San Marino. Prosegue la fuga di medici dal Titano … di Dario Manzaroli

Dr Manzaroli: “Se ne è andato anche il dr. Timo, ortopedico. I famosi concorsi internazionali si rivelano per quello che sono: nebbia che tenta di coprire il disasto. Sembra il remake di ‘Via col vento’, regia di Andrea Gualtieri”.

L’articolo di venerdì scorso che descriveva lo stipendio da superenalotto della dott.ssa Giordani, ha provocato molti commenti – sempre graditi ed utili – generalmente concordanti con le affermazioni fatte ed uno solo di giustificazione: “… forse la cifra percepita è troppo elevata, ma la dottoressa deve occuparsi del rapporto ospedale-territorio…”.

La cifra non è troppo elevata ma stratosferica ed ingiustificata anche per un teorico tempo pieno.

Inoltre si confronta con il furto scandaloso che viene effettuato ad esempio sulle pensioni anche di chi ha versato per 40 anni. Vergogna!

Inoltre osservo la catena di comando già elefantiaca esistente: Comitato Esecutivo; Direttore Generale; Direttore sanitario e socio-sanitario; Direttore Dipartimento Socio-Sanitario; Direttore UOC cure Primarie; Staff Direttore UOC Cure Primarie (due Medici) Coordinatore UOS Centri sanitari (tre medici). 12 professionisti a tempo pieno per coordinare il rapporto fra un ospedale di 100 posti letto e tre centri sanitari non sono sufficienti? Mi verrebbe da dire: non sono addirittura troppi? Ce ne vuole un altro, una specie di Ufo che non sa neppure dov’è San Marino? A fare cosa? Perché aggiunto a tutti gli altri?

Non dico altro per non infierire, ma bene hanno fatto il dr. Ceccarini ed i coordinatori dei Centri sanitari a dimettersi. Intanto se ne è andato anche il dr. Timo, ortopedico. I famosi concorsi internazionali si rivelano per quello che sono: nebbia che tenta di coprire il disastro.
Sembra il remake di “VIA COL VENTO “ regia di Andrea Gualtieri.

Desidero segnalare una importante iniziativa, portata avanti da un gruppo di donne sammarinesi, per una legge di iniziativa popolare per regolamentare l’interruzione volontaria di gravidanza.

Tre premesse sono indispensabili.

La prima: nessuno è favorevole all’aborto. Quindi è sbagliata la contrapposizione fra presunti abortisti e presunti difensori della vita.
La seconda: va ribadito il diritto della donna all’autodeterminazione e la constatazione che esistono poche ma reali situazioni in cui una gravidanza indesiderata nuoce alla sua salute fisica e psichica.

La terza: lo Stato ha il diritto-dovere di regolamentare l’accesso alla interruzione volontaria di gravidanza; i membri di gruppi confessionali, religiosi ecc. hanno la possibilità di attenersi alle loro regole auto scelte, ma non hanno il diritto di imporle a chi non le condivide. Nel nostro territorio non esiste una legge che disciplini in maniera chiara e trasparente il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza.

Con grande ipocrisia si è contato sul fatto che quello che non si può teoricamente fare qui, si può fare a pochi km di distanza nella Repubblica Italiana, che – ultima in Europa – ha disciplinato l’accesso all’aborto nel lontano 1978. Quaranta anni fa.

Questa furbata alla sammarinese denota grande ipocrisia, immaturità e codardia delle varie classi politiche succedutesi in tutti questi anni. Essa inoltre ha determinato un’area grigia di ambiguità, di non detto, che penalizza le fasce più povere anche culturalmente della popolazione e limita la comprensione di fenomeni sociali che invece devono emergere ed indirizzare le politiche sanitarie.

Fortunatamente in passato l’ISS ha adottato la gratuità dei principali anticoncezionali e Salute Donna per anni pionieristicamente ha portato avanti un vasto programma di educazione all’affettività in tutte le scuole della Repubblica. Queste politiche di sensibilizzazione, informazione ed educazione sanitaria devono continuare perché sono l’unico mezzo per non dovere ricorrere all’aborto che deve rimanere una soluzione estrema ed eccezionale in una società che vive liberamente ed in modo maturo la sessualità.

La proposta di legge di iniziativa popolare ha già raccolto molte firme, si può ancora firmare come importante contributo e segnale verso una concezione autoritaria e repressiva della famiglia, della donna e della sessualità che purtroppo riemerge sotto le sembianze della difesa della famiglia naturale, ma in realtà come progetto di ritorno al passato di forze oscurantiste, autoritarie, razziste.

Dario Manzaroli