Ciavatta (Rete): “Lo Stato garantisce finanziamenti che vengono dati ad una banca i cui soci dicono di non voler ricapitalizzare. Misure di aggressione nei confronti dei patrimoni della proprietà non contemplate”.
Cecchetti (Ind): “Soci di Asset volevano ricapitalizzare, nessuno li ha ricevuti. Ai soci di banca Cis sembra sia stato chiesto di ricapitalizzare, loro hanno detto no”.
Che il decreto ribattezzato ‘salva- Cis’ approdato ieri in aula consiliare sarebbe stato osteggiato dalle opposizioni era stato annunciato per tempo. Così ieri il Consiglio Grande e Generale è stato teatro di un duro scontro dove i molti interventi dei consiglieri di opposizione hanno cercato di far comprendere l’inopportunità di presentare un decreto scritto ad hoc per garantire aiuto ad una banca in questo momento ancora in mano a una proprietà che si sarebbe rifiutata di vendere ad un prezzo ragionevole e che avrebbe risposto picche alla richiesta di ricapitalizzare.
Lo ha sostenuto a gran voce il consigliere indipendente Dalibor Riccardi che ha detto: “Non mi spaventa il decreto in sé, va bene pensare a delle proroghe e a delle deroghe per far ripartire la banca, quel che non è pensabile è che si chieda alla cittadinanza di garantire qualcosa che è in mano ad un privato. Il commissario Bonfatti lo ha ricordato anche di recente che sta lavorando per la proprietà. Se vogliamo dare garanzie a quella banca la prima cosa da fare è che lo Stato se ne appropri, non è possibile regalare soldi ai banchieri”.
Parole che hanno fatto eco a quelle pronunciate in aula dal consigliere di Rete Roberto Ciavatta che ha esaminato il cuore del problema. “Il decreto salva Cis – ha detto – ha validità di un anno. Non è a tutela dei correntisti. Serve nell’imminenza per tentare di risolvere la situazione di banca Cis. E’ il secondo decreto che facciamo per quella banca, ne abbiamo fatto uno quando ha acquisito Eurocommercial bank, da allora peraltro quell’istituto non paga più i contribuiti ai dipendenti. Dice il Segretario Guidi che abbiamo un istituto momentaneamente in crisi. Sono 10 anni che lo è! E in questi anni ci sono state reazioni ogni volta che qualcuno ha voluto guardare dentro alla banca. Il decreto dà la possibilità a Bcsm di fare prestiti alle banche in difficoltà che è lo Stato a dover garantire non si sa con quali quattrini visto che il debito è passato da 200 a 900 milioni. E’ la stessa Anis a sostenere che in questo modo lo Stato garantisce imprese che non avrebbero titolo ad accedere ad altri – finanziamenti. Lo Stato garantisce finanziamenti che vengono dati ad una banca i cui soci dicono di non voler ricapitalizzare. E sono proprio le misure di aggressione nei confronti dei patrimoni della proprietà che non sono contemplate nel decreto. Noi proponiamo anche una legge speciale per sospendere le prescrizioni per i reati commessi da chi ha gestito le banche per i propri interessi personali. E’ chiaro che banca Cis va tutelata perché vanno tutelati i correntisti e i suoi dipendenti. Ma c’è un solo modo per poterlo fare, inutile fingere che non sia così. Dobbiamo ragionare su uno spacchettamento mettendo da una parte i crediti buoni e di interesse pubblico (fondi pensioni) e lasciando la bad bank alla proprietà. Dopo aver rimesso in sesto la good bank la dobbiamo piazzare sul mercato. In questo momento purtroppo sono ancora i soci ad avere in mano la banca e stanno giocando al rialzo perché probabilmente hanno interesse a tenere nascosti determinati crediti che sono al suo interno”.
Preoccupa infine la delega in bianco a Bcsm per l’erogazione di finanziamenti senza limite con la garanzia dello Stato: “c’è piena fiducia in questa dirigenza di Bcsm – ha sottolineato il segretario del Pdcs Gian Carlo Venturini – e tuttavia il decreto dà la misura di come si voglia soltanto guadagnare tempo a fronte di una totale assenza di soluzioni per affrontare questa ennesima crisi bancaria – dove è evidente per esempio la disparità di trattamento con un altro istituto – facendone ricadere il peso sulla collettività”.
La RepubblicaSM