Marino Riccardi, uno degli esponenti di spicco della corrente “democratica” del Psd non ci sta e rimanda al mittente le voci che vorrebbero il partito spaccato in due.
“Le cose non stanno così – afferma Riccardi – in Direzione l’altra sera la linea di coloro che volevano aprire il dialogo con la Dc è passata a larghissima maggioranza. Hanno votato a favore la componente socialista, larga parte della componente democrata e anche quei compagni non riconducibili all’una o all’altra corrente”.
Proprio lei Riccardi spinge il partito verso la Dc?
“Colgo la provocazione, ma mi lasci spiegare. Credo che il mio percorso politico abbia dimostrato nei fatti che non sono filodemocristiano. Anzi rivendico con forza di essere più comunista io di molti altri che lo sbandierano”.
A maggior ragione, insisto, non capisco perché allora si sia schierato con Belluzzi nel volere appoggiare la Dc. Può spiegarlo?
“E’ una questione pratica. Abbiamo delle priorità da affrontare e interventi urgenti che il Paese attende. C’è la disoccupazione, la questione banche e le pensioni solo per citarne alcune. Serve una maggioranza coesa che possa dare risposte concrete. Non possiamo perdere tempo a litigare come già avvenuto. Oggi c’è l’occasione di avere una coalizione compatta formata dai soggetti politici più rappresentativi che senza le bizze di piccoli gruppi o partiti possano finalmente fare delle scelte precise, quegli stessi interventi che finora qualcuno per questioni puramente ideologiche ha bloccato. Era un’occasione da prendere al volo. Dall’altra parte vedo una miriade di partiti e movimenti che difficilmente tutti assieme possono governare. Il Psd è un grande partito con una grande storia: abbiamo il dovere di governare e attuare le riforme che la nostra base ci chiede”.
Ha ragione lei. Per fare le cose bisogna essere d’accordo. Sbaglio però se dico che fino a ieri non mi sembravate proprio in sintonia con la Dc, soprattutto per quanto riguarda la questione banche?
“E’ vero, con la Dc abbiamo avuto scontri e io in particolare sono stato critico in alcuni frangenti. Proprio per questo dobbiamo accelerare il confronto e metterci d’accordo sui punti più importanti. Le posso comunque assicurare che al contrario che con altri, con la Dc è possibile trovare una sintesi. Abbiamo gli stessi obiettivi senza contare che un conto è trovare un accordo programmatico con uno e due soggetti, un altro con tante forze molto diverse fra loro. Oggi chi vuole mandare la Dc all’opposizione non ha argomenti e senza argomenti si rischia di durare poco”.
Nonostante questo i democratici del Psd non mollano… come finirà?
“Con tutto il rispetto la questione mi pare già chiusa. Il confronto è certamente ancora aperto ma credo sia arrivato il momento di seguire con determinazione e senza ripensamenti la strada tracciata in Direzione. Quando si vota democraticamente bisogna accettare le decisioni che si sono prese, in particolar modo quando vengono assunte a larga maggioranza”.
Quali sono i prossimi passi che seguirete?
“Guardi, le rispondo dicendole che i tempi stringono e vorrei che finalmente si cominciasse a parlare di punti programmatici e cose da fare. Non mi piace la piega che sta prendendo il dibattito politico con toni accesi e termini sopra le righe. Senza contare che ci troviamo sotto attacco dall’esterno con capitali esteri pronti a entrare nel sistema economico per rilevare le nostre banche sotto costo. Abbiamo un dovere verso i risparmiatori. Non a caso i nostri elettori, la nostra base ci chiede un governo stabile che possa fare le cose e sappia governare senza essere soggetti ai ricatti di questo o quell’altro. Mi auguro che possa prevalere il buonsenso per mantenere unito il partito”.
La Tribuna.sm