C’era uno studio statistico, datato ormai qualche anno fa, che poneva San Marino in testa alla classifica mondiale per la lunghezza della rete stradale in proporzione all’estensione del suo territorio. La qual cosa potrebbe essere positiva, se si considera che ci sono strade anche per raggiungere le località più isolate.
Il problema è che le strade, specialmente in zone fortemente urbanizzate, non hanno marciapiedi, né aree di sosta per le macchine, né tantomeno per le biciclette. Spesso si trasformano in piste da corsa per automobilisti spericolati. Per fortuna, di recente, i rilevatori di velocità sono stati inseriti nei tratti più veloci. Ciò nonostante, capita ogni tanto di leggere sulle cronache di pedoni investiti.
La Superstrada, che alle origini avrebbe dovuto essere un collegamento rapido tra Rimini e San Marino, ora non è altro che una strada urbana, per altro assai pericolosa con tutti gli attraversamenti a raso che ancora non sono stati tolti. Peggio ancora, manca di rotonde in alcuni incroci particolarmente pericolosi. Se ne parla da anni, una decina o forse più, ma dopo la realizzazione della rotatoria di Murata (due anni di lavori, come il ponte Morandi, e adeguamenti recenti con cantiere aperto in mezzo al traffico), delle altre non si sente più parlare.
Ci saranno nel nuovo PRG le rotatorie all’altezza dell’incrocio per Torraccia (che è in mezzo a una curva, quindi pericolosissimo) e all’incrocio di Cailungo verso l’ospedale? Anche questo sito è molto pericoloso a causa delle persone che attraversano a piedi e delle macchine che passano da una parte all’altra dell’incrocio senza rispettare il divieto.
Eppure, sulla validità delle rotatorie vale l’esempio di quella di Borgo Maggiore all’altezza del distributore Agip. Qui infatti confluisce il traffico proveniente da Città, Dogana e Gualdicciolo. Spesso traffico pesante che parte o raggiunge le zone industriali. Prima che fosse realizzata la rotonda c’erano incidenti tutti i giorni, talvolta con feriti gravi e perfino decessi. Poi, praticamente azzerati.
Altra rotonda miracolosa è quella di Cailungo, prima dell’acquedotto. Anche su questo tratto di strada, in forte discesa, c’erano incidenti quotidiani, spesso gravissimi. Quanti giovani hanno lasciato la vita su quel pezzo di asfalto! E poi, anche qui, incidenti azzerati.
Non si capisce perché nei Comuni limitrofi, le rotonde crescano come funghi e a San Marino, dove le rotonde ormai sono ovunque, sia così complicato e costosissimo mettere in sicurezza alcuni incroci nevralgici.
Riguardo alla sicurezza, ci sono tratti sulla Superstrada che, in caso di incidente, con tutte le macchine ferme perché non ci sono vie di fuga, sono irraggiungibili perfino dalla Polizia e dall’ambulanza. Dalla rotonda di Fiorina all’ingresso di Serravalle, ad esempio, non c’è modo di uscire.
Di suggerimenti sulle buone pratiche per intervenire sulla viabilità urbana è piena la letteratura di settore. Numerosi esempi ci vengono dalle città vicine, che hanno avuto il coraggio di ridisegnare la viabilità interna, di togliere le macchine dai centri storici e addirittura di trasformare in parco alcune aree parcheggio. Rimini, Riccione, Cattolica hanno realizzato progetti molto coraggiosi in termini di viabilità, nonostante l’alta concentrazione residenziale, commerciale e alberghiera, spesso in diretta connessione con le strutture di servizio della spiaggia.
Indubbiamente, intervenire sulla Superstrada può essere complicato e forse neanche di immediata comprensione per i cittadini e per le attività. In tutte le città, stanno prendendo rapidamente piede nuove forme di mobilità urbana condivisa e connessa, che offrono soluzioni convenienti e sostenibili per il pendolarismo o per i semplici spostamenti urbani, in alternativa ai trasporti pubblici, che fuori confine sono sovraccarichi e che a San Marino viaggiano praticamente vuoti. Questo è un altro annoso problema, di cui finora si è solo parlato inutilmente, cosicché un servizio si è tramutato in un costo puro. Solo spreco.
Cambiare rotta e “ricostruire meglio” i modi con cui la popolazione si muove potrebbe essere l’indirizzo giusto per quella mobilità sostenibile che non guarda soltanto al trasporto elettrico, ma anche al dialogo con la città, alla sicurezza e all’estetica. Già, le strade sono brutte e sporche, spesso non collegano ma tagliano le zone residenziali rendendo impossibile la comunicazione tra loro. L’esempio di Dogana Bassa e Dogana Alta è emblematico di come questo concetto sia vero.
Non sappiamo se ci sia un manuale per i decisori politici, certo è importante saper riconoscere le forti interconnessioni tra le diverse dimensioni della pianificazione urbana, saper adottare un approccio multidisciplinare alla mobilità urbana sostenibile, essenziale per soddisfare le esigenze della popolazione: di chi si muove per lavoro, di chi commercia con chi si muove, di chi si muove per turismo o per diletto. È importante anche saper coniugare praticità ed estetica, perché la bellezza pacifica e soddisfa gli animi. Ovviamente, i decisori politici devono saper prendere le scelte conseguenti, senza temere le critiche immediate e immancabili, ma devono invece sapere aspettare gli apprezzamenti che vengono quando un PRG è ben fatto.
a/f