Segretario Pasquale Valentini nella Commissione Esteri del 7 Aprile 2016:
”Mi lascia molto perplessa la comunicazione che c’è stata nella giornata di ieri riguardo i migranti. Ieri giravano notizie che pulmann di migranti erano arrivati a San Marino e quindi ci sono stati attacchi alle istituzioni e a me. Non c’è stato nessun pulmann di migranti, magari si sono scambiati pulmann di turisti in questo senso.
Sulla stampa si sta facendo una pubblicità che non è a favore dei migranti caratterizzando San Marino come Paese che ha paura dei migranti. E questo dispiace. E’ volontà che anche la nostra Repubblica- senza obblighi dovuti da accordi e convenzioni, ma per un obbligo morale che abbiamo nei confronti di una situazione drammatica, senza creare traumi insostenibili per il Paese- la volontà era di vedere come entrare con il massimo di prudenza nella solidarietà.
Noi non siamo Paese di prima accoglienza e non è facile entrare in questo circuito, ci siamo mossi attraverso le organizzazioni internazionali per vedere come intervenire. Il primo intervento proposto riguardava i minori non accompagnati, questa tipologia è state esaminata e non è stata possibile entrare in questo circuito perché sarebbero necessari protocolli rigidi.
Non abbiamo materialmente, nonostante i tentativi, potuto entrare in questo ambito. Ci siamo avvicinati alle realtà impegnate su questo fronte- Comunità Sant’Egidio, la Papa Giovanni XXIII, la Caritas- e abbiamo individuato una possibilità da verificare caso per caso l’accoglimento di famiglie già presenti in Italia con un percorso di inserimento e che sono nel punto in cui devono trovare una destinazione, in quanto hanno finito la prima accoglienza. Parliamo di situazioni ampiamente verificate che necessitano di una sistemazione definitiva.
E’ vero, la Caritas ci ha messo avanti l’ipotesi di una famiglia nigeriana e ci auguriamo vada presto in porto perché è una famiglia che deve uscire dal centro di accoglienza che non può più ospitarla. E’ possibile un intervento in sinergia con lo Stato, con il rilascio di un permesso umanitario, e con le associazioni che mettano in atto l’accoglienza.
E’ determinante che queste persone trovino un progetto completo di accoglienza, non basta farli entrare. Si tratta di cominciare e vedere poi le problematiche e fino dove questa cosa è estendibile. Di permessi umanitari al momento ne è stato concesso uno solo per una profuga siriana. Dare adito ad altri messaggi è da stigmatizzare.” (…)