San Marino. Reggenza 1° Aprile, una questione politica … di Tancredi Falconieri

Siamo a poco più di un mese dalla nomina della Reggenza per il semestre 1° Aprile – 1° Ottobre 2023, e mai come in questa occasione la scelta dei futuri Capi di Stato assume una valenza politica se non altro per fare chiarezza sugli equilibri all’interno di una Maggioranza sempre più palesemente spezzettata. La prossima sarà la settima coppia reggenziale designata in questa legislatura e ad oggi abbiamo avuto cinque Capitani Reggenti della Democrazia Cristiana, tre del Movimento Rete, due della lista Noi per la Repubblica e solamente uno per Domani Motus Liberi.
Data per scontato che il PDCS avrà ancora una volta un suo rappresentante (sembra certa l’indicazione del Consigliere Alessandro Scarano), conti alla mano toccherebbe al partito del Segretario Fabio Righi indicarne il collega. Ma come sappiamo benissimo dall’inizio della legislatura Motus Liberi viene accettato con molto fastidio dagli alleati ed è probabile che assisteremo all’ennesima delusione/umiliazione per il giovane Partito che per la prima volta ha portato suoi esponenti in Congresso e in Consiglio Grande e Generale. D’altra parte è difficile ricordare, all’interno e all’esterno del nostro Paese, un Partito al Governo trattato in così malo modo dagli altri componenti della maggioranza. Ma d’altronde è ormai chiaro come Motus Liberi sia disposta a tutto pur di non perdere la posizione di privilegio acquisita al fotofinish con l’ultima tornata elettorale.
E allora le soluzioni rimangono tre: una Reggenza monocolore democristiana, una scelta all’interno del Movimento Rete (con le fedelissime ciavattiane Giannoni e Arcangeloni che fremono in pole position a confermare il patto d’acciaio con la DC) o, ma sarebbe una sorpresa, un esponente di NPR.
Eggià perché il listone socialista, liberale, democratico e chi più ne ha più ne metta nato all’ultimo momento per garantire la costituzione del Governo dei 44 (poi 43, poi 42, poi 41, adesso ancora 42) vive in questi giorni l’ennesimo psicodramma interno. L’annuncio del “nuovo” progetto politico che vede protagonisti Gian Nicola Berti, gli ex PS Mancini e Simoncini e l’intero gruppo consigliare del MIS con relativa entrata in Maggioranza di Rossano Fabbri ha incrinato ancora di più i rapporti con il PSD fresco dell’annessione al suo interno del Movimento Democratico del Super Segretario Pedini Amati. E negli ultimi giorni è stato proprio l’avvocato Berti a batter i pugni sul tavolo denunciando come la sua corrente (ormai conosciuta da tutti come Social Berti) non possa vantare alcun esponente in Congresso di Stato al contrario dei compagni di lista, non confluiti nel progetto, che ne propongono ben due (lo stesso Pedini e Andrea Belluzzi).
Che una Reggenza alla new entry Rossano Fabbri, che probabilmente qualcosa si aspetta in cambio della sua dimostrazione di amore a mamma DC, possa bastare a mitigare questo senso di disparità? Ancora non lo sappiamo ma dalle scelte di metà marzo potremo capire molto sui posizionamenti politici in vista delle prossime elezioni che appaiono sempre più vicine.

Tancredi Falconeri