Il precedente articolo ha suscitato un qualche interesse e molti suggerimenti su cui sicuramente tornerò nelle prossime settimane. Oggi infatti vorrei parlare di un dibattito pubblico tenutosi sabato 3 s.v. nella sala Montelupo di Domagnano sul tema del fine vita. E’ un argomento di grandissima importanza e di straordinaria delicatezza verso cui tutti dobbiamo sensibilizzarci ed esprimere un opinione. La morte è la compagna ineluttabile della vita e sulla paura di essa le religioni e le società da sempre hanno cercato di costruire complicati sistemi per esorcizzarla. Le società moderne basate sul pensiero positivista hanno scardinato le visioni antiche basate sulla circolarità della vita in tutte le sue manifestazioni e le hanno sostituite con l’idea del progresso, affidando ad esso risposte che ovviamente non sono arrivate aprendo, anzi, un drammatico e nichilistico senso di vuoto e mancanza di futuro.
La risposta tecnologica sicuramente ha enormemente migliorato le condizioni di vita, di lavoro, di alimentazione ecc., ha permesso scoperte scientifiche in ogni campo – compreso quello della medicina, con risposte tuttavia che, per quanto utili e positive nel breve termine , certamente non sono in grado di esorcizzare la paura della morte e men che meno la morte stessa.
Questa impotenza ha finito per determinare un processo di occultamento della malattia e della morte che non si devono più vedere, non devono essere interiorizzate, non devono contaminare il vissuto frenetico di tutti i giorni che continua ad essere possibile e percorso da noi poveri umani robotizzati solo se continuiamo a non chiederci: ma che senso ha tutta questa frenesia ?; perché devo lavorare tanto per permettermi oggetti che non mi servono ?; perché le mie relazioni umane sono così scadute e scadenti da quando siamo costretti a vivere in un clima di individualismo concorrenziale contro tutto e tutti?
Oltre a questo clima di base sempre più dirompente e disaggregante la società, ci sono le risposte strumentali e farmacologiche che consentono sopravvivenze anche molto lunghe a persone con gravi patologie e ridotte o in stato vegetativo o con condizioni talmente degradate da non essere più definite umane e vivibili comunque . senza l’intervento tecnologico suddetto sarebbero rapidamente incompatibili con la sopravvivenza.
Il dibattito sul fine vita si incentra proprio su questo dilemma.
Personalmente ritengo inappropriato un dibattito sul fine vita incentrato sulle libertà individuali e i diritti civili è ,a mio avviso, una china molto pericolosa non solo perché cozza contro sensibilità come quella religiosa, ma perché apre un ulteriore fronte di disgregazione delle nostre società che proprio nella disgregazione hanno il loro mortale ed incipiente pericolo.
Personalmente ritengo che il recupero del senso del limite, così fondamentale nelle culture classiche da cui proveniamo, sia oggi una possibilità ed una urgenza per rimettere l’umano con i suoi bisogni materiali ma anche morali e di convivialità , al centro delle nostre società non solo per il fine vita ma anche per l’economia ,l’ambiente ecc.
La vita comporta limiti e fra questi la malattia e la morte. San Francesco la chiamava “sorella morte”. Non solo non si può sconfiggere ma può essere un traguardo da raggiungere dopo una vita più o meno lunga, ma umana e dignitosa e non regolamentata da un impressionante apparato sanitario che ormai tende a fagocitare e a modulare ogni attimo ed ogni aspetto della vita dalla nascita alla morte magari mascherata da una macchina che tiene in vita un corpo non più ospitante la persona che era (la possiamo anche chiamare anima )
torniamo ad essere più liberi e meno angosciati e fobici verso il più piccolo disturbo e cerchiamo di vivere bene, di correre di meno e di stare di più con i famigliari, gli amici e la natura.
E se il capitalismo finanziario così andrà a rotoli, sarà sempre troppo tardi.
In questo senso una legge, come quella recentemente approvata in Italia, sul testamento biologico, sarebbe oltremodo auspicabile.
Il cittadino dice in anticipo ciò che per lui è o non è accanimento, riappropriandosi del valore di ogni attimo della vita proprio perché sa ed ha accettato che prima o poi arriveranno malanni e morte .
Chiediamo ai partiti politici che abbiamo votato di farsene carico con un progetto di legge da portare in Consiglio.
Dario Manzaroli (Repubblica Sm)