Spese di recupero al 30%, DTA ignorate e crediti “bruciati” in blocco. Simoni: “Così la perdita fu moltiplicata”.
Nel processo sul bilancio da -534 milioni di euro di Cassa di Risparmio, il nome di RIA Grand Thornton è stato pronunciato più volte nel corso dell’udienza del 25 marzo. L’ex direttore generale Luca Simoni ha raccontato con precisione il ruolo dirimente svolto dalla società di revisione nella definizione della perdita epocale registrata nel 2017.
Secondo la testimonianza, RIA GT ricevette l’incarico di riesaminare i crediti e le poste attive della banca per l’anno 2016.
Una scelta indicata, a quanto pare, dal consigliere Luigi Borri — uno degli imputati — stando al verbale del Cda, propose e sollecitò l’affidamento della consulenza a questa società.
Quello che ne scaturì, secondo l’accusa, non fu una perizia indipendente e prudente, ma una vera e propria demolizione a tappeto dei valori patrimoniali della banca. Il cuore della critica riguarda i criteri utilizzati da RIA Grand Thornton, che furono estremamente penalizzanti e talvolta errati o approssimativi.
Uno dei casi più clamorosi riguarda i cosiddetti crediti sanitari, legati al sistema sanitario nazionale italiano e originati dal gruppo Delta tramite Detto Factor, che era debitrice di Cassa di Risparmio e sarebbe rientrata dei propri debiti con gli incassi.
Ma cosa sono, in concreto? Si tratta di anticipi fatture emesse da RSA, e strutture sanitarie simili, su crediti certi da riscuotere dalle AUSL: denaro sicuro, in entrata nel breve o medio periodo. In pratica, normali operazioni di factoring, cioè finanziamenti per anticipo su fatture con scadenze prevedibili e garanzie pubbliche. Nel valutare il reale valore di quei crediti, RIA GT applicò in modo standard una penalizzazione del 30% per spese di recupero. Ma su questo punto arriva la smentita netta dell’ex direttore Simoni: “le spese erano già note, documentate e contrattualizzate: l’1,85% sul capitale e il 20% sugli interessi. Altro che 30% secco!”. Una differenza che cambia i conti… e forse anche i giudizi.
Applicare una simile stima su crediti da decine e decine di milioni di euro significa, di fatto, distruggere artificialmente una parte rilevante dell’attivo bancario, provocando un effetto domino sulla perdita complessiva. (su 100 milioni c’è differenza pagare un 30% che vuol dire 30 milioni o solo 1 milione e 850.000 euro! ndr) Ma non è tutto.
Altro capitolo importante riguarda le DTA (Deferred Tax Assets), ovvero le imposte la cui domanda di rimborso venne presentata dalle società del Gruppo Delta che erano debitrice di Cassa, che possono essere inserite nel bilancio come credito se si prevede che la società realizzerà utili futuri. RIA GT — secondo quanto riferito — non le prese in considerazione, svalutandole quasi completamente! Ma in aula è emerso che queste DTA avevano aspettative di essere incassate, e ciò era suffragato da parere di fiscalista italiano in tal senso, prof. Zizzo. Nel periodo di svolgimento della attività valutativa di RIA Grant Thornton venne richiesto dal Cda un parere allo Studio milanese Ukmar che dette una visione opposta. Sta di fatto che la DTA non vennero considerate nel bilancio 2016, mentre nel 2025, riferite ad una società del Gruppo Delta River Holding, ne sono stati incassati 9,2 milioni.
Se avessero ascoltato il parere interno, se si fosse seguita una linea più analitica e meno distruttiva, quella posta avrebbe rappresentato un attivo e non una perdita, riducendo ulteriormente il gap.
Stesso discorso per la partecipazione in Banka Kovanica, che RIA GT aveva proposto di svalutare pesantemente, mentre il CdA — in quel caso — la struttura della Cassa e decise di valorizzarla, riconoscendone il peso patrimoniale.
L’impressione che emerge, da questa escussione testimoniale ed anche a livello giudiziario, è che RIA GT sia stata chiamata non per valutare con obiettività, ma per “avvalorare” una perdita prefissata, con l’obiettivo di gonfiare artificialmente il disavanzo; giustificare l’intervento normativo emergenziale (Decreto 93/2017) e legittimare cessioni e ristrutturazioni successive.
La testimonianza di Simoni è chiara: “In Cda ha accettato alcuni parametri di valutazione, ma RIA Grand Thornton non ha voluto ascoltare. In alcuni casi ha accettato le nostre osservazioni, in altri no. Ma il danno per la Cassa e per il paese era fatto”.
L’intero impianto del bilancio, dunque, poggia su una consulenza discussa e discutibile, costruita su numeri iperprudenziali e criteri arbitrari. Un consulente esterno — scelto direttamente da uno degli imputati, il consigliere Borri — che ha prodotto un documento determinante per portare Cassa verso una crisi contabile epocale, ma avvenuta prima e ha portato l’intero paese sull’orlo del precipizio finanziario; ovvero l’inevitabile default!
E oggi, col senno di poi, i numeri parlano chiaro: una parte di quei crediti svalutati sta rientrando. Una parte di quelle DTA è già stata incassata. Resta dunque una domanda, sospesa come un’ombra sul tavolo del processo: quel bilancio fu davvero una fotografia fedele della realtà oppure un’opera di manipolazione scientifica, studiata a tavolino?
Come sempre, io e GiornaleSM abbiamo la nostra opinione.
E voi, sammarinesi, che dovete sobbarcarvi oltre un miliardo di euro a causa della disastrosa gestione di Adesso.SM, che idea vi siete fatti?
Marco Severini
Direttore di GiornaleSM