San Marino. Quorum nei referendum, la protesta di Civico10: “Non accettabile in un paese democratico”

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  • civico 10Ancora 12 anni e probabilmente si riuscirà ad ottenere un esito positivo dalle consultazioni referendarie. Un semplice calcolo statistico dato che dal 1997 al 2011 tutti i referendum presentati non sono stati accolti. Anche se non può definirsi una consultazione con la dicitura “respinta” quando il voto favorevole è di oltre il doppio, o triplo, o quadruplo del totale dei voti negativi. Tutto questo accade per la permanenza del concetto di “quorum” all’interno della normativa referendaria. E che, nonostante sia stata modificata agli inizi dell’anno 2013, scopriamo che con una “bellezza” burocratica, non è più modificabile dai comuni Cittadini.

    Analizziamo alcuni dati. La legge del 1994 era una legge ordinaria che, sulla base di una proposta di legge di iniziativa popolare è stata abrogata e sostituita da una nuova normativa, un po’ migliorata, ma nella quale si è voluto mantenere questo famigerato “quorum”. E’ stato ridotto al 25% ma, ad esempio, con una strategia burocratica di non senso, le consultazioni referendarie di novembre 2013 si sono svolte ugualmente con un quorum fissato al 32%.
    Ed è per tale motivazione che almeno uno dei due presentati non è stato accolto.

    Si parla di costi della democrazia? Beh, i costi è vero ci sono, ma possono essere drasticamente ridotti. Quello che è grave è la mancata possibilità da parte dei Cittadini votanti, interessati alle sorti del Paese ed al suo sviluppo, di vedere realizzata la volontà del proprio diritto di voto. Questo è il vero costo!
    Infatti, ipotizzando 33.000 cittadini sammarinesi, sarebbero necessari almeno 8.250 voti favorevoli per vedere accolto un referendum. Il voto favorevole si scontra quindi non solo con i voti contrari, ma anche con l’astensione. Le statistiche di 14 anni di referendum “respinti” dimostrano come i quesiti sia stati battuti non dai voti contrari, ma di chi NON ha espresso il proprio voto.

    Questa limitazione non è accettabile in un Paese democratico. Tanto più dopo la sentenza del Collegio dei Garanti sull’ammissibilità del quesito con cui di proponeva l’abrogazione del quorum con la quale si dimostra nuovamente quanto nel nostro Paese non sia presente una vera democrazia. Ma neanche la volontà di concedere ai Cittadini quanto loro spetta e compete: il diritto di scegliere cosa è meglio per il Paese.

    La strategia burocratica del 2013, sentenziata dal Collegio dei Garanti, ha difatti ottenuto quanto più, chi detiene il “vero” potere, si potesse aspettare. Creare una legge qualificata che impedisca al Cittadino di modificare ciò che ha da sempre potuto modificare, ed in questo caso, semplicemente rimuovere il vincolo della democrazia chiamato “Quorum”.

    E’ di domenica scorsa la consultazione referendaria in Svizzera. In questo paese, il referendum è un istituto ultracentenario che dal 1848 può essere richiesto per modificare ogni progetto di legge o decreto adottato dal Parlamento. Dal 1891 è possibile sottoporre al voto anche la modifica di una legge costituzionale. Quindi, il voto referendario è molto diverso da quello sammarinese. Non è presente un quorum e potenzialmente il quesito per aggiungere o modificare un articolo può riguardare tutto tranne il bilancio federale.