San Marino. Profughi, rifugiati, migranti: un fenomeno globale che ancora non conosce il rispetto dei diritti umani fondamentali … di Alberto Forcellini

Il primo report di Amnesty International dopo l’inizio della guerra in Ucraina, ha i colori del disastro umanitario: 4 milioni di profughi, 6 milioni di sfollati interni e oltre 14.000 arresti per chi esprimeva dissenso nei confronti Russia. Dopo oltre quattro mesi di guerra, le cose non stanno migliorando, nonostante gli sforzi dei paesi atlantici per depotenziare il conflitto.

Purtroppo, le violazioni ai diritti umani e al rispetto della democrazia non sono solo fenomeni di uno scenario di guerra. Le conseguenze umanitarie conseguenti ai processi migratori portano l’attenzione anche sulla diversità di trattamento nei confronti delle varie popolazioni e della loro diversa provenienza.

C’è stato un abbraccio corale per l’accoglienza dei profughi ucraini, che mai si era visto da parte dell’Europa e dei paesi europei nei confronti di altri popoli. L’esempio più vicino, dal punto di vista temporale, è quello con i profughi afghani, meno di un anno fa. In fuga dai talebani che avevano ripreso il potere, 2,7 milioni di migranti hanno visto erigere frontiere di filo spinato e muri di cemento armato sui confini della terra promessa..

Una vergogna per l’intera società europea: gli uomini non sono tutti uguali? E le donne? E i bambini?

Ce ne siamo quasi dimenticati, ma i migranti dal sud del mondo, sono tuttora migliaia: anche per l’oro c’è sempre stata più ostilità che accoglienza.

Qual è il problema? Perché hanno la pelle scura, perché non sono cattolici, perché non parlano una lingua europea, perché vestono diversamente da noi?  Perché sono sopravvissuti a mille peripezie, alle violenze, agli schiavisti, hanno pagato una follia un trasporto fatiscente e sognano una nuova vita?

Tre giorni fa, 46 migranti messicani sono stati trovati morti soffocati in un camion abbandonato a San Antonio (Texas). Una delle peggiori stragi nella storia dell’America. La temperatura esterna segnava 39 gradi. Il condizionatore d’aria, spento. Ogni anno qui passano milioni di migranti, 44 mila solo nell’ultimo mese. E il governatore del Texas dà la colpa a Biden perché ha fermato la costruzione del muro voluta da Trump.

Spesso se ne parla nel dibattito politico: ma cosa ne sappiamo davvero dei flussi migratori? Troppo spesso ci si ferma alle sparate demagogiche che vengono dall’estrema destra, o dell’estrema sinistra. Nessuno che approfondisca o faccia qualcosa.

Fino alla seconda metà del Novecento, anche San Marino sapeva molto bene cos’era l’emigrazione. Il paese era poverissimo, l’agricoltura arretrata, l’industria quasi inesistente: quanti giovani sono partiti per l’America, l’Argentina, il Belgio, la Francia. Moltissimi altri andavano a fare la stagione nel ravennate o nel cesenate, dove la campagna era rigogliosa mentre il pane da guadagnare era sempre durissimo. Il boom turistico degli anni ’60 ha invertito la tendenza e molti negozi sono stati aperti grazie anche ai soldi degli emigrati.

Non ci si può dimenticare di cosa vuol dire abbandonare la propria casa, la famiglia, le proprie abitudini per cercare una nuova prospettiva di vita.

Oggi, il fenomeno migratorio è mondiale: si scappa dalla fame e dalla miseria, ma anche dalle guerre, dai cambiamenti climatici, dai regimi dittatoriali. Le ragioni possono essere diverse, per questo si parla di migrazione volontaria, forzata o mista. Non si tratta di categorie giuridiche, anche se alcune di esse sono legalmente riconosciute e tutelate a livello internazionale. Gli stessi termini “rifugiato” e “migrante” hanno una diversa accezione e spesso vengono confusi sui mezzi di informazione. Ciò può compromettere il supporto popolare per l’istituzione del diritto d’asilo, in un periodo in cui sempre più rifugiati necessitano di tale protezione.

Il fallimento della comunità internazionale nel prevenire o fermare i conflitti e trovare soluzioni effettive per contrastare i cambiamenti climatici, ha avuto un impatto drammatico sui flussi migratori, che sono destinati ad aumentare notevolmente nei prossimi anni. Anche la cosiddetta migrazione volontaria è infatti spesso legata a situazioni di sotto-sviluppo e mancanza di opportunità di crescita sul piano socio-economico. Infatti, nonostante vari Paesi in via di sviluppo siano caratterizzati da crescita economica, non sempre questo progresso si lega ad un concreto miglioramento delle condizioni di vita.

Tra gli interventi immediati della comunità internazionale ci sono quelli del contenimento dei cambiamenti climatici e del porre fine ai conflitti, ma soprattutto sarebbe necessario disegnare politiche migratorie efficaci e di largo respiro. Adottare una prospettiva umanitaria avrebbe infatti un impatto immediato sulle vite di milioni di migranti, contribuendo ad un’effettiva integrazione nei Paesi ospitanti. Inoltre, la comunità internazionale dovrebbe condividere le responsabilità a livello regionale, favorendo un processo armonioso di accoglimento. Quello che ha fatto l’Europa per i rifugiati ucraini è un modello esemplare di intervento, che dovrebbe essere esteso su larga scala nei confronti di tutti i migranti.

a/f