Nella vita così come in politica o nel lavoro è spesso (anche) questione di stile. Mi piace Ugolini. Qualcuno lo ha accusato – senza nemmeno firmarsi, dunque anonimamente – di starsene nel “macchione”. Sono punti di vista. Io credo che il Guardasigilli debba invece avere un comportamento distaccato, sobrio, non scendere nella gazzarra politica. Inutile e controproducente portare la questione giustizia sempre e comunque sui media. I magistrati non vanno tirati per la giacchetta e il Tribunale deve essere tutelato: anche e soprattutto per la fase che ha vissuto e sta vivendo, a mio modestissimo parere il Segretario sta tenendo l’atteggiamento giusto. Anche perché sotto traccia, in silenzio, si sta agendo per riportare alla sua operatività, cominciando proprio dall’organico, la macchina della giustizia. Mi piace lo stile di chi, a sua volta, fa il suo mestiere con la schiena dritta. Parlo naturalmente dei media, quello che mi ospita in particolare, che ha deciso di pubblicare gli audio della Commissione d’inchiesta. Senza commenti, senza filtri, vero. Ma è un male? Si chiama libertà di espressione. Assistiamo spesso e volentieri a chi si lamenta per la pubblicazione di questo o quell’atto a seconda che faccia o meno comodo a una o all’altra campana. Ma è indubbio il pubblico interesse di quelle testimonianze. Mi è piaciuto altresì lo stile della Commissione sul Cis. La quale – pure lei – ha fatto il suo lavoro senza eccessivo clamore e ci ha tenuto a spiegare che nel documento conclusivo presentato all’unanimità sono confluiti solo i fatti accertati. Tutto sommato mi piace pure lo stile delle parti discordanti, delle stesse opposizioni, che come è loro prerogativa commentano, criticano, propongono. Sembrerebbe quasi un Paese che piano piano si sta avviando verso la normalità. Un Paese serio del quale la speranza è che si possa tornare presto a parlare anche in termini positivi. Cosa non facile con quel che gli è piovuto addosso ma proprio per questo è necessaria la massima chiarezza e una volta individuati i colpevoli, essi devono essere chiamati a rispondere delle proprie responsabilità. Tale ritorno alla normalità è stato colto a mio avviso anche dalla stampa italiana e internazionale che in questi giorni ha ritenuto di dar risalto all’accordo fra Anis e Confindustria Russia, avvenuto con la benedizione e l’intermediazione del Segretario all’Industria Fabio Righi, per promuovere le nostre aziende. Capita a volte che da fuori e da lontano si veda meglio che dentro. Così per una volta chi ci guarda non vede gli avvoltoi della finanza ma una partnership potenzialmente capace di ridare linfa vitale agli operatori economici in un momento particolarmente difficile. Promosso dunque pure lo “stile” di Righi, che come il collega della Giustizia, parla poco ma ha già portato a casa importanti risultati. La sfida resta quella di farsi trovare pronti per la ripartenza, una volta che finalmente potremo mettere questo maledetto Covid alle nostre spalle. E per fare ciò confido verranno coinvolte le opposizioni, le categorie economiche e i sindacati: dobbiamo uscirne come comunità, pur ovviamente nel rispetto dei propri ruoli. Le basi vanno assolutamente poste in questi mesi, perché dalla primavera se non ci sarà una ripartenza vera, si rischia il tracollo sia economico per le categorie (che già vivono una situazione oltremodo drammatica), che quello politico per l’attuale maggioranza.
David Oddone