San Marino. Prove di ricomposizione a sinistra, in attesa delle elezioni. E la Dc sta a guardare … di Alberto Forcellini

La colomba l’hanno mangiata, contro tutte le previsioni dei politologi da bar. Forse mangeranno anche il prossimo panettone, poi si vedrà. Le fibrillazioni della maggioranza cominciano ad essere sempre più evidenti, anche se tutto sommato la squadra lavora, prosegue con le riforme, adotta provvedimenti importanti come quelli sul debito pubblico. Eppure, le punzecchiature reciproche non mancano, a volte sembrano piuttosto incomprensibili se non si fa una lettura più profonda. I dati ufficiali da analizzare non sono tanti, ci limiteremo ai segnali che comunque appaiano.

Cominciamo dall’ambizioso progetto di ricostituzione di una grande area progressista, mettendo insieme tutte le varie anime della sinistra. L’obiettivo lo possiamo immaginare: arrivare ad una coalizione capace di conquistare più seggi della DC. Uno solo basterebbe per prendere in mano il pallino e scegliere un alleato a piacere.

Le trattative cominciano piuttosto bene già all’inizio dell’anno. Ci lavorano il PSD, il PS che nel frattempo sta reclutando i socialisti storici, Libera e MD di Pedini. Torna in auge anche Paride Andreoli e pare che al tavolo mostri interesse Motus, nonostante le sue simpatie per RF. Non ci sono notizie certe dei fratelli Berti (oggi ancora in NPR) e neppure di Area Democratica.

Tutto bene, finché Iro Belluzzi lascia il PSD, improvvisamente e senza apparenti motivazioni. Rimane in maggioranza, ma si trasferisce nel gruppo di Libera. Anche ai più sprovveduti appare chiaro che il dialogo, già di per sé difficile, tra le due aree più grandi della sinistra, subisce un colpo mortale. Siamo appena a metà febbraio e il giochino si è già rotto.

Libera sembra avere le maggiori chances di proseguire il progetto della grande sinistra perché ha il gruppo consiliare più importante, ma arriva la tempesta Ciacci. Per quasi un mese silenzio assoluto, finché nella conferenza stampa di metà aprile, Libera rilancia Ciacci e mette in evidenza il progetto politico di fondo con la presentazione ufficiale del ritorno di Tony Margiotta. Il messaggio è forte ma non è chiaro, perché corrono voci su varie defezioni. Non tutti dentro al partito hanno digerito come è stata gestita la défaillance causata da Ciacci, avrebbero preferito altre reazioni e pare che si siano rivolti altrove.

A fine marzo, Denise Bronzetti si allea con Rossano Fabbri nel Movimento Ideali Socialisti. Un’altra mossa che, a prima vista, non lascia intravedere come si collocheranno nello scacchiere ancora in fieri: con Libera o con il PSD?

E poi c’è Pedini Amati, che ormai per la seconda volta annuncia la sua volontà di non ricandidarsi. Le malelingue raccontano che si sarebbe messo in rotta di collisione con Rete, come del resto dimostra un comunicato di alcuni giorni fa con cui esprime la sua acrimonia verso alcune attività degli alleati. Pare anche che ci sia un problema di leadership nella ricostituenda sinistra. Tuttavia, non c’è nessuno che scommetta sul fatto che Pedini non sarà presente alle prossime elezioni, la politica è nella sua natura di combattente.

Il dato di fatto è che un clima idilliaco dentro alla coalizione di governo praticamente non c’è mai stato. Pare che Motus, recentemente, di fronte alla soddisfazione della maggioranza per il rinvio a giudizio dei manovratori della passata legislatura, se ne sia uscito dicendo: noi non c’eravamo, non ci importa nulla. Oppure, se pensiamo al capogruppo Dc Mussoni, il quale nell’ultimo Consiglio critica aspramente solo i due SDS di Rete. Per il resto, la DC continua a non esplicitare orientamenti politici diversi da quelli che hanno messo insieme l’attuale maggioranza. Questo, nonostante le forti differenziazioni interne attraverso correnti che hanno simpatie e, forse, obiettivi diversi. C’è chi corteggia la sinistra, non si sa bene quale; c’è chi è sempre innamorato di AP, ora RF; c’è la corrente integralista di CL; c’è chi coltiva l’antica amicizia con il PS, e c’è chi sta sulla sponda del fiume ad aspettare.

Di recente, Rete convoca la sua assemblea per discutere un documento politico programmatico, ma non scopre le carte.

Anche sul fronte dell’unificazione della sinistra sembra che ancora ci siano idee poco chiare. Nel sondaggio avviato da Giornalesm.com, il presidente PSD Matteo Rossi invita ad invertire la diaspora, Rossano Fabbri invita a smettere di guardare nello specchietto retrovisore; Ciacci punta diplomaticamente sul suo gruppo; Paride Andreoli parla di una sfida molto difficile ma non impossibile. Nessuno che dia un orientamento preciso.

Ci sono ancora molte carte in giro da scoprire e riallineare, per questo le elezioni non sembrano così vicine. Intanto il governo cercherà di portare a casa quanti più risultati possibile, perché è l’unica arma che può opporre all’unificazione a sinistra.

Dal punto di vista dei cittadini, quello che manca alle forze politiche, non tutte ma in alcune è molto evidente, è la carica ideale. Se si lasciassero da parte gli interessi particolari, molto probabilmente tanti problemi verrebbero superati con maggiore facilità. E le elezioni rimarrebbero in calendario alla naturale scadenza della legislatura.

a/f