Qualcuno dice che è solo un’immensa “cagnara”. In effetti è cominciata male, molto male, la campagna referendaria, con le proteste sui manifesti del comitato del no, giudicati oltraggiosi. Così tanto che qualcuno, nottetempo, ha pensato bene di strapparli. Un gesto comunque illegale e inaccettabile, subito contraccambiato con vandalismi sui manifesti del comitato del sì. Ricusabili entrambe le azioni.
Poi la guerra sugli slogan: vogliono permettere l’aborto fino al nono mese. È una enorme bugia, replicano dal fronte sì, al nono mese c’è il parto. Il bimbo è autonomo alla vita.
Tanto vinceremo noi, sono convinti quelli del no, perché abbiamo un grande alleato. Si riferiscono a Dio e alla chiesa, che si è apertamente schierata anche con i sacerdoti che fanno campagna referendaria alla messa della domenica. Dall’altra parte della barricata si fa affidamento sulle donne, che sanno cosa sia una gravidanza indesiderata, che conoscono la sofferenza della scelta e la paura della galera. Poco importa che oggi chi si trovi nella necessità di interrompere una gravidanza, può rivolgersi alle strutture esterne. Appena ieri, nelle campagne, nei paesi, si abortiva in maniera clandestina, con metodi empirici ad alto rischio, nella paura nel dolore e, molto spesso, anche nell’esclusione sociale. Purtroppo, la clandestinità non è stata ancora debellata.
La differenza tra le due impostazioni, è notevole. Il comitato del sì ha scelto una campagna informativa, dialogante, impostata sull’affermazione del diritto della donna ad essere tutelata in ogni sua scelta. Più precisamente: la donna, il suo uomo, e la famiglia.
Dall’altra parte si è scelta una linea trash, con immagini splatter e messaggi ancora più forti, talvolta minacciosi, che alcuni non si sono fatti scrupolo ad ascrivere nel registro del fondamentalismo religioso e della strategia della paura.
Il pieno rispetto della sfera giuridica altrui, che dovrebbe essere la base di partenza di ogni manifestazione di pensiero, in qualche maniera è venuta a mancare.
La politica, che finora non ha mai risolto il problema nonostante fosse da anni sollevato dai cittadini, è scesa nell’agone a piè pari, in qualche maniera confermando la netta divisione tra conservatori e progressisti. Quantunque ci siano molti esponenti politici che si sono posti fuori campo da una parte e dall’altra degli schieramenti.
Per il no si è da subito schierata la DC, mentre quasi tutte le altre forze politiche si sono schierate per il sì. A cominciare da Rete e da Libera, che stanno organizzando anche serate pubbliche informative. Si è appena schierato pure il PSD, con MD al fianco. Non pervenuto l’orientamento del resto della coalizione.
Silenzio da parte di RF, che al suo interno ha ampiamente rappresentate le due fazioni.
Sarà dunque un voto politico? Sostanzialmente no, perché siamo in un’epoca in cui la fede religiosa non rispecchia la fede politica del cittadino, quantunque la commistione sia ancora molto forte all’interno di una Repubblica fondata da un Santo.
La laicità in Occidente è passata da concetto ideologico a principio giuridico ormai da parecchio tempo, con significati e sfaccettature diverse a seconda del contesto storico-culturale in cui essa si manifesta. San Marino deve fare ancora parecchia strada sull’affermazione della laicità dello Stato che, lungi da qualsiasi credo religioso, ha il compito preciso di mettere a disposizione del cittadino gli strumenti della libera scelta al di là di ogni convincimento ideologico o fideistico. Adesso si parla di IVG, ma ci sono molti altri temi etici destinati ad approdare in aula consiliare.
Il grado di maturità della politica si misurerà non solo nel dibattito che ne scaturirà, quanto negli strumenti che dovrà individuare per l’effettivo riconoscimento dei diritti civili. Il referendum del 26 settembre sarà un grande banco di prova, perché la vera battaglia ci sarà dopo il voto.
a/f