San Marino. Processo Pietro Berti. Un ‘pit stop’ da quattro anni di prigionia

Pietro BertiE’ finita. Almeno la prima parte del lungo e non facile processo a carico del medico di base Pietro Berti.

E’ terminato con una condanna a quattro anni oltre all’interdizione per tre anni. Verrebbe da dire una pena severa se si conoscesse nei dettagli tutto l’iter processuale. Unica certezza è l’imputazione principale: “Violazione della libertà sessuale” (art. 171 cp) traducibile in parole più terra terra in “molestie sessuali” è in soldoni con la prigionia tra i due e i sei anni.
Il Procuratore del Fisco aveva chiesto al termine della sua requisitoria 4anni e 6 mesi.Il magistrato ha avuto la mano più leggera nel decidere i termini detentivi di sei mesi.

Una sentenza che non è piaciuta (come lo era stata la richiesta dell’accusa) al collegio difensivo (Tania Ercolani, Alessandra Greco, An- drea Belluzzi, Massimo Cerbari) che hanno immediatamente prennunciato ricorso: “Non c’è chiara la motivazione per una sentenza di questo tipo. La riteniamo ingiusta e immotivata. Attendiamo con interesse il dispositivo per capire meglio cosa abbia influito nella decisione finale e, di conseguenza, provvedere a fare l’appello.

Dunque è terminata una vicenda che è partita da molto lontano secondo le pazienti accusatrici del sistema di visite che il medico di base Pietro Berti riservava loro.

Una vicenda che è partita sul piano giudiziario il 21 gennaio scorso quando scattarono le manette per il medico dopo l’accusa di una paziente. L’arresto fu motivato per il rischio di reiterazione del reato perché, stando alle indagini, il dottor Berti sarebbe “ricaduto in sue abitudini” co-me le voci che da qualche tempo aveva preso corpo all’interno dell’Iss.

Da qui partirono pure una serie di polemiche: “Se l’Iss aveva dei dubbi, perché non è intervenuta assegnando al medico compiti che l’esentassero dalle visite corporali dei pazienti?

Pure questa è una domanda senza risposta per via del processo celebrato a “porte chiuse” per la dovuta privacy alla decina di pazienti accusatrici.

Insomma una brutta storia cui mancano dettagli e che, se ci fossero, sarebbero da censurare essendo estranei ai fatti. Il Tribunale (giudicante Gilberto Felici, inquirente, Laura Di Bona, procuratore Roberto Cesarini) doveva solo accertare se le visite del dottor Berti erano deontologicamente corrette.

Pare che la pena inflittagli (a metà strada tra il minimo ed il massimo previsto dal codice) indichi chiaramente colpevolezza.

Fissata anche una provisionale complessiva di 30 mila euro per le sei pazienti denuncianti. Ora sta al collegio di difesa spigolare nella dispositivo e trovare cosa abbia indotto il magistrato a condannare Pietro Berti che, ieri all’uscita dall’Aula era visibilmente scosso. Come, del resto i suoi legali.

Gian Maria Fuiano, La Tribuna