Era il 15 maggio del 2018 quando moriva il sammarinese Leo Marino Poggiali, già Presidente della Democrazia Cristiana. Non ricorre, oggi, nessuna ricorrenza sul personaggio citato. Ma ricordarlo in questo contesto può servire a descrivere l’attività di una parte del Tribunale sammarinese negli anni in cui le inchieste giudiziarie, quella denominata Mazzini in primis, hanno spazzato via una intera classe politica aprendo il campo -come si deduce dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta- al dominio di una “cricca” e dei suoi “referenti” o presunti tali.
Leo Marino Poggiali, infatti, quando in vita, fu “indagato per ben tre volte; assolto altrettante volte; raggiunto dall’ennesimo rinvio a giudizio nel giorno della sua ultima assoluzione”. Errare è umano -dice il saggio- perseverare è diabolico. E provate a indovinare chi era, in almeno una di queste inchieste, il Commissario della Legge che ha condotto le indagini e disposto i rinvii a giudizio? Alberto Buriani… Lo stesso Commissario della Legge che ha poi applicato la carcerazione cautelare a politici di spicco del calibro di Gabriele Gatti, Claudio Podeschi e Fiorenzo Stolfi per poi istruire attorno a un elenco interminabile di politici l’ormai famoso Processo Mazzini, chiuso con assoluzioni e proscioglimenti a raffica.
E lo stesso Commissario Buriani che ha rinviato a giudizio -dopo aver stralciato da esso l’associazione a delinquere che era alla base della carcerazione preventiva, quindi ipotesi di reato smentita dallo stesso giudice che la sollevò e sulla quale impose l’arresto cautelare- Gabriele Gatti, il cui processo di primo grado è ormai avviato verso la sentenza.
Alla luce di tutto ciò, ma non solo, ieri ai Tavolucci, durante l’arringa finale dell’Avv. Filippo Cocco, l’imputato, più che Gatti, sembrava essere il giudice Buriani, al pari dei suoi apparentemente “fedelissimi” e “devoti” giornalisti e “Buriani Boys”…
La ricostruzione di Cocco -che a dire il vero a me che ho seguito con attenzione e “diffidenza” ogni udienza del primo grado del Processo Mazzini non stupiscono per nulla- è apparsa addirittura inquietante: unendo i “puntini”, le parole del difensore, si delinea sempre più chiaramente una sorta di disegno sovversivo, quasi -o forse senza quasi- la descrizione di colpo di stato giudiziario.
Ma, per capire, proviamo anche noi -fingendo di essere di fronte ad una pagina della “Settimana Enigmistica”- ad unirli quei “puntini”, usando le parole dell’Avv. Cocco lanciate in Aula e che descrivono fatti circostanziati e contenuti negli atti. E lo facciamo tralasciando, per ragioni di spazio, l’altro grande “flop” giudiziario sammarinese: i “puntini” degli atti del Mazzini, che renderebbero il quadro ancora più chiaro…
Il 17 ottobre 2015, su ordinanza del Giudice Buriani, venne arrestato Gabriele Gatti. Restò in carcere, in regime di custodia cautelare, ben 192 giorni. Alla base del provvedimento -ha “sentenziato” Cocco- ipotesi di reato per le quali non fu neppure rinviato a giudizio.
Fra le limitazioni imposte alla sua libertà anche il divieto di parlare di politica e di temi giudiziari. Una misura logicamente “incomprensibile” visto che gli è stato impedito di difendersi dopo essere stato delegittimato nella sua immagine su tutti i media sammarinesi e non solo.
Ma i “puntini” più rivelatori sono quelli relativi a ciò che sarebbe successo in o “attorno” al Tribunale. E partiamo da due testimoni d’eccezione, gli attuali Segretari di Stato agli Interni, Elena Tonnini, e alla Sanità, Roberto Ciavatta.
“…E’ accaduto che Buriani ci abbia convocato -sono le parole della prima-. In queste riunioni capitava che si usciva dal contesto e parlavamo di strategie politiche. (…) Ricordo che nella seconda metà di ottobre –periodo in cui Gatti era in carcere, ndr- intercorse una telefonata tra me e Buriani” sull’opportunità “di inviare nelle case dei sammarinesi l’intera ordinanza dell’arresto di Gabriele Gatti. Lui mi rispose che questo poteva essere utile”. Lodevole l’onestà dell’ammissione, ma, Egregio Segretario di Stato Tonnini, a cosa, a quale disegno politico, giudiziario, etico, morale o sovversivo, “questo poteva essere utile”? Perchè non ha denunciato pubblicamente all’epoca questa -chiamiamola- irritualità procedurale o etica di un giudice?
“Il dott. Buriani -ammette il secondo, ovvero Ciavatta- riferiva (negli incontri con i cosiddetti “Buriani Boys”, ndr) che a breve Gabriele Gatti sarebbe stato tradotto in carcere”. Cosa che poi avvenne… Anche in questo caso lodevole l’onestà dell’ammissione, ma Egregio Segretario di Stato Ciavatta, non rilevò, all’epoca, in quelle parole, una violazione di Legge da parte del Giudice inquirente? Perchè non lo denunciò pubblicamente, nonostante la sua grande attenzione, oggi, nel denunciare situazioni che ritiene “ombrose” e degne di approfondimento giudiziario?
Eloquente è anche come l’ordinanza di custodia cautelare sia finita, nonostante il segreto istruttorio e nonostante l’influenza che questa avrebbe avuto sull’elettorato, ai media. La risposta in tal senso arriva -ha spiegato Cocco- dal Tenente Stefano Bernacchia secondo cui “i metadati dei file della mail di Ciavatta datagli” dal giornalista che la ricevette “e della mail originale collimano perfettamente”. “Per cui ci siamo tolti il dubbio su chi gliel’abbia data (al giornalista, ndr) questa benedetta ordinanza”, alludendo chiaramente al Giudice Buriani. Ma perchè Buriani si preoccupava così tanto di distruggere l’immagine di Gatti, dopo aver distrutto -sempre grazie al lavoro di organi di informazione e giornalisti- l’immagine di altri leader politici sammarinesi. Perchè, Egregio Dott. Buriani, inchieste risoltesi in un nulla di fatto in termini di condanne sono riuscite a spazzare via una intera classe politica aprendo la strada -ripeto, lo sostiene la Commissione di Inchiesta non io- all’affermazione di una “cricca”, poi dominante sul Titano?
Poi tanti altri “puntini”… Ma di questi parleremo domani. Già questo, però, è sufficiente per rendere legittima, doverosa una nuova Commissione Consigliare di Inchiesta, finalizzata a individuare la sussistenza di un piano sovversivo attuato in Repubblica nell’ultimo decennio ed eventuali responsabilità politiche nello stesso eventuale duro attacco alla storica democrazia sammarinese.
Enrico Lazzari