San Marino. Processo Buriani-Celli. La deposizione del Presidente BCSM avv. Catia Tomasetti (Prima parte)

Iniziamo la pubblicazione della trascrizione da noi redatta della deposizione del Presidente Bcsm avv. Catia Tomasetti nell’udienza pubblica del 01.03.2023 nel processo Buriani-Celli.

COMMISSARIO SALDARELLI – Procedimento nato da un esposto anonimo …

AVV. CATIA TOMASETTI – Si. Era contenuta l’informazione nella prima notizia che venne data il 17 di gennaio …

COMMISSARIO SALDARELLI – Cioè il primo atto che venne notificato a Banca Centrale

AVV. CATIA TOMASETTI – Si, si, si. 

COMMISSARIO SALDARELLI – Bene. Quindi? riprendendo il racconto?

AVV. CATIA TOMASETTI – A quel punto allora io feci questa richiesta alle loro Eccellenze di potermi presentare in Consiglio Grande e Generale e chiedere, informarli che io ero indagata e verificare se potevo andare avanti col mio incarico. Le loro Eccellenze si consultarono; obiettivamente dissero che era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Non sapevano come gestire questa cosa e alla fine mi chiesero di aspettare, me lo ricordo come fosse ieri, di andare a pranzo lì vicino, quindi non rientrare in Banca Centrale, tant’è che io andai in un bar vicino al Palazzo Pubblico e mi dissero che secondo loro era importante fare un CCR. Il CCR è un Comitato Credito e Risparmio che si fa fra i Segretari di Stato e Banca Centrale, ed è un incontro coperto, ex lege da segretezza . Mi dissero: ”secondo noi è meglio che prima ne parli in CCR dove ci sono i Segretari di Stato che rappresentano la maggioranza, perchè comunque è importante la maggioranza, no? sia  assolutamente rinnovare la fiducia”. Mi chiesero di aspettare, di andare a pranzo lì vicino e quando ero a pranzo mi chiamarono e mi dissero che avevano convocato questo CCR e che stavano arrivando i Segretari di Stato presso le Loro Eccellenze. C’era una sala riunioni proprio vicino all’ufficio delle Loro Eccellenze. E quindi quando io rientrai pensavo di entrare in un CCR alla presenza delle loro eccellenze. Invece le Loro Eccellenze ci dissero: “no, vi lasciamo parlare tra di voi in questo CCR”
Dopo di che ebbi una conversazione con i Segretari di Stato, all’epoca non erano tutti i membri del CCR, era venuto Nicola Renzi, Eva Guidi, Guerrino Zanotti e Andrea Zafferani. Davanti a loro li informai che ero indagata. Che ero indagata per due reati, a mio avviso, gravi, vista la mia funzione e in teoria avrei commesso nell’esercizio della mia funzione. Gli spiegai il tema del Fondo Monetario. Della mia grossa preoccupazione che venisse data divulgazione di questa notizia mentre ero lì. Devo, se posso aggiungere …

COMMISSARIO SALDARELLI – si si, continui a raccontare…

AVV. CATIA TOMASETTI – Ripetei sostanzialmente lo stesso discorso che avevo fatto ai Capitano Reggenti, cioè li informai anche che l’anomalia di questa indagine, mi faceva nutrire molta preoccupazione. Perché Banca CIS, cioè, Guidi era stato arrestato, poi era stato rilasciato, però Banca Cis era sotto commissariamento. Questa indagine così anomala, peraltro per due fatti che io sapevo di non aver commesso. Che poi come il Magistrato appurò il contratto era stato votato con una delibera del Consiglio di amministrazione e i dati che io avrei presunto divulgati li aveva divulgati il Direttore Generale, non io. Quindi già con la prima visione di documenti il magistrato avrebbe potuto archiviare questa cosa …. E quindi io gli espressi anche questa preoccupazione anche perché Renzi era il Segretario di Stato agli Esteri ma anche alla Giustizia…Rimasi un po’ perplessa da quella conversazione perché trovavo delle reazioni diverse. Ad esempio Zafferani era proprio annoiato, giocava col cellulare, si disinteressava completamente. Gli altri erano muti, cioè non mi sembrava che avessero, che proponessero delle soluzioni. Tant’è che poi, uscita di lì, furono le Loro Eccellenze ad avere l’idea di contattarti i Capigruppo di ciascun partito per farmi dare la fiducia. Però durante quella conversazione ci fu la famosa frase, che poi Renzi strumentalizzò, che io pensavo che fosse assolutamente comprensibile nel contesto. Io ero molto preoccupata per la reputazione di San Marino e, se mi permette 5 minuti di digressione. Io venni chiamata a San Marino perché c’era un tema di difficoltà del sistema finanziario sammarinese e anche un isolamento del sistema finanziario sammarinese. San Marino è un enclave italiano quindi l’interlocuzione principale di San Marino, dell’autorità della Banca Centrale di San Marino, è con la Banca d’Italia.  La Banca d’Italia, dal 2016, non parlava con la Banca Centrale di San Marino. Perché? Perché era stato fatto uno sgarbo istituzionale grave. E cioè, i due paesi dovevano firmare un protocollo d’intesa che comportava uno scambio di informazioni. E San Marino si ritirò all’ultimo momento. E’ una cosa che tra Banche Centrali non si fa, soprattutto una Banca Centrale più piccola verso un Paese più grosso. Però non è che Banca d’Italia non parlava perché era vendicativa. No, era perché, essendoci ritirati, pensava di non avere trasparenza nello scambio dei dati e delle informazioni. San Marino era stato un Paese che era stato, diciamo, al centro di alcune vicende e indagini delicate, anche per riciclaggio, e quindi era un Paese che doveva ricostruirsi una sua reputazione a livello di sistema finanziario e a livello di, diciamo, enti internazionali. Quindi io ero molto preoccupata e lo spiegai ai membri del CCR che ben conoscevano del sistema finanziario sammarinese e le nostre sfide. Ben spiegai a loro che, secondo me, mettere sotto indagine il Presidente di Banca Centrale, Gozi, che non c’entrava niente ma che era  diciamo, era il nome pubblico, era stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio due volte, ministro numero 2 del Governo Italiano. Io sinceramente dissi a quei segretari di Stato che mi aspettavo che venisse data una grossa pubblicità a questa cosa, ma che da questa grossa pubblicità io sicuramente sarei uscita male, così come ma soprattutto ne sarebbe uscito male San Marino. Perché conoscendo la reputazione che avevamo eccetera, gli italiani non avrebbero pensato che noi eravamo due manigoldi, avrebbero pensato che San Marino stava ricadendo nei vecchi schemi. Peraltro io dissi anche durante quel colloquio una cosa che ho ripetuto anche più volte in Commissione d’inchiesta, quella delle banche che mi colpì. Quando io riuscii a riagganciare i rapporti con Banca d’Italia firmai uno scambio di lettere con l’allora direttore generale Salvatore Rossi. Quando ci scambiammo queste lettere, Salvatore Rossi, in una riunione mi disse: “ma tu sei sicura di voler fare questa cosa? perché guarda che l’ultima volta quello che portava avanti questo protocollo è finito indagato e condannato. Cioè te la senti di fare questa cosa? e ovviamente alludeva ad Andrea Vivoli, che è il nostro attuale Direttore Generale neo nominato ed entrato in funzione oggi, che venne appunto indagato dal Giudice Buriani, condannato e poi assolto in appello. Ma che passò due anni di inferno personale notevole. E quindi Salvatore Rossi mi fece proprio questa battuta. io, mi vien da ridere, ero fuori da queste logiche, ma durante il colloquio in CCR glielo ricordai. Gli dissi: “guardate che qui non è tanto la mia questione, perché io sono sicurissima di non aver fatto questa cosa. Il problema è che voi mi avete chiamato qui per risolvere un tema importante che ha un impatto su tutto il paese. Questa indagine, se non la inquadrate nel giusto modo, e se lasciate che venga strumentalizzata, avrà un danno per il Paese intero”. E gli feci un esempio. Gli dissi: “E guardate che l’attuale capo dell’AISE, ma perché sono informazioni che io in italia conosco la struttura italiana, e sono informazioni che nel mio lavoro si devono anche sapere. l’attuale capo dell’AISE,  era a capo della Guardia di Finanza che circondò San Marino. Cioè ha una sua opinione su San Marino, che non è piacevole. Ed essendo il capo del AISE è quello che passa i report e che dice, al governo italiano, se San Marino è un soggetto affidabile o no. Quindi ..

COMMISSARIO SALDARELLI – Come si chiamava?

AVV. CATIA TOMASETTI – All’epoca era il Generale Carta.

COMMISSARIO SALDARELLI – Lei lo conosceva personalmente?

AVV. CATIA TOMASETTI – Si, lo conosco perché è un amico di famiglia, quindi conoscevo la sua storia, conoscevo il suo background, conoscevo anche il suo pensiero, diciamo, su determinati fatti del passato. Quindi non avevo, quello che cercavo di dire a degli annoiati interlocutori, non tutti, ma alcuni di loro molto annoiati, cercavo di sensibilizzarli sul fatto che il Paese stava attraversando un momento molto difficile e questo fatto non era una vicenda mia personale ma poteva tramutarsi in un danno per il Paese. Come lo era già stato in passato l’indagine di Andrea Vivoli e la sua condanna.

COMMISSARIO SALDARELLI – L’ex segretario Nicola Renzi alla scorsa udienza ci disse che invece lui era molto attento, durante questa riunione, e saltò quasi sulla sedia, a sentire, a suo dire, che lei aveva riferito di questa situazione al generale Carta. 

AVV. CATIA TOMASETTI – Prima di tutto io non dissi assolutamente questa cosa, perché sinceramente… io fra l’altro venni interrogata dal commissario Buriani. Nel mio procedimento, se lei va a vedere la mia testimonianza, la prima ora di interrogatorio è stata su questi fatti. Quindi totalmente fuori dall’oggetto d’indagine del fascicolo. Come dissi allora, innanzitutto le assicuro che Renzi non saltò sulla sedia e non chiese spiegazioni, altrimenti non avrei avuto tutte le pagine dei giornali che ringrazio su questo argomento in italia, all’estero .. perché gli avrei detto: “guarda che forse hai capito male. Io non ti ho detto che ho parlato col Generale Carta, di questioni sammarinesi”.

COMMISSARIO SALDARELLI – Questo quando gliel’ha detto? Scusi, lì

AVV. CATIA TOMASETTI – No, lì per lì lui no mi chiese niente. Lui fece finta di nulla, se non gli avrei chiarito. Ma io non dissi assolutamente che avevo parlato col Generale Carta. Io dissi, e lo ripeto e lo ribadiscono dissi: “guardate che voi sottovalutate questo aspetto, lo racchiudete in una dimensione mia personale, che forse è quella che mi preoccupa di meno . A me quello che preoccupa è la dimensione “nazionale” perché chi guarda, chi è responsabile dei rapporti con l’estero dall’altra parte è una persona che ha già un background su San Marino. Che non leggerà queste cose in maniera positiva. Dopo da lì è nato di tutto. Se Renzi fosse stato davvero coinvolto, da questa cosa, io fossi stata in lui, avrei detto, ma mi spieghi bene? ma tu parli con Carta? non è vero 

COMMISSARIO SALDARELLI – E fu fatto da parte sua un riferimento alla Commissione Antimafia italiana?

AVV. CATIA TOMASETTI – no. Assolutamente no. Tant’è che quando me lo chiese Buriani in interrogatorio, rimasi stupita, perché lui mi chiese se parlavo con la Commissione Antimafia. Sinceramente no. Ci fu una battuta di Renzi perchè, a un certo punto, parlavamo delle funzioni di questo giudice, che, nonostante lui non fosse più inquirente, però mi stava indagando, e Renzi mi disse: “ma i servizi segreti italiani sanno che Buriani non è più inquirente? e io gli dissi, gli feci proprio: “ma, secondo te, i servizi segreti italiani gliene frega di sapere se…”, cioè, e quindi rimasi un po’ perplessa da quella battuta lì. Però su Carta non mi chiese assolutamente niente. Detto questo loro se ne uscirono di lì. Io il giorno dopo ricevetti l’email di conferma da tutti i partiti politici di San Marino tranne Repubblica Futura, e anzi, mi ricordo che a un certo punto, un politico mi chiamò e mi disse: “Repubblica futura sta facendo forti pressioni perché i partiti di governo non ti diano l’ok, però alla fine me lo diedero, tranne RF e quindi andai al Fondo Monetario sapendo che se anche la notizia fosse divulgata avrei potuto dire si, è vero però.. Invece la notizia venne divulgata con ampia eco di stampa proprio il giorno del mio rientro dal Fondo monetario. Appena rientrata, messo piede in Italia, c’erano i TG, le cose, eccetera, ovviamente con tutto quello che potete immaginare. 

COMMISSARIO SALDARELLI – Le chiedo di fare un passo indietro e di ricostruirci, sinteticamente, come ha conosciuto Simone Celli e poi come si sono sviluppati i vostri rapporti anche nei rispettivi ruoli.

AVV. CATIA TOMASETTI – Simone Celli mi chiamò, credo nel 2017. Mi chiamò perché mi disse che stavano selezionando dei consulenti o il presidente, non ricordo bene, per San Marino. Io venni a San Marino..

COMMISSARIO SALDARELLI – quindi lo conosceva già…

AVV. CATIA TOMASETTI – no, lui mi chiamò e credo mi disse, non so se lì o quando ci incontrammo, comunque mi disse che gli aveva dato il mio nome Sandro Gozi, perché, mi disse, c’erano questioni molto delicate sul sistema finanziario sammarinese e io sapevo benissimo che Gozi conosceva la vicenda delle banche romagnole, cioè di Rimini, Cesena, San Miniato e dell’operazione che avevo seguito con successo del loro salvataggio.

COMMISSARIO SALDARELLI – Gli disse che rapporti c’erano con Sandro Gozi?

AVV. CATIA TOMASETTI – No quando mi telefonò però quando ci fu la cena lui mi disse, mi ricordo che mi disse che mi considerava Sandro Gozi e un altro politico diciamo suoi padrini, forse non usò proprio padrini,  ma padre spirituale politico quindi … Io  non conoscevo Gozi, cioè io lo conoscevo perché sapevo che era sottosegretario e perché avevo ricevuto questo incarico di essere presidente della famosa quinta banca, cioè la banca che doveva essere posta in (…) e in quell’occasione mi rapportai con lui…… l’avevo conosciuto in quel caso. Pensai che avesse tratto dalla mia esperienza una positiva espressione che avesse consigliato il mio nome.

COMMISSARIO SALDARELLI – Quindi la chiama Celli?

AVV. CATIA TOMASETTI – Mi chiama Celli, mi invita a una cena a San Marino e durante questa cena mi fa capire che mancano i vertici di Banca Centrale, cioè che manca il presidente perché all’epoca avevano appena nominato una persona del miniassero dell’economia italiano che però duro solo 45 giorni e mi disse che imprevidente sarebbe stato Roberto Moretti, ex segretario del fondo interbancario. Al che mi dissi, tra me e me, perché mi ha chiamato qui che il presidente ce l’ha già. Però lui mi fece capire che voleva anche conoscermi perché poi ci sarebbe stato bisogno di assistenza sul sistema bancario, io faccio quello di mestiere quindi ne trassi un’ottima impressione, tornai e dissi tra me e me, sicuramente non avranno bisogno di noi … è stata un’interessante conoscenza. Poi mi richiamò mesi dopo perché se ne era andato il direttore generale. Si era dimesso dopo 45 giorni, Moretti era diventato Direttore Generale e cercavano un presidente e mi chiesero se ero interessata a rivestire questo incarico. Eravamo due in lizza, infatti facemmo entrambi il colloquio presso il Consiglio Grande e Generale e alla fine scelsero me. La mia nomina è del 7 maggio….. il colloquio credo… il 18.

COMMISSARIO SALDARELLI – I vostri rapporti poi come si sviluppano?, anche quando Simone Celli ricopriva la carica di Segretario di Stato?

AVV. CATIA TOMASETTI – Ma, va detto che il Presidente di una Banca Centrale si interfaccia col Segretario di Stato alle Finanze e col Segretario di stato agli esteri, però il Segretario di Stato alle finanze è proprio il primo interlocutore e quindi noi lavoravamo gomito a gomito insieme, facevamo parecchie molte riunioni, ci vedevamo spesso. Devo dire che io avevo, e ce l’ho nonostante tutti i fatti, una grande stima di Simone Celli, lo ritenevo una persona molto intelligente, molto capace, sicuramente con qualità superiori alla media, e scriveva benissimo, tant’è che mi ricordo che quando negoziavamo l’uscita di Roberto Moretti, il direttore Generale che venne poi revocato, lui scrisse per Roberto Moretti la lettera di dimissioni e io gli dissi: ”Simone hai scritto una lettera così bella che le mie dimissioni me le scriverai tu…fatto subito”. E rimanemmo in contatto anche quando non era più segretario di Stato però devo dire che io non capii le sue dimissioni

COMMISSARIO SALDARELLI – Rimaneste in contatto nel senso che si creò tra di voi una frequentazione che andava di fuori dal lavoro, dalle incombenze e dai rapporti….

AVV. CATIA TOMASETTI – No, le nostre erano frequentazioni per lavoro però diciamo che quando ci si trova ad affrontare una situazione di crisi è un pò come andare in guerra, si vive una tensione continua e si crea un forte cameratismo, quindi non avevamo la confidenza, che so, di parlarci delle vacanze o delle situazioni personali, non avevamo questo genere di confidenza, però avevamo sicuramente un cameratismo verso paese molto forte perché combattevamo ogni giorno per migliorare la situazione. Come dicevo non capii le sue dimissioni che vennero in una giornata molto complicata, e quindi glielo dissi più volte, avemmo anche un accesa discussione… poi lui si dimise dopo l’ulteriore annual meeting del 2018 in Indonesia, gli dissi che non capivo le sue dimissioni e che ritenevo veramente un danno per il paese perché era una persona capace e lui mi disse: “no, io mi dimetto e ti dimetti anche tu”. E io dissi no, che non mi potevo dimettere in quel momento, in cui c’era un direttore generale revocato, la banca centrale, se mi fossi dimessa anche io sarebbe diventata acefala e quindi il paese avrebbe subito un contraccolpo, no? però mantenemmo i contatti, ci salutavamo, ci facevamo gli auguri a natale. Erano ottimi rapporti.