La nuova legge urbanistica mira a completare la precedente dando, in particolare, al cittadino la possibilità di sanare vecchi e nuovi abusi edilizi.
In definitiva la legge cerca, dopo anni di abusivismi, più o meno gravi, di tentare di proporre il cosiddetto “anno zero”.
La finalità che il Legislatore intende promuovere è certamente da apprezzare.
Non è sbagliato l’obiettivo, ma i mezzi coercitivi a cui si ricorre e cioè le sanzioni non sono adeguate per mettere il cittadino nelle condizioni di poter accedere al risanamento della propria proprietà e della collettività nel suo insieme e mi spiego.
Il problema degli abusi edilizi è stato ignorato da generazioni di politici; un problema che viene da lontano.
Gli stessi Uffici Pubblici che dovevano almeno osservare il problema, diffuso su tutto il territorio e, credo, non riconosciuto come fatto grave dalla stragrande maggioranza dei cittadini, hanno tralasciato o trascurato di metterlo in evidenza.
E’ presumibile che molti cittadini rinunceranno a proporsi per sanare le proprietà, per l’alto costo, con le conseguenze che poi subiranno nel tempo: demolizioni – paralisi nel trasferimento dei diritti di proprietà.
E’ opinione diffusa che il Consiglio Grande e Generale dovrebbe prorogare il termine per la presentazione della pratica di sanatoria, alleggerire le varie sanzioni per le diverse tipologie di abusivismo ed una rateizzazione agevolata per il loro pagamento.
C’è da osservare che l’abusivismo si è verificato anche nelle opere pubbliche e di conseguenza esiste anche una pesante responsabilità nei confronti di coloro che hanno progettato ed eseguito le opere essendo Funzionari Pubblici.
Comprendo che è un momento particolare in cui viene a trovarsi il Paese, ma non è con l’imporre due “tassazioni” (patrimoniale ed abusivismo) in contemporanea che si può arginare una difficoltà di Cassa da parte dello Stato.
Non è certamente la strada migliore per ripagare il debito: le entrate possono essere migliorate con una crescita del sistema Paese e con un taglio netto delle spese.
Non è con l’istituzione della Polizia Tributaria, come previsto nel piano di sviluppo, che si migliorerà il rapporto tra Stato e contribuente; la Pubblica Amministrazione ha già gli strumenti nell’Ufficio Tributario per un approccio più conforme: non possiamo diventare un Paese in cui i cittadini diventano sorvegliati speciali.
Luigi Lonfernini su Repubblica Sm