San Marino. Primo confronto sulla riforma tributaria 2025: sindacati e politica a viso aperto fino a mezzanotte

Nella serata di ieri si è svolto un incontro molto partecipato e atteso tra rappresentanti sindacali e politici per discutere della riforma tributaria 2025 e dei suoi emendamenti. Un appuntamento che si è protratto fino a mezzanotte e che ha visto attorno allo stesso tavolo figure di primo piano della politica sammarinese e del mondo sindacale. Presenti all’incontro, tra gli altri: Ilaria Bacciocchi, Silvia Cecchetti, Giovanna Cecchetti, Luca Lazzari, Massimo Ugolini, Marco Gatti, Luca Gasperoni, Alessandro Mancini, Luca Boschi e Alice Mina. (spero di non aver dimenticato nessuno ndr). Una rappresentanza trasversale, che dà il senso della portata politica e sociale di questo confronto.

La discussione si è concentrata su alcuni nodi importanti della riforma:

  • i controlli e le modalità con cui verrà verificata l’applicazione delle nuove norme fiscali;

  • la posizione specifica dei frontalieri, categoria che resta centrale nel dibattito visto l’impatto della riforma e la mancanza del bonus protezione reddito per chi risiede fuori dal Titano;

  • la questione del TFR, che dal 2026 sarà tassato in misura progressivamente più alta rispetto al passato;

  • la progressività della SMaC, trasformata da deduzione a detrazione, con l’aggiunta del bonus protezione reddito per i residenti;

  • il metodo di lavoro e la valutazione dei tempi della Commissione Finanze, che avvierà l’esame formale degli emendamenti nei prossimi giorni.

Si tratta, come si vede, degli argomenti che stanno animando il dibattito pubblico e che toccano direttamente la vita quotidiana di lavoratori, famiglie e imprese.

I sindacati hanno portato con forza le preoccupazioni di lavoratori e pensionati. Hanno ribadito che la riforma, così come modificata dagli emendamenti, offre alcune tutele ma lascia scoperta una fascia di cittadini: il ceto medio. Se i redditi bassi e medio-bassi sono protetti dal bonus protezione reddito, e i redditi alti sono chiamati a un contributo maggiore, resta la fascia intermedia dei 30–40 mila euro che rischia di pagare di più senza ricevere benefici diretti.

Il tema dei frontalieri ha occupato una parte importante della discussione. I sindacati hanno chiesto chiarimenti sul perché a loro non venga riconosciuto alcun bonus e hanno segnalato il rischio di discriminazioni. La Segreteria Finanze ha ribadito che i frontalieri restano comunque avvantaggiati rispetto al regime fiscale italiano, grazie alla franchigia dei 7.500 € e al credito d’imposta. Ma il tema resta delicato, perché riguarda migliaia di lavoratori che ogni giorno attraversano il confine per venire a lavorare in Repubblica.

Dal lato politico, il Segretario alle Finanze Marco Gatti ha difeso la riforma, sottolineando ancora una volta che l’impatto medio per i cittadini residenti sarà contenuto e che i 20 milioni di gettito attesi non serviranno a spesa corrente, ma a rafforzare la stabilità finanziaria e a finanziare opere pubbliche e investimenti infrastrutturali.

Altri esponenti hanno rimarcato l’importanza della progressività fiscale come strumento di equità: chi più ha deve contribuire di più. Una posizione che trova consenso in linea teorica, ma che dovrà misurarsi con la realtà di famiglie che, pur non essendo ricche, rischiano di sentirsi schiacciate tra la protezione dei redditi bassi e i sacrifici richiesti a quelli alti.

Il tema del TFR annuale, pagato come tredicesima mensilità in Repubblica, ha sollevato un confronto acceso. I sindacati hanno espresso preoccupazione per l’aumento della tassazione che, seppur graduale e contenuto, va comunque a incidere su un’entrata molto attesa da tante famiglie. Dal 2026, infatti, un lavoratore che oggi paga circa 200 € di tasse sul suo TFR di 2.000 €, ne pagherà 240, e nel 2029 si arriverà a 300. Una differenza non enorme, ma che in tempi di inflazione e caro vita pesa.

La riunione, terminata a mezzanotte, ha lasciato sul tavolo molti punti da approfondire. Oggi i lavori proseguono: la Commissione Finanze entrerà nel vivo con l’esame degli emendamenti e con nuove audizioni. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra le richieste dei sindacati, le esigenze di bilancio dello Stato e le posizioni dei diversi partiti.

In un clima che resta teso ma costruttivo, l’incontro di ieri sera rappresenta un primo passo importante: la riforma tributaria non è più solo un progetto del governo, ma diventa terreno di confronto reale tra chi governa, chi fa opposizione e chi rappresenta i lavoratori.

/ms