Seppure i problemi che attanagliano il Paese, all’apparenza, siano altri -caro energia, deficit delle case pubbliche, assenza di progettualità, rating internazionale e così via- oggi voglio affrontare un tema -altrettanto e solo apparentemente- “minore”: la libertà di espressione del pensiero, il diritto di opinione e di semplice cronaca.
Nessuno, o quasi, ne parla, né intende ogni attacco a questo principio basilare di ogni comunità democratica una priorità. Eppure -scusatemi ma non ricordo chi e quando lo sostenne in una sintesi perfetta- “la battaglia più importante di tutte è quella sulla libertà di parola”, perchè “persa quella nessun’altra potrà più essere combattuta”. Del resto, secoli prima, ad essere chiarissimo fu nientemeno che Confucio: “Quando le parole perdono il loro senso, le persone perdono la libertà”.
Siamo ancora convinti, ora, che la delicata tematica della libertà di espressione, il diritto di informare e commentare, sia un tema secondario rispetto, ad esempio, al crescente debito pubblico? No… Sarebbe illogico.
Perchè è importante affrontare questa tematica oggi vi chiederete. Semplice, perchè è in atto un attacco spropositato -all’apparenza meramente vendicativo-, contro uno degli organi di informazione sammarinese, tecnicamente un “sito di informazione”, ma assai più seguito di ogni altro media “ufficiale” del Titano, come confermano gli asettici numeri di click e visualizzazioni delle sue singole pagine.
Inutile evidenziare di quale “sito” si tratti, ma per estrema chiarezza lo faccio: GiornaleSM, questo sito, che -senza alcuna interferenza o censura (e non credete sia scontato ovunque)- ospita con entusiasmo i miei pensieri, i miei commenti e i miei approfondimenti sul quotidiano della Repubblica di San Marino. Certo, le mie opinioni, come quelle di chiunque altro, possono essere condivise o meno, ma vitale per la sopravvivenza di ogni democrazia compiuta che ci siano (e mi riferisco alle opinioni in quanto tali, a prescindere da chi le esprima).
Non voglio scendere nel merito di ciò che ha scatenato questa serie di attacchi ad un punto di riferimento importante dell’informazione sammarinese -salutati con entusiasmo da alcuni sui social- per non svilire la delicata e importante tematica, peraltro ribadita nientemeno che dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nonché in alcune sentenze -con al centro sempre l’informazione elettronica in questione e colui che la ha creata e la guida- pronunciate recentemente dal Giudice Giuseppe Severini.
La Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, è quanto mai chiara, come citato in una di queste citate sentenze: “L’ordinamento sammarinese riconosce, garantisce ed attua i diritti e le libertà fondamentali enunciate nella Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti” in cui si afferma che “il diritto fondamentale di libertà di espressione include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.
Ma non solo… Ancor più netto è il Patto internazionale sui diritti civili e politici del ’66 che afferma: “La libertà di espressione comprende la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di qualsiasi specie”.
Un principio ribadito -e rafforzato- il 28 agosto scorso, un paio di settimane fa, in una ennesima sentenza del giudice Giuseppe Severini nella quale si riconosce lo strettissimo legame fra “informazione e forma democratica di Stato”, e nella quale si definisce ancora una volta, che “la libertà di manifestazione del pensiero, che include la libertà di informazione e il giornalismo”, è “una pietra angolare nell’ordinamento democratico”.
Come dire che nulla, ”nessuna tessera professionale, nessun gruppo o corporazione può arrogarsi il diritto di informare in esclusiva, precludendo lo stesso diritto ad altri individui.”
Quindi ”chiunque, iscritto o non iscritto al relativo albo, può informare ed esprimere la sua opinione, sui media riconosciuti come tali o su qualunque altro mezzo lecito ritenga più opportuno. A vigilare sulla correttezza e conformità delle informazioni diffuse dovrà essere, poi, l’autorità giudiziaria, unico potere autorevole e legittimato a farlo.”
Le varie organizzazioni, anche se disposte e incaricate da controverse legislazioni liberticide, possono rivestire al limite il ruolo di un normalissimo gruppo di autotutela, il cui potere di censura può essere limitato agli aderenti. In caso contrario -come del resto, secondo me, si sta evidenziando sul Titano in questi giorni- ogni presa di posizione pubblica assunta da uno di questi organismi su iniziative, professionisti o semplici cittadini che esprimono opinioni o informano il Paese di un fatto di cui sono a conoscenza, assumerebbe i toni della censura o, nella migliore delle ipotesi, del più becero corporativismo a tutela esclusiva non del bene collettivo ma del privilegio di un ristretto gruppo, qualunque esso sia.
Ma, chiariti i principi, scendiamo nel dettaglio di ciò che mi ha “turbato”. Era il 7 settembre scorso quando la Consulta per l’Informazione, trovando ampia eco sui media sammarinesi, emanava addirittura un comunicato stampa per “bacchettare” nientemeno che la Segreteria di Stato all’Informazione colpevole, secondo la Consulta stessa, di aver emanato un comunicato “troppo vago, ingenerosamente generico e non ben indirizzato il richiamo alla prudenza fatto”.
Prudenza che, ovviamente, non ha caratterizzato la nota dei “giornalisti” ufficiali. Ma a che titolo, mi chiedo, la Consulta censura l’azione di chi -per una precisa scelta che condivido da sempre- non aderisce ad alcuna corporazione o gruppo su cui la Consulta medesima ha, o potrebbe avere, alcun potere?
Non vi sembra assurdo che proprio l’organismo che dovrebbe difendere la libertà di espressione sancita sia da autorevoli sentenze sammarinesi, nonché da altrettanto autorevoli patti o convenzioni internazionali, risulti oggi l’autore di ciò che appare -almeno a me- un indebito attacco ad una delle libertà democratiche fondamentali?
Ripeto, non voglio scendere nel dettaglio della vicenda ma concentrarmi sul principio. Potrei ricordare che fra i vertici gestionali della Consulta c’è un membro con una condanna (non so se definitiva) per diffamazione ai danni del “padre” di GiornaleSM, e già questo toglierebbe ogni autorevolezza all’organismo nel bacchettare l’azione informativa di questo sito di informazione… Ma non è questo il tema. Il tema è la qualità della democrazia. E l’assurdo che a metterla in “pericolo” sia un organismo incaricato di tutelarne uno dei principi base.
Perchè è successo? Perchè l’attuale gestione non è all’altezza del delicato compito che si è assunta? Se così fosse basterebbe azzerarne tutti i dirigenti, dal Presidente all’ultimo dei membri con ruoli dirigenziali, e nominarne di più attenti e sensibili al loro mandato…
Oppure perchè proprio la presenza di un simile organismo è di per sé una minaccia per la libertà di espressione? In tal caso risolvere l’anomalia democratica sarebbe più lungo e complesso perchè si renderebbe necessaria una riforma legislativa radicale…
In ogni caso, la vicenda è -ripeto, a mio parere- grave e impellente. E richiede un intervento immediato perchè ne va della qualità della democrazia sammarinese.
Enrico Lazzari