Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare della campagna “M’illumino di meno”. Che oggi, 16 gennaio, torna per la sua 19esima edizione, organizzata come sempre dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di Rai Radio 2. Il 16 febbraio 2005, in occasione dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, Caterpillar ebbe l’idea di chiedere agli ascoltatori e alle ascoltatrici di spegnere tutte le luci non indispensabili come gesto di attenzione per l’ambiente. L’idea ebbe talmente tanto successo, che ben presto vennero coinvolte l’intera comunità nazionale e tutte le istituzioni.
La grande novità di quest’anno è sicuramente la recente istituzione della Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli Stili di Vita Sostenibili riconosciuta dalla Repubblica italiana, che si terrà d’ora in avanti il 16 febbraio, data della prima edizione della campagna.
Il messaggio che arriva a tutti è che ciascuno di noi può fare qualcosa per salvare il Pianeta: scegliere la bici anziché l’auto, passare alle rinnovabili, condividere, piantare alberi, eliminare lo spreco alimentare e riciclare correttamente. E soprattutto spegnere le luci che non servono.
Certo è che se, nel volgere di un secolo, siamo passati da “M’illumino d’immenso” (Mattina – Giuseppe Ungaretti), a “M’illumino di meno”, non abbiamo fatto un grande progresso. E allora viene da chiedersi: dove abbiamo sbagliato?
Sicuramente non abbiamo capito che il nostro uso delle risorse e i conseguenti impatti ecologici spesso sembrano invisibili, o troppo lontani, o riguardano solo le popolazioni del Terzo Mondo. Ci stiamo accorgendo, purtroppo, che i cambiamenti climatici sono sulla nostra porta e stanno sconvolgendo le nostre vite. Noi della parte ricca del mondo, siamo stati forse i primi ad accorgerci che alcuni sviluppi industriali erano molto problematici e siamo stati i primi anche a confrontarci con un inquinamento massiccio. Ma abbiamo anche imparato che l’inquinamento non conosce confini e che per affrontarlo occorrono norme comuni.
Naturalmente, oggi viviamo in un mondo globalizzato e dobbiamo riconoscere che nemmeno l’inquinamento rispetta i confini continentali. Abbiamo visto alcune questioni spostarsi dall’Europa ad altre regioni in cui sono ancora consentite alcune pratiche industriali pericolose, per cui abbiamo una responsabilità che va al di là dell’Europa, una responsabilità per la salute a livello globale.
Ci siamo accorti che l’ossido di azoto, un inquinante molto legato al traffico, stava strozzando le nostre città e si è cominciato a prendere misure come le targhe alterne e le domeniche a piedi. Ma non sarebbe meglio prevenire questi problemi, cambiare abitudini di vita e mezzi di spostamento?
E allora torniamo al titolo di questa Giornata Nazionale che vuole promuovere gli stili di vita sostenibili. In altre parole: dobbiamo pensare al nostro benessere personale e, insieme, dobbiamo orientare i nostri comportamenti verso il rispetto degli altri e del Pianeta in cui viviamo. Il consumismo rappresenta il principale nemico della tutela ambientale: se si producono sempre nuovi beni, oltre che i costi della produzione e dell’inquinamento derivante dai processi produttivi, bisogna considerare che ciò che si possedeva diventa un surplus, uno scarto.
Il consumismo è considerabile come il carburante del sistema economico moderno, il suo principale pilastro, ma dobbiamo capire anche che questo trend non è più sostenibile e che dobbiamo imparare ad illuminarci un po’ meno.
a/f