? 1. Perché il rating è stato alzato
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Il miglioramento del rating deriva più dalla revisione metodologica che da cambiamenti concreti: San Marino ha fornito dati esterni più completi (con aiuto del FMI), che hanno corretto in positivo valutazioni precedenti.
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Il debito netto del governo è stato rivisto al ribasso (dal 60% al 32% del PIL) scomputando attivi del fondo previdenziale, che però possono essere usati solo in emergenza e con leggi speciali.
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Le riforme (pensioni, lavoro, banche) sono parziali e in gran parte non ancora consolidate.
? 2. Un’economia vulnerabile
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San Marino resta un’economia molto piccola e volatile, con un PIL pro capite alto (59.700 USD) ma fortemente dipendente dall’Italia.
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La manifattura copre il 36% del valore aggiunto, ma il Paese è esposto ai contraccolpi esterni.
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La crescita è modesta: solo +0,7% nel 2024, e appena +1,1% annuo atteso nei prossimi anni.
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L’economia è sostenuta da turismo di breve permanenza (1,5 giorni in media), mentre gli investimenti produttivi restano limitati.
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Nonostante la disoccupazione sotto il 4%, la forte dipendenza dai frontalieri (35%) mostra carenze strutturali nel mercato del lavoro interno.
? 3. Finanza pubblica: migliorata ma sotto stress
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L’avanzo primario (1,5%) è in parte frutto dell’inflazione, che ha gonfiato le entrate (Imposta Monofase).
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Le spese sono state contenute indicizzando stipendi pubblici sotto l’inflazione, misura difficile da sostenere a lungo.
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La riforma delle pensioni ha aumentato l’età e i contributi, ma non affronta pienamente l’insostenibilità di lungo periodo, con generose prestazioni e demografia sfavorevole.
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L’introduzione dell’IVA è prevista, ma ancora da attuare. I margini di manovra restano ridotti.
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Il debito lordo è sotto controllo solo fino alla scadenza dell’Eurobond da 350 milioni (2027): servirà rifinanziarlo sul mercato estero, con tassi in rialzo.
? 4. Una posizione esterna buona… ma recente
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L’avanzo delle partite correnti è salito al 22,4% del PIL, ma il track record dei dati è molto limitato.
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San Marino è un creditore netto verso l’estero (209% del PIL), ma in calo rispetto al 2020 per svalutazioni bancarie.
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Il miglioramento della bilancia dei servizi è trainato da turismo e consulenza, ma non è strutturale.
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Le statistiche restano incomplete rispetto ad altri Paesi europei: affidabilità e trasparenza devono ancora migliorare.
? 5. Settore bancario: fragile e ridimensionato
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I crediti deteriorati (NPE) sono scesi (dal 56% al 17,7%), ma restano i più alti d’Europa tra i Paesi valutati da S&P.
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La SGA ha aiutato, ma molte banche sono ancora vulnerabili. Obblighi UE impongono accantonamenti crescenti.
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Il modello bancario offshore è fallito, e le banche sopravvissute hanno bassa redditività e alti costi.
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Gli attivi bancari sono ancora 2,3 volte il PIL. Il sistema è più piccolo, ma rappresenta un rischio fiscale implicito.
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I depositi esteri sono scesi al 10% (erano il 60%), segnale di sfiducia post-crisi e amnistie italiane.
San Marino ha ottenuto un miglioramento tecnico del rating grazie a:
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Nuovi dati esterni (per la prima volta completi)
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Una revisione contabile del debito netto
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Alcune riforme attuate, ma non ancora sufficienti a rafforzare l’economia in modo strutturale
Restano vulnerabilità sostanziali:
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Crescita bassa e dipendente dall’esterno
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Settore bancario fragile
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Nessuna sovranità monetaria
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Dati economici ancora poco trasparenti