fa. Ma capisco benissimo che per chi un lavoro non c’è l’ha anche pochi mesi possono sembrare lunghi una vita».
E le aziende che ci sono già sul territorio?
«E’ chiaro che stiamo cercando di salvaguardarle il più possibile monitorando quelle che sono in difficoltà. Perché solo in questo modo si possono salvare i posti di lavoro di quelle persone che fortunatamente non l’hanno perso».
Il Resto del Carlino