La posizione di Federico Pedini Amati non è affatto laterale. Al contrario, è una delle più nette e politicamente scomode emerse nel comma Comunicazioni, soprattutto perché arriva da un Segretario di Stato in carica e perché entra direttamente nel cuore della vicenda Banca di San Marino, senza rifugiarsi nelle formule di rito.
Pedini Amati va dritto al punto. Parte da un presupposto che, detto da un membro del governo, pesa come un macigno: se in Aula si parla di pressioni, tangenti, consulenze opache e interferenze, allora qualcuno deve assumersi la responsabilità politica di dire le cose chiaramente. Quando sente evocare presunte pressioni sul Tribunale, non accetta allusioni: chiede esplicitamente chi le avrebbe fatte, su quale giudice e su quale procedimento. Stesso metodo sulle presunte pressioni su Banca Centrale. Porre domande ai funzionari della vigilanza in una seduta segreta, osserva, non è automaticamente una pressione, ma il tema dell’opportunità politica resta e non può essere liquidato con leggerezza.
Arrivato al nodo centrale, Banca di San Marino, Pedini Amati entra senza esitazioni. Ricorda un dato strutturale che molti preferiscono ignorare: Ente Cassa di Faetano è proprietario al 100% della banca, mentre Banca Centrale vigila sulla banca ma non sull’ente. Una distinzione formale che, nei fatti, apre una falla evidente nel sistema dei controlli. Da qui la domanda che in pochi osano porre apertamente: è davvero opportuno che due membri del vecchio CDA siedano ancora nel nuovo Consiglio di Amministrazione, dopo tutto quello che è emerso? Forse non c’è un’incompatibilità giuridica, ammette, ma sul piano della credibilità e della fiducia pubblica “non va bene”. Se si decide di rinnovare un CDA, il messaggio deve essere chiaro: lo si rinnova fino in fondo.
Quando il dibattito tocca il tema delle presunte tangenti e delle consulenze, Pedini Amati mantiene una linea rigorosa. Non accusa, non fa nomi, ma non arretra di un millimetro: se c’è un Tribunale che indaga, è lì che devono arrivare i fatti, non nelle voci di corridoio o nelle mezze frasi politiche. Ma al tempo stesso chiarisce un punto decisivo: la politica non può far finta di nulla. In una vicenda di questa portata, il silenzio diventa esso stesso una responsabilità.
Ancora più netto è il passaggio sull’operazione ex Symbol, legata a doppio filo a Banca di San Marino. Qui Pedini Amati non usa perifrasi: “fermiamola”. Fermiamola almeno per verificare, perché non esiste alcuna operazione che debba essere portata avanti a tutti i costi. Il messaggio è lineare e pragmatico: meglio uno stop politico oggi che un altro caso capace di travolgere reputazione, istituzioni e credibilità internazionale domani.
Infine, Pedini Amati allarga lo sguardo e collega la questione morale a un problema ancora più profondo: l’assenza di una vera visione di sviluppo del Paese. Ricorda che il Consiglio aveva chiesto un piano di rilancio prima della spending review, piano che non è mai arrivato in Aula. Si è discusso di tagli, sacrifici, bilanci, ma non di dove San Marino voglia andare. E mette in guardia: l’aumento del rating è un dato positivo, ma non può diventare l’alibi per evitare il confronto politico vero.
La conclusione è forse la più pesante dell’intera seduta. Pedini Amati afferma che questa maggioranza e questo governo, così come stanno operando oggi, non stanno funzionando. Non è un attacco personale, ma una diagnosi politica. E detta da un Segretario di Stato, nel pieno della bufera Banca di San Marino, pesa come un macigno.
L’INTERVENTO:
Ecco la sintesi dell’intervento del Segretario Federico Pedini Amati secondo Askanews: ”
Segretario di Stato Federico Pedini Amati: Nei prossimi giorni affronteremo l’argomento del bilancio pubblico, quindi riserverò a quel contesto altri approfondimenti. Ho sentito parlare di questione morale riferita a più ambiti, ma non a un tema o a una persona in particolare. Si è parlato di una presunta tangente legata alla possibile vendita di una banca, di consulenze, di pressioni sul tribunale, di pressioni su Banca Centrale, dell’operazione Symbol.
Sono tutti temi importanti, perché quando si viene in Aula a dire che ci sono pressioni sul tribunale, allora qualcuno dovrebbe dire chi le avrebbe fatte, su quale giudice, su quale procedimento. Si è parlato anche in commissione, addirittura segreta, di nomi di indagati. Se qualcuno li conosce, li faccia. Io non so di quali nomi si stia parlando. Se c’è un tribunale che indaga, è il tribunale stesso che conosce eventuali indagati.
Per quanto riguarda le presunte pressioni su Banca Centrale, mi chiedo quali siano. Domande fatte ai funzionari della vigilanza in una seduta segreta non mi sembrano pressioni. Se uno si pone una domanda sull’Ente Cassa di Faetano, che è proprietario al 100% di una banca, è una domanda legittima. Banca Centrale vigila sulla banca, non sull’ente.
È lecito chiedersi se sia opportuno che due ex membri del CDA facciano parte anche del nuovo CDA, soprattutto dopo i problemi emersi. Non sarà incompatibile formalmente, ma sul piano dell’opportunità io dico che non va bene. Se si rinnova un CDA che controlla una banca, lo si rinnova fino in fondo.
Sull’operazione Symbol, per quanto emerso anche dall’intervento del consigliere Zeppa, io dico chiaramente: fermiamola. Fermiamola almeno per verificare. Non deve esserci nulla che si debba fare a tutti i costi. Io oggi, da membro del Governo, non so ancora chi abbia acquistato Banca Kovanica, con quali numeri e per quali motivi.
E ricordo che avevamo un ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale che chiedeva, prima della spending review, un piano di sviluppo e di rilancio del Paese. Quel piano non è mai arrivato in Aula. Abbiamo parlato di tagli, di spending review, di cose da non fare, ma non di una visione complessiva.
Qualcuno ha richiamato il conto Mazzini quasi per ripicca. Voglio essere chiaro: il PSD non ha alcun problema su questo fronte. Andiamo avanti serenamente con il processo civile, non siamo coinvolti in alcuna vicenda.
Questo Governo e questa maggioranza hanno portato avanti diverse iniziative legislative: la legge ICEE, la legge sulla cittadinanza, la sandbox, altre iniziative. Bene. Ma poi ci siamo trovati ad affrontare una riforma IGR problematica, che ha generato una reazione forte nella cittadinanza. Questo avrebbe dovuto farci scattare un meccanismo: dire “ok, ora rilanciamo il Paese”.
Quali azioni vogliamo mettere in campo per aumentare l’imponibile e non tornare a tassare i cittadini? Fitch che alza il rating è un dato positivo, indiscutibile. Ma io colgo anche un’altra cosa: in quest’Aula si stanno definendo posizionamenti per un futuro Governo. Lo si capisce chiaramente.
C’è bisogno di chiarezza. Da tempo sento parlare di una verifica, non tanto di Governo quanto di maggioranza, perché spesso Governo e maggioranza non sembrano allineati. Serve un momento di confronto vero per dirci dove vogliamo andare. Era in questa direzione che andava anche il richiamo del segretario del PSD quando parlava di questione morale: non solo un episodio specifico, ma una riflessione più ampia su che San Marino vogliamo costruire e se siamo davvero uniti su questo progetto. Perché altrimenti bisogna dirlo chiaramente alla cittadinanza.
Il mio più grande rammarico è questo: questa maggioranza e questo Governo, così come stanno operando oggi, non stanno funzionando. Questo è il vero dramma.”












