San Marino. “Questo governo può difendere San Marino” (da Repubblica Sm)

Incredibilmente non si placano gli attacchi contro la Repubblica di San Marino messa in ginocchio dalla lunga crisi e dalla perdita continua di reputazione di quest’ultimo anno. Dalle pagine del Corriere della Sera un altro articolo sempre a firma Federico Fubini colpisce al cuore la residua credibilità di San Marino. La Repubblica a dire del giornalista starebbe infatti “attirando sempre più offerte da parte di discutibili investitori internazionali pronti a salvare le sue banche in dissesto” e ciò “grazie alla mancanza di vincoli di controllo sulla finanza applicati ad esempio da Italia o Germania”. Sembra, a leggere quanto scrive il Corsera, di essere tornati indietro di parecchi anni quando San Marino non era ancora uscita dalla cosiddetta black list. Il che fa piuttosto impressione se si pensa che da ormai oltre un anno la coalizione alla guida del Paese è quella che ha sempre sostenuto come la trasparenza fosse la propria stella polare. A giudicare da quanto scrivono da fuori saremmo tutto fuorché trasparenti e faremmo gola soprattutto ad investitori opachi. Non è poi passato inosservato l’innamoramento di Mohamed Ali Ismail Turki per la nostra San Marino. Scrive Fubini “Mohamed Ali Ismail Turki: segnatevi questo nome, perché appartiene a una persona in grado di spendere centinaia di milioni di euro con la facilità con cui altri bevono un thè. Segnatevelo, sì. Ma non tentate una ricerca in rete per capire chi sia questo ingegnere saudita, perché al di fuori della Repubblica di San Marino sembrerebbe sconosciuto. Non esistono o quasi su Internet riferimenti al suo nome, almeno non al di fuori dell’alfabeto arabo. Eppure nella rocca del Titano Ali Turki si prepara a comprare una banca, la Cis, al cuore di un sistema ormai considerato al collasso. Ora alla stampa locale l’ingegnere saudita promette molto di più: altre centinaia di milioni per un aeroporto internazionale della Repubblica di San Marino (ma a Rimini), la costruzione di hotel a cinque stelle e un nuovo ospedale. «Ho scelto di investire qui — ha dichiarato a un giornalista del posto — perché affascinato dalla storia e dalle tradizioni del vostro splendido Paese». Il colpo di fulmine di questo investitore dev’essere stato intenso. Va detto che nulla suggerisce che il suo denaro sia di origine illecita e il suo nome non è legato a scandali. Ma Mohamed Ali Turki, che prima d’ora non sembra essersi mai affacciato in avventure all’estero, promette di versare risorse pari a metà del prodotto interno lordo nazionale proprio in un posto dove il fabbisogno di capitale degli istituti è stato stimato dalla banca centrale a 900 milioni di euro: una somma pari al Pil del Paese, che resta tutta da reperire e nessuno sa dire in che modo in quel sistema bancario con evidenti problemi di liquidità e di solvibilità delle sue aziende principali. Neanche a Ali Turki sfuggirà che esistono opzioni più prudenti per investire centinaia di milioni.
San Marino, oggettivamente, ha però una particolarità: fa parte dell’euro e dell’unione doganale europea – senza barriere di sorta a nessuna transazione con l’Europa – eppure non è soggetto a nessuno dei vincoli di controllo e trasparenza dell’Italia o della Germania. Per qualcuno questa doppia qualità dev’essere molto attraente. Per correttezza verso Ali Turki, va detto però che non è il solo. Di recente la banca centrale di San Marino è stata avvicinata da una successione di figure che si dicevano disposte a investire molto denaro nella minuscola repubblica.
C’è stata una società di riassicurazione panamense che, subito dopo l’esplodere dello scandalo fiscale dei Panama Papers, sosteneva di volersi trasferire proprio nella rocca del Titano. Si è presentato poi un operatore nigeriano in rappresentanza di una società olandese con sede a Dubai—non la più trasparente di tutte le giurisdizioni—deciso a scegliere proprio San Marino per creare una finanziaria nel settore degli aeromobili. Inutile chiedersi perché. Del resto entrambi questi soggetti si sono volatilizzati non appena la banca centrale— all’epoca sotto la guida di figure di livello internazionale, in seguito allontanate dal governo—ha iniziato a chiedere i piani industriali e soprattutto le garanzie anti-riciclaggio fornite da questi potenziali investitori esteri”. Dunque, sembrerebbe di capire dall’articolo, a fare da ‘argine’ a potenziali investimenti opachi ci ha pensato per un po’ Banca Centrale ed è da quando le sue porte girevoli si sarebbero mosse per accompagnare fuori le ‘figure di livello internazionale’ che l’avevano guidata che il Paese rischierebbe di “ di diventare una breccia nel cuore dell’Italia per l’ingresso di capitali opachi (o peggio) da tutto il mondo, ai quali qualcuno alla fine stenderà tappeti rossi in cambio di una ciambella finanziaria di salvataggio”. Il problema starebbe tutto, conclude l’articolo nel governo di San Marino “che non accetta l’aiuto di organismi internazionali o di operatori trasparenti di mercato”. Il governo della trasparenza verrebbe così accusato di non accettare operatori trasparenti di mercato. Una critica quella della poca trasparenza che quando arriva da fuori fa nascere il sospetto di una nuova guerra che si starebbe scatenando sulla Repubblica. Ma ad armare la mano di chi starebbe facendo fuoco sarebbe stato lo stesso governo. Chi oggi parla con insistenza di una Repubblica sull’orlo del fallimento è l’ex dg di Banca Centrale Lorenzo Savorelli il cui operato, giudicato border line dalle forze di opposizione che a più riprese ne avevano chiesto l’allontanamento, è stato sempre sostenuto con forza dal governo che lo aveva nominato e che poi di punto in bianco ha invece deciso di cacciarlo. Ora al governo non resta che reagire con determinazione alle offese che sono state rivolte contro il Paese ma per farlo dovrà mettere in campo un’operazione realmente trasparente – e sarebbe la prima – rendendo disponibile per le opposizioni la relazione su Cassa di Risparmio che il Corsera dipinge come vero e proprio ‘catalogo degli orrori’. Non basterà più dire come è stato detto che quella relazione non esiste. O cacciar via qualcuno pensando così di metterlo a tacere. La realtà si è rivelata un po’ più dura di come poteva apparire nei piani iniziali.

Repubblica Sm