San Marino. “Quale Repubblica”, la mostra fotografica di cinque autori sammarinesi per cinque sguardi diversi sul nostro Paese

Ci sono luoghi che attraversi tutti i giorni, per tutta la vita, a cui non fai nemmeno più caso e poi li rivedi, per caso, nello scatto di un fotografo, che è un artista, e allora ti accorgi che sono pieni di poesia. Ci sono altri luoghi, conosciuti, frequentati e poi improvvisamente scomparsi dal nostro comparto visivo, dimenticati, finché la foto di un autore li ripropone com’erano e come li abbiamo amati. 

Cinque fotografi per cinque sguardi su san Marino, riuniti in un’unica mostra dal titolo “Quale Repubblica”. Cinque differenti analisi che partono da un punto di vista individuale, o magari collettivo, per descrivere una San Marino territoriale, sociale, politica e artistica (perché no?) fuori da quegli schemi oleografici che parlano solo di convenzionalità. Una vera e propria ricerca autoriale da parte di chi usa la fotografia come potente mezzo di comunicazione. In sintesi, fotografie d’autore per una riflessione artistica su “quale Repubblica” faccia da contesto alla loro vita. E a quella di noi tutti. 

Cinque nomi che, da soli, danno la caratura artistica di un laboratorio che ha richiesto un anno di lavoro: Jean Franco Bernucci, Giorgio Busignani, Arcangelo Gabriele Mazza, Gabriele Giardi, Marco Vincenzi. Sabato 9 agosto, a Palazzo Graziani, il vernissage della mostra dedicata alle loro opere, resa possibile dalla sensibilità di aziende capaci di indirizzare il loro successo ad un mecenatismo locale tanto più apprezzabile, quanto spesso insospettabile. In programma per il 29 agosto il finissage, con la presentazione di un libro (AIEP editore) che avrà il compito di immortalare la transitorietà della mostra. 

La poetica del silenzio che riempie la notte è il tema scelto da Jean Franco Bernucci. Il quale, per costruire visivamente ricordi e sensazioni, si affida alla tecnica del foro stenopeico, esaltata dalla dimensione notturna e dal silenzio che dilata i tempi, molto lunghi, dell’esposizione. È un silenzio a volte rumoroso, per il sovrapporsi dei pensieri che lo invadono e che fissano luoghi finora appartenuti solo alla dimensione del ricordo. 

Anche la numerosa serie di fotografie prodotte da Giorgio Busignani trae spunto e riferimento dalla memoria. Sono fotografie che sedimentano fisicamente l’esperienza di toccare con lo sguardo, quindi con la mente, un mondo che fa parte del proprio vissuto, tracce a volte impercettibili, a volte più definite, fatte di suggestioni che rimandano ad un mondo che non c’è più. Parlano di una bellezza che è personale e intima, ma capace di quell’intensità emotiva che nasce ai margini della percezione. 

L’atteggiamento assunto da Gabriele Giardi per il suo progetto, si affida ad una visione frontale del soggetto indicato, con uno stile apparentemente documentario e catalogatorio, che invece guida ad una ricerca visuale che alla fine risulta essere altro da ciò che si vede. C’è in sostanza un sottile rimando a quella foglia di fico che, come in questo caso, mostra qualcosa per celare ciò che sta dietro. Chiarissimo, dunque, l’intento di portare l’attenzione a quella deriva socioeconomica e culturale, che la Repubblica vive da qualche decennio a questa parte.

Arcangelo Gabriele Mazza ritrae le piazze dei nove Castelli. È una serie di fotografie realizzate nell’estate del 2013, poi rimaste nel cassetto e riportate a nuova vita per questo speciale progetto. Sono nove grandi immagini che mostrano molto di più di quanto realisticamente si possa vedere: spazi non fruibili, più parcheggi che piazze, l’effetto della luce artificiale, l’ombra di una statua o di una chiesa. Tutto racchiuso in quella magnifica solitudine che solo la notte è capace di ammantare di poesia. 

A chiudere, la serie di fotografie realizzate da Marco Vincenzi, poi montate anche in video. Immagini che prendono in esame in modo simbolico l’idea della naturalità di certi elementi, piuttosto che l’artificiosità di altri. Anche qui lo stile è documentale, schietto, del tutto spontaneo, sulla società che osserva. Lo sguardo è necessariamente affilato; ma non è mai schierato, né allineato su posizioni didascaliche, perché non c’è niente di giusto, o di sbagliato, che abbia valore per tutti. 

La percezione d’insieme, al termine della mostra, è quella di esperienze stilistiche diverse a cui i singoli autori si affidano autonomamente per dare vita a pensieri, ricordi ed emozioni che stabiliscono la cifra della loro vita e della loro arte. Una sintesi che ben rappresenta “Quale Repubblica” sia San Marino oggi, in cui tanti si possono riconoscere. E magari perdersi…