C’è una non nascosta voglia di ghigliottina, che traspare dagli articoli che vengono in questi giorni pubblicati su un giornaletto del Titano, man mano che nelle udienze del processo Mazzini esce un curioso spaccato delle indagini e del profilo professionale di chi è stato chiamato dalla Magistratura a fornire gli elementi tecnici, necessari a formulare e sostenere l’impianto accusatorio.
Non spetta ai giornali fare sentenze né anticiparle. Ai giornali seri spetta il diritto dovere di di fare informazione e non “inforcazione”, come su qualche giornalino sammarinese pare si stia facendo nei toni e negli articoli.
Un movimento che siede in Consiglio, come Civico 10, ha fatto un comunicato che da un lato non possiamo che sostenere, quando afferma che “la politica non debba ingerire in nessun modo in questi processi”. La sintassi è molto traballante, ma così vanno le cose, quando si prendono lezioni dall’anziano Professore che, dal proprio sito, giornalmente ci fornisce lezioni, di onestà, obiettività e di “libertas”.
Il senso però lo condividiamo pienamente: lasciate lavorare la magistratura, ma anche gli avvocati e senza forzature, perché la legge non ne ha bisogno. Le norme giuridiche si applicano e non dovranno essere mai al servizio della parte, ma della gente.
La difesa d’ufficio dei funzionari di AIF e Banca Centrale, secondo loro, “messi alla berlina” dalle difese, invece denota una partigianeria sospetta per gente strapagata, che non ne sta uscendo bene alla prima prova dei fatti. Non una parola sulle dichiarazioni fatte in aula dall’ex Direttore del carcere Domenico Cavuoto, che in una sua lettera denunciava le condizioni di detenzione applicate ai detenuti. Segno d’imbarbarimento dei toni e di un malato senso dello stato di diritto.
La storia insegna, che tutti i temidoriani da Robespierre a Saint-Just finirono sul patibolo a cui avevano condannato decine dei loro avversari politici. Non vorremmo che qualcuno di questi “catoni da operetta” dovesse subire trattamenti disumani aggiunti ad un dramma già insito nella carcerazione.
Difenderemo anche loro, non dubitatene, fedeli come siamo a Voltaire quando diceva: “io non la penso come te ma darei la vita affinchè tu possa continuare a pensare come vuoi”.
R.B., La Voce