Ah, il Rally Legend 2025! Quattro giorni di benzina che brucia le narici, motori che urlano come dannati e un Titano che si trasforma in un’arena per matti con il piede pesante o l’accendino sempre in tasca.

Nel week-end scorso, San Marino ha ingoiato da oltre 50mila a quiasi 100mila spettatori – orde di fanatici internazionali che hanno riempito hotel fino all’inverosimile e ristoranti fino a scoppiare – ma invece di una parata di leggende su quattro ruote, vi siete beccati una farsa da incubo: razzi esplosivi che schizzano come droni di un Putin ubriaco, incendi dolosi che lambiscono le colline come falò di boy scout “strafatti” e un 18enne di Pesaro che spara esplosivi in mezzo al pubblico ferendo otto poveracci, finendo dritto in gabbia grazie alla Gendarmeria che, come sempre, ha fatto il suo dovere senza storie inutili.
E no, cari Sammarinesi, non è uno sketch di Mad Max: è il vostro piccolo gioiello di Repubblica, dove il turismo motoristico incontra la passione e finisce per schiantarsi contro un muro di idioti e piromani… Manco stessero – vien da dire viste le recenti cronache – manifestando per esprimere solidarietà agli “eroi” de la Flotilla.
Vado dritto al sodo, senza ulteriori giri di parole e chiacchiere da bar: San Marino si spacca in due, come un albero centrato da una derapata sbagliata. Da una parte i difensori a oltranza dello spettacolo, quei fanatici che si esaltano ad ogni curva come se derapare fosse un atto di eroismo nazionale. Dall’altra i “cancellisti seriali”, quei geni che cavalcano disagi, vandalismi e bombe carta per tornare all’attacco del Rally a prescindere, magari perché gli è scomodo parcheggiare a 200 metri da casa per tre sere, o perchè così facendo oggi credono di conquistare qualche voto, o, ancora, perché sono nazi-green o nazi-animalisti convinti che i rombi dei motori spaventano i cani e inquinano l’aria più di un comizio populista e masochista.
Entrambi gli schieramenti? Due branchi di ululanti: la ragione è in ferie forzate, sostituita da ideologia rancida, parcheggi rubati e un snobismo che puzza di superiorità da orto bio.
E in mezzo? I sammarinesi della porta accanto, quelli che sudano gli spiccioli per le bollette e vogliono solo godersi lo spettacolo senza finire con le costole rotte, la macchina crivellata di schifezze o il giardino scambiato per una latrina pubblica. Basta caz**te, gente: questo evento è, per l’intera San Marino, una pepita d’oro grezzo. Stime parlano di un indotto tra i 4 e i 5 milioni di euro – soldi veri, non promesse elettorali – che gonfiano le casse di albergatori, oste e bottegai e, di riflesso, casse pubbliche, rendendo il Titano una mecca del rombo per un weekend intero.
Solo un cretino patentato – o chi vive di astio a digiuno – oserebbe seppellirlo per un pugno di idioti con accendini e petardi. Ma il rovescio della medaglia è un ceffone: la sicurezza ha ballato il tango con il disastro. Quella bomba carta non è una balla di paglia che brucia, non è una marachella da stupidi: è un allarme rosso che ferisce otto anime – la maggior parte medicata lì sul posto, con un nonno spedito in ospedale con un timpano lesionato – e gli incendi dolosi non sono fuochi d’artificio, sono minacce che potevano divorare tutto. E quelle chiamate capaci di intasare il centralino delle forze di polizia? Roba da cabaret nero, con operatori che avrebbero dovuto assoldare sul momento parenti ed amici per poter intervenire dappertutto.
San Marino non è un luna park per vandali, e la Segreteria allo Sport ha piantato i piedi: spettacolo sì, ma decoro e sicurezza non si barattano con un like su Instagram.
E qui entra il veleno vero: mentre Fabbri fa il poliziotto buono, c’è chi cavalca il malcontento come un rodeo da quattro soldi. Parlo di quei politici di opposizione – soprattutto i soliti dell’area più “green”, con il loro fiuto per il populismo irresponsabile – che fiutano la paura popolare e la trasformano in munizioni per sparare a zero sull’evento, senza un briciolo di proposta, solo per raccattare voti facili, che poi manco conquisteranno. “Basta Rally!”, urlano, ignorando che il vero disastro è la loro ipocrisia: pronti a sacrificare milioni per un parcheggio libero o per non disturbare il loro cane ipersensibile.
È populismo da quattro soldi, gente, che puzza di campagna elettorale stantia e lascia i sammarinesi a raccattare i cocci.
Allora, come si dribbla ‘sto casino? Semplice, con “palle d’acciaio” e zero fronzoli: impariamo dagli stadi inglesi post-hooligans, dove il controllo ha domato i barbari senza ammazzare lo show. Aree per il pubblico recintate come si deve, steward con gli occhi aperti (non comparse da fiera col bastone per sorreggersi), controlli ai bagagli che non ti facciano sentire in un gulag, percorsi obbligati dove individuare i teppisti tenendoli lontani dai fan veri e dallo spettacolo, e multe che mordano il portafoglio come un pitbull. Più controlli sul campo – magari assumendo forze private – e regole scolpite nella pietra per gli organizzatori, he quest’anno hanno sbandato sulla “sicurezza” e hanno consegnato le “tribune” del Rally a un circo di matti.
Non rendete il RallyLegend 2026 un penitenziario all’aperto, ma nemmeno un free-for-all da fine del mondo. Si può fare? Ovvio che sì, se la smettete di azzuffarvi sui social e rimettete la testa sul collo come gente adulta.
Il verdetto è lapidario: il Rally Legend è un diamante grezzo per San Marino – soldi, turisti, promozione internazionale, prestigio – e buttarlo via sarebbe un autogol da idioti, come demolire una Lancia Stratos da corsa perchè vecchia.
Far finta di nulla sui rischi? Peggio, roba da suicidi cronici che meritano di restare fermi al via per sempre. La posta in gioco è far marciare passione e responsabilità gomito a gomito, non scegliere tra rombi e risse. E se i “cancellisti” o i loro paladini da poltrona pensano di sistemare tutto con un tweet o un comizio, che restino a guardare dal box, mentre il Titano accelera e li eclissa nella polvere.
San Marino è grande in piccolo: può domare eventi mondiali con stile, fegato e un ghigno che fa invidia. Ma solo se rispedite al mittente i vandali – quelli con gli esplosivi e quelli con le favole tossiche – e affiancate il turbo al buonsenso. Altrimenti, preparatevi a un altro weekend di fumo… e non quello dei tubi di scarico.
Enrico Lazzari