San Marino. Processo Fasea. Dal perito del Tribunale un quadro sconvolgente

“La criticità riscontrata era notevole sia per l’ambiente sia per gli stessi lavoratori con parametri di inquinamento ben superiori alla norma” .

Se si vuol dare un data di partenza al procedimento in corso ai Tavolucci relativo alla Fasea di Fiorentino si potrebbe farla risalire al 2009 quando sul periodico ‘Isola’ si sollevarono perplessità sulla situazione dell’azienda. Quel periodico faceva riferimento al tempo all’attuale consigliere indipendente Luca Lazzari, presente puntualmente alle udienze in corso.

Ieri una ulteriore udienza per chiarire tutti gli aspetti sulle accuse di inquinamento dell’area (tra l’altro, densamente abitata) causate dalla Fasea. E’ stata la giornata dei periti e del brigadiere della Gendarmeria che ha effettuato i primi controlli dopo le denunce di un comitato di cittadini sorto per l’occasione.

Il perito del Tribunale non ha nascosto la criticità della situazione da lui trovata sull’area aziendale. Un dato su tutti: “Praticamente impossibile contare le taniche depositate”,oltre al perito anche il brigadiere dei Gendarmi non è stato in grado di quantificarne il numero.

Ma torniamo al perito: “La criticità riscontrata era notevole sia per l’ambiente sia per gli stessi lavoratori. Si è accennato a scarichi posti sul confine dell’area. Ma quello che più ha colpito sono due numeri: “Dalle analisi si è riscontrato che i liquami inquinanti erano 50 volte sopra il limite per terreni industriali e di 700 volte oltre le are a verde pubblico e residenziale”.

L’impressione avutane è che questi numeri non siano tutti attribuibili all’ultima fase industriale della zona, quella principale della Fasea.

C’è il forte dubbio di un diverso reato: stoccaggio di rifiuti di altre attività considerato anche il via vai di camion di diverse ditta che entrava nell’area Fasea di notte. Ipotesi sollevate in aula, ma non dimostrate al momento in maniera netta. Come pure tutta da dimostrare è la chiusura della fonte d’acqua “Aquino” che sgorgava sul Monte Seghizzo proprio sopra la ditta Fasea.

La fonte Aquino alimentava l’acquedotto di San marino e fu chiusa ad inizio anni 2000 mila. Inoltre ieri si è parlato di lastre di eternit ‘sbroccolate’ rinvenute, di scorie di materiale utilizzato per attività industriale con etichetta ‘pericoloso’,trovate nell’area e del problema che non esistessero sistemi di sicurezza e delle difficoltà per un intervento tempistivo da parte dei vigili del fuoco.

Il procedimento è stato aggiornato a fine giugno. Sarà il turno dei periti di parte. Una ultima annotazione: non risulterebbero richieste da parte dell’azienda per lo smaltimento di rifiuti speciali.