…Ma, dopo la condanna in primo grado del Commissario della Legge Alberto Buriani, quale autorevolezza può avere, oggi, l’intera impalcatura che ha dato vita al politicamente dirompente “Processo Mazzini”, alle sue sentenze e alle sue confische?
Ci sono due casi, soprattutto e non solo, fra l’infinito elenco di imputati, che meriterebbero profondi e seri approfondimenti giudiziari. …O fa più comodo, a tutti, adottare la tecnica dello struzzo, mettere la testa sotto la sabbia per scegliere di non vedere ciò che appare evidente? Ho evidenziato nei mesi scorsi e in più occasioni, la necessità di una nuova Commissione consigliare d’inchiesta finalizzata a far luce sulle pesanti responsabilità -se non collusioni- politiche che hanno permesso, apparentemente -talvolta- addirittura favorito e, comunque, non osteggiato, la scalata di un gruppo di potere privato ai vertici di delicate istituzioni finanziarie e politiche dello Stato.
Anche in questo caso, nella scorsa legislatura, salvo una timida iniziativa consigliare di alcuni consiglieri, i “Sessanta” han preferito far finta di non vedere… La speranza è che, in questa legislatura appena iniziata, il fronte delle sensibilità sulla necessità di fare piena luce, a tutti i livelli -politica, dirigenti pubblici, amministratori della giustizia e organi di informazione- su eventuali responsabilità o, peggio, collusioni fra il “gruppo sovversivo” e chi aveva l’incarico di difendere gli interessi dello Stato, si allarghi a macchia d’olio e porti all’approvazione di un decreto Legge che istituisca una indagine parlamentare sulle nefandezze dello scorso decennio.
Oppure, la maggioranza dei “Sessanta” non ritengono i sammarinesi degni di sapere di chi è la colpa del dissesto finanziario e del sistema bancario che oggi influisce sul loro tenore di vita e che influirà per anni sul bilancio dello Stato e sul benessere della comunità?
Perché gli attuali “custodi” della democrazia, ad esempio, per citare un caso concreto emerso dagli atti processuali, non devono provare a capire e poi spiegare ai cittadini per quale motivo l’ex Segretario di Stato del Governo AdessoSm, Simone Celli, nel pieno della vicenda Cis-Stratos, nel condurre in combutta con il Giudice Buriani (lo dice la sentenza-Saldarelli di primo grado del relativo processo, non io) una “tentata concussione” ai danni della Presidente di Banca Centrale, consiglia a quest’ultima di -non ricordo le parole testuali- stringere o rafforzare i rapporti con due dei personaggi più rappresentativi di Repubblica Futura, Nicola Renzi e Mario Venturini, il primo riconfermato in Consiglio Grande e Generale?
Ma questa è un’altra storia… La tematica che intendo affrontare oggi, nel tentativo di spezzare l’oblio in cui la questione si vorrebbe “seppellire”, è ben più “pesante”, perchè un decennio fa l’azione della Magistratura, o di parte di essa, è arrivata a ledere sia la dignità che la libertà di non pochi ex “potenti”, l’immagine internazionale della Repubblica di San Marino e, addirittura, di riflesso, l’indispensabile autorevolezza della Magistratura.
Oggi, dopo che una autorevole sentenza giudiziaria, pur non definitiva, ha sancito che il Giudice inquirente che ha determinato quattro custodie cautelari interminabili di cui tre agli esponenti politici più “potenti” di una intera stagione politica (Gabriele Gatti, Fiorenzo Stofi e Claudio Podeschi), istruito il Processo Mazzini in cui ha portato sul banco degli imputati gli altri “vecchi” della politica sammarinese… Oggi -dicevo- dopo che una sentenza giudiziaria ha appurato sia la “vicinanza” fra il Giudice Inquirente della “tangentopoli” (“farlocca” nella sua fondatezza giuridica, viste le sentenze definitive di assoluzione e proscioglimento già emesse e le relative motivazioni) sammarinese e il cosiddetto “Gruppo sovversivo” ruotante attorno alla governance di Banca CIS; dopo che lo stesso Giudice Inquirente è riconosciuto nella stessa sentenza colpevole di “abuso di autorità” per aver indebitamente aperto una indagine ai danni di Catia Tomasetti e dell’On. Sandro Gozi, poi utilizzata con Celli per “tentare una concussione” ai danni della stessa, che autorevolezza possono oggi avere sia il Mazzini che gli altri processi che, ancor prima di iniziare, hanno spazzato via una intera generazione politica forse “scomoda” e sgradita alla “Cricca”, visto che sono stati istruiti da quello stesso Giudice più o meno direttamente condannato proprio per aver asservito agli interessi privati di quel gruppo sovversivo l’amministrazione della giustizia?
Le continue istanze e “denunce” pubbliche di “violazione dei diritti di difesa” sollevate dagli avvocati difensori durante la fase istruttoria del Mazzini, durante le interminabili e talvolta -almeno moralmente ingiustificabili (mi riferisco in particolare alla madre di un quattordicenne già orfano di padre tenuta per una infinità agli arresti senza una sentenza di colpevolezza) custodie cautelari, possono oggi essere valutate come si intendevano allora, quando il Giudice Buriani era considerato un “eroe”, un paladino della giustizia e non uno degli indagati per associazione a delinquere al fianco di Daniele Guidi o non un imputato su cui grava una condannato in primo grado e, soprattutto, pesantissime valutazioni espresse dal Giudice nelle motivazioni di una sentenza penale?
Senza dubbio no… La chiave di lettura di quei fatti, se fatta oggi, può essere ben diversa da quella di un decennio fa.
Oggi, infatti, esistono elementi concreti, fatti e situazioni descritti in atti giudiziari, capaci di motivare, rendere razionale il sospetto che tutti i processi “politici” come il Mazzini siano stati istruiti non con il fine di perseguire eventuali illeciti ma con quello di favorire un gruppo privato e i suoi sodali… Un po’ come, secondo la “sentenza-Saldarelli” sarebbe accaduto con l’indagine aperta ai danni del Presidente di Bcsm e dell’On.Gozi. E, se -ripeto, come da sentenza di primo grado- è accaduto in quel caso, potrebbe essere accaduto in tanti altri… In particolare nel “caso-Podeschi”, quando, come rivelato da Federico D’Addario (teste riconosciuto attendibile dal Giudice), la coincidenza temporale lascia intendere che quell’arresto cautelare sia stato “ordinato” telefonicamente ad un misterioso interlocutore da Daniele Guidi, già condannato in secondo grado per la truffa ai danni di Fondi Pensione e Fondiss…
Il “Mazzini”, quindi, fu -come dovrebbe- una inchiesta nata per affermare la giustizia o per favorire un gruppo sovversivo che, poi, “fatti fuori” tanti politici di spicco del passato, senza che i “nuovi” politici lo fermassero, riuscì ad occupare posti chiave della gestione bancaria e finanziaria dello Stato, determinando danni da centinaia e centinaia di milioni alle casse pubbliche e quindi al benessere dei cittadini?
Magistratura e politica, risponderanno mai a questo dubbio che oggi appare perlomeno razionale?
Enrico Lazzari