Oggi vorrei prendere spunto da un fatto di cronaca locale, per un ragionamento più ampio, per quanto difficilmente sia possibile racchiuderlo in poche righe.
Nei giorno scorsi un vigile è stato sanzionato dal suo comando per avere tentato di fermare un ragazzino in scooter durante una presunta corsa clandestina.
Tale maldestro tentativo è stato filmato da un altro ragazzino e finito così in pasto alla rete, in un video diventato virale in pochi minuti.
Come riportano i quotidiani, i residenti in zona, esasperati dal rumore delle moto, avevano allertato le autorità che dunque avevano a propria volta predisposto servizi in borghese.
Nelle immagini si vedono gli scooter sfrecciare a tutta velocità su un rettilineo e un agente tentare di bloccarne uno con un calcio. In una lettera inviata ai giornali è stata la madre dello scooterista a rendere nota la vicenda e a chiedere chiarimenti al comando che appunto ha deciso di punire la propria divisa.
Ho visto il video, che preferisco non linkare per non contribuire a diffonderlo.
Francamente più che un tentativo di fermare il motorino, mi sembra un gesto di frustrazione.
Di certo l’agente poteva evitarselo, limitandosi eventualmente a prendere il numero di targa nel mezzo, non riuscendo a bloccare il “fuggitivo”.
Anche perché per quanto fosse in borghese, di fatto indossava una divisa, dunque i suoi comportamenti dovevano essere conseguenti. E tali comportamenti non possono e non devono in alcun caso mettere in pericolo gli altri, semmai tutto l’opposto.
Quindi nessuna volontà di giustificare ciò che è accaduto. Un plauso piuttosto va al comando che non guardando in faccia a nessuno ha preso immediatamente gli opportuni provvedimenti, non nascondendo la polvere sotto il tappeto, come si dice.
Un atteggiamento che non può fare altro che aumentare la stima e la fiducia nell’intero Corpo di polizia municipale, che da questo increscioso episodio ne esce assolutamente rafforzato, semmai ce ne fosse bisogno.
Dopo tale premessa arrivo al punto che mi preme di più, ovvero i commenti via social che hanno accompagnato i fatti.
Umberto Eco ebbe modo di affermare come “i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Ammetto che mi capita spesso di trovarmi in accordo con questo assunto.
A mente fredda credo però che ognuno abbia il diritto di dire quello che pensa, salvo poi assumersene la responsabilità.
Fra chi ha additato l’agente e chi addirittura ha augurato le peggio cose al ragazzino, la verità come capita molte volte, sta nel mezzo.
Bene certamente ha fatto la madre a chiedere chiarimenti. Benissimo ha fatto il comando a intervenire.
C’è poi tutto un background che non conosciamo.
Mi auguro infatti che questa madre abbia punito come si conviene il figlio, il quale oltre a sfrecciare pericolosamente in una strada trafficata, ha deliberatamente trasgredito ad un fermo di polizia, mettendo a rischio la sua vita e quella degli altri.
Se non si interviene con fermezza, limitandosi a prendere le parti del ragazzo a prescindere, il rischio è che certi comportamenti possano essere reiterati, con possibili drammatiche future conseguenze.
Allo stesso modo non abbiamo potuto sentire la ragioni del poliziotto, le quali certamente vanno comprese, il che non significa assolutamente giustificarle.
Immagino inoltre che lo stesso rigore mostrato dal comando nell’irrogare la sanzione disciplinare, venga utilizzato nei confronti di chi scambia la strada per una pista di gara.
Tornando ai social, al solito, non è lo strumento a dover essere messo alla berlina, semmai l’uso che se ne fa.
E, gira gira, si arriva sempre lì. Se non si può e non si deve utilizzare l’arma della censura, bisogna puntare sull’educazione e la cultura.
E perché no, sulla puntuale condanna di chi travalica con la diffamazione o peggio, il proprio sacrosanto diritto di commentare e criticare.
David Oddone