Riceviamo e pubblichiamo integralmente

Carissimo direttore Severini,
la ringrazio per aver dato spazio alla tematica sanitaria, recentemente, sul suo giornale online.
Le sarò grato se deciderà di darmi la possibilità di esprimere anche la mia opinione.
Mi occupo di ricerca e sviluppo di tecnologie biomedicali da oltre 10 anni e dopo un percorso accademico presso l’università di Torino e diversi progetti all’interno di aziende leader del settore, da circa 3 anni siedo nella commissione mondiale della società scientifica americana ASTM che ha come obiettivo quello di definire gli standard di efficacia e sostenibilità dei nuovi dispositivi medici.
La Repubblica di San Marino da tempo sta analizzando il proprio modello sanitario valutando come intervenire per migliorarlo ed adeguarlo ai tempi. Mi permetto di dire che il fulcro di un progetto sanitario deve essere la sostenibilità, l’appropriatezza, la possibilità di fruire da parte di tutti delle cure più recenti ed efficaci e di farlo in tempi accettabili.
Nell’ultimo decennio la richiesta di sanità-benessere dei pazienti è evoluta, la società sta invecchiando e tutti i paesi con un buon welfare hanno dovuto prodigarsi a capire come rendere sostenibile un numero di prestazioni crescenti con richieste di specializzazioni sempre più elevate e con costi sempre maggiori
Oggi si parla di aziende sanitarie e non più di ospedali, viene adottato un sistema di valorizzazione complessivo alle prestazioni (DRG) e si inizia a parlare di programmazione sanitaria.
Da oltre 20 anni in tutta Europa si è capito che non è pensabile di “produrre” ovunque ogni tipo di prestazione sanitaria. Nascono così gli ospedali di riferimento che delocalizzano le realtà minori e periferiche a favore di ospedali iperspecializzati e capaci di offrire altissimi servizi di primario interesse (emergenza, pediatria, chirurgia ad alta complessità).
Sistemi sanitari evoluti hanno sancito da anni il fallimento di strutture di “tuttologia”, soprattutto quando l’entità demografica è ristretta nel tentativo di far fronte a spese inutili e, soprattutto, bassa qualità dei servizi e degli interventi.
Negli stessi paesi si è dibattuto aspramente sul concetto di sanità “privata” in quanto la sanità è un diritto di tutti .
Oggi il privato è, nella stragrande maggioranza dei casi, un erogatore di prestazioni per conto del sistema nazionalee, grazie ad una struttura più snella, ha la possibilità di formalizzare contratti di libera professione con i medici, contenere i costi della struttura e erogare prestazioni di alta qualità in tempi rapidi.
La struttura convenzionata non solo non è un costo per lo statoche acquista prestazioni solo se ne ha necessità, ma al contrario ha costi bassi e prevedibili rispetto ad una produzione interna in cui le voci di spesa si aggrovigliano “pericolosamente”.
Senza presunzione mi permetto di prescrivere una ricetta per il sistema sanitario sammarinese che in questo momento storico ha una grandissima occasione.
L’ISS deve rimanere il soggetto centraledell’erogazione di prestazioni sanitarie potenziando quelle di emergenza, di alta complessità e strutturandosi per gestire il progressivo invecchiamento della popolazione con dei servizi residenziali sanitari adeguati.
Tutto ciò che è “a bassa complessità”, a partire dai servizi ambulatoriali sino agli interventi chirurgici e terapeutici minori, deve essere acquistato da soggetti sanitari qualificati ma esterni potendo così modulare l’erogazione del servizio in base alle richieste senza investimenti strutturali e tecnologici che, dati i numeri, non possono essere sostenibili.
Con il convenzionamento di strutture limitrofe, l’ISS può garantire un ruolo di controllo delle prestazioni erogate e una rapida riduzione delle liste di attesa, beneficiando di un notevole risparmio economico.
Vi sarebbero indiscutibili vantaggi anche per l’occupazione in quanto il personale ISS in primis potrebbe essere impiegato in convenzione tramite semplici accordi di attività extra-muraria e, grazie al coinvolgimento di medici di primo piano messi a disposizione dal privato crescerebbero le richieste a fronte dell’indotto di pazienti derivanti da zone limitrofe e dal così detto “turismo sanitario”.
Minor attesa per i sammarinesi, miglior qualità delle prestazioni offerte , risparmio per l’ISS, maggior occupazione, indotto del “turismo sanitario”, gettito fiscale derivato dalla tassazione versata allo Stato dalle aziende private.
I medici, i ricercatori ed le aziende della sanità, non sono attratti da una ridotta tassazione ma da un progetto innovativo che unisca alte competenze, formazione e una buona flessibilità.
Nel 2016 sono venuto a San Marino proprio con l’obbiettivo di creare una realtà che fosse in grado di unire ricerca e sviluppo ad una clinica rispettosa di questi principi.
Oggi, con l’apertura di TissYou, questa “visione” è divenuta realtà e mi auspico che i cittadini di San Marino in primis ne possano usufruire.
Paolo Fattori
CEO di Tiss’You srl