San Marino. Referendum, dopo l’esito dall’Italia tentano lo “scippo” dei medici del titano

Sono almeno quattro quelli contattati a partire già da lunedì.

C’è un effetto collaterale (per usare un termine che ha a che fare con la medicina) dell’esito referendario di domenica scorsa, che si è subito manifestato.

Paventato da qualcuno durante il periodo di propaganda referendaria, si è avverato già a partire da lunedì: al momento, da quanto siamo riusciti a verificare come San Marino Oggi sarebbero già almeno quattro i professionisti che operano nella struttura sammarinese subito contattati, da realtà italiane, anche ospedali pubblici, per collaborazioni o incarichi a lungo termine. in un caso il contatto è avvenuto già il lunedì post referendum, gli altri nei giorni successivi, con incontri anche in territorio sammarinese.

Già la stessa legge sulla libera professione medica, abrogata con una vittoria schiacciante dei Sì, non era stata ben vista da diversi professionisti, perché in realtà non avrebbe concesso, secondo loro, l’effettiva libertà di scelta del medico, da parte del paziente, ma ora la questione si complica ulteriormente.

Se infatti tale legge prevedeva una regolamentazione sicuramente più efficace del decreto del 1991 che ora è tornato in vigore, i movimenti che hanno sostenuto il referendum abrogativo (Civico 10, Rete e Sinistra unita) nell’incontro con la Reggenza avrebbero chiesto di rivedere anche gli articoli del decreto del 1991 che consente la libera professione.

L’esito incontrovertibile del voto di domenica, sarebbe stato percepito, nell’opinione di diversi medici che operano a San Marino, come una sentenza di tipo ideologico nei confronti di una categoria che sembrerebbe così essere vista come privilegiata.

Stando invece agli ultimi dati, un aiuto primario a San Marino avrebbe al momento uno stipendio netto intorno ai 2.900 euro mentre in italia sarebbe superiore ai 3.200 euro. A questo va poi aggiunto il fatto che nel caso di incarico a un medico italiano, non c’è per lungo tempo la sicurezza del posto del lavoro se il professionista non rientra in organico (secondo gli ultimi dati oltre il 40% dei medici iss che operano in Repubblica sono forensi a cui vanno poi aggiunti i convenzionati).

Quindi le problematiche aperte diventano importanti in quanto il Titano, senza una chiara norma sulla libera professione, starebbe velocemente perdendo quella attrattività che aveva invece mantenuto in questi anni, nonostante le decurtazioni annuali delle indennità nelle retribuzioni.

E così, oltre a professionisti che rischiano di lasciare San Marino o rivedere il tipo di collaborazione, ci sarebbe anche un ulteriore aspetto: alcuni professionisti italiani già sondati nelle settimane e nei mesi scorsi per possibili incarichi (ci sono anche posti da primario in Repubblica che si stanno rendendo disponibili) starebbero riveden- do la loro diponibilità.

Con un calo di attrattività e un rischio di fuga di alcuni professionisti, la necessità di rimettere mano alla situazione diventa particolarmente pressante. Ma dopo l’esito del referendum, visto che ci erano voluti più di 20 anni per arrivare alla legge, chi ne avrà il coraggio? (…) San Marino Oggi