San Marino. Problematiche fiscali dei cittadini con doppia cittadinanza sammarinese e americana in Commissione Esteri

valentini 2Comma 13. Riferimento in merito alle problematiche fiscali dei cittadini con doppia cittadinanza sammarinese e americana.
Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Ho ritenuto di fare questo riferimento su una situazione venuta alla ribalta dopo gli accordi Fatca, perché ho visto crescere varie dicerie, opinioni e una notevole confusione. Ritengo che questa commissione debba essere fatta partecipe delle problematiche e di poter esercitare insieme un ruolo per fare chiarezza su un argomento che ha rilevanza, non solo per le persone interessate, ma anche per lo Stato. Oltre il 10% della popolazione è interessata dalla doppia cittadinanza sammarinese e americana. La problematica fiscale è venuta in evidenza con l’entrata in vigore degli accordi Fatca che non hanno modificato la legge fiscale americana. Gli accordi hanno provocato lo scambio di informazione, gli Stati uniti hanno preteso di poter conoscere la situazione dei conti bancari dei loro cittadini ovunque residenti nel mondo. Un cittadino ovunque residente per gli Stati uniti deve fare la dichiarazione negli Stati uniti.
Gli accordi Fatca hanno fatto venire a galla la situazione dei cittadini americani e in questo caso sammarinesi. L’assenza di accordi contro le doppie imposizioni e sulla sicurezza sociale hanno aggravato la situazione. Chi fa la dichiarazione redditi deve per obbligo in America pagare anche la sicurezza sociale. Molti cittadini poi non avendo più avuto relazioni stabili con gli Usa non si sono tenuti in regola con dichiarazione dei redditi americani. Si è detto che le autorità sammarinesi non hanno mai proceduto ai due accordi, non è vero, dal 2003 ci sono scambio di note per stipulare con Usa accordi su doppie imposizioni, ma gli Usa non hanno valutato la cosa interessante, perché i volumi di scambio non giustificavano per loro la stipula di un accordo complesso. Avevano piuttosto proposto un accordo sullo scambio di informazioni  già allora, ma la risposta sammarinese è stata  cauta.  Quando ci siamo confrontati con l’autorità Usa sull’accordo Fatca, sin da 2014, in cui abbiamo comunicato la nostra disponibilità, inevitabilmente avevamo sollevato la questione dei due accordi. Per la prima volta abbiamo avuto un incontro al Dipartimento economia americano, è iniziato uno scambio di elementi tecnici che dovrebbe produrre la costituzione di un gruppo di lavoro misto per vedere di addivenire ad un’ipotesi di accordo. L’accordo contro doppie imposizioni non evita però l’obbligo della dichiarazione dei redditi.  Ma cosa può fare? Attenuare tramite credito di imposta alcune tassazioni da pagare negli Usa.  Il credito di imposta nel nostro caso è svantaggioso perché il livello di tassazione nel nostro Paese è inferiore. Non possiamo quindi immaginare  un effetto strabiliante malgrado l’accordo. L’accordo in materia di sicurezza sociale si rivolge prevalentemente a società ed  è rivolto a tutelare questa tipologia, noi invece abbiamo prevalenza di pensionati. Se anche raggiungiamo poi velocemente questi accordi non hanno valore retroattivo e il pregresso rimane. C’è però una norma che viene incontro alla regolarizzazione, c’è una norma transitoria, in caso sia riconosciuto che il contribuente “poteva non sapere” di dichiarare, per la lontananza di lunga durata dagli Usa, ma è una finestra transitoria. Questa norma transitoria permette di contribuire solo gli ultimi tre anni. La rinuncia di doppia cittadinanza non vale se ci sono insolvenze con il fisco americano, l’eventuale rinuncia può avvenire solo se la posizione fiscale è in ordine. Il problema quindi riguarda le situazioni pregresse, la legge americana prevedere tutta una serie di deducibilità e crediti fiscali, anche senza legge contro le doppie imposizioni. C’è poi l’opzione delle norma transitoria. Abbiamo chiesto all’Iss, in quanto erogatore delle pensioni, di documentare l’incidenza sulle pensioni che ha avuto la contribuzione, per far capire all’amministrazione americana che sono conseguenza di un versamento fatto nel tempo non di una donazione dello Stato. Abbiamo avuto la possibilità di non avere una dichiarazione individuale, lo studio è generale e ci dice la media della retribuzione che è attorno al 51% e può essere portato come elemento di deducibilità”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Ringrazio per il riferimento puntuale del segretario di Stato. E’ tematica di grande attenzione e preoccupazione. L’accordo contro le doppie imposizioni ha come obiettivo di sollevare i pensionati dalla doppia imposizione, poi importante il secondo accordo per giungere a liquidazione pensione. Importante il tavolo tecnico misto mi permetto di sollecitare l’impegno massimo per arrivare alla loro sottoscrizione. Spero che il dato della contribuzione al 51% sia corretto, so che c’è qualche riserva su questa stima da parte di soggetti competente in materia”.

Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs: “Più che opportuna questa relazione del segretario di Stato Valentini. Chiedo al segretario di dare una spiegazione più chiara sui pensionati, i più tartassati da dichiarazioni redditi”.

Gian Franco Terenzi, Pdcs: “Credo che l’opzione della dichiarazione degli ultimi tre anni sia la più conveniente e mette condizione i nostri cittadini di avere condizione di privilegio.

Pasquale Valentini, segretario di Stato: “L’Iss ha fornito un dato e ha fatto una relazione di 15 pagine per spiegare come si é arrivati a quel dato. Noi lo abbiamo mandato alle autorità americane, ma senza una verifica non si può dire che, se c’è copertura del 51%, allora c’è deducibilità del 51%, è un meccanismo da valutare con autorità americane e specialisti. Bisogna vedere qual è il meccanismo di deducibilità”.