Riceviamo e pubblichiamo
Buongiorno Direttore.
La ringrazio per la sua professionalità nello scrivere e pubblicare gli articoli.
Mi sento abbattuto, mi sento abbandonato, mi hanno rovinato la vita professionale, ma io non mollo, io sono uno che dico che anche in questo caso la politica ha fallito, ormai la Commissione d’Inchiesta è morta, morta perché si è venuto a ledere quel diritto di espressione politica, di cercare di capire gli errori e la verità.
Dico morta perché chi sarà poi in una futura Commissione d’inchiesta a parlare? Parlare per saper poi di essere citato, e sbattuto sui giornali? Glielo dico io direttore, non parlerà nessuno!
Detto questo Lei è l’unico serio e obbiettivo, troppe fratture si stanno aprendo e dietro ad ogni storia c’è sempre una persona, una famiglia , un imprenditore.
Io ho fatto il mio dovere di cittadino, ho raccontato quello che ho passato, le vigliaccherie che mi hanno fatto, l’ultima con la revoca della mia licenza.
Detto apprezzo il suo lavoro e la stimo come sempre.
La mia è una riflessione perché lo Stato doveva e aveva il diritto di tutelarmi, la Commissione d’Inchiesta si doveva tutelare perché ha il diritto di capire e riflettere su quel periodo storico .
Io potevo ascoltare le persone sconfitte e farmi i fatti miei, ma ho deciso che io non meritavo di subire tutto e che San Marino non doveva essere trattato come una terra di pirati e deliquenti.
San Marino è un paese di lavoratori e gente per bene. Il popolo e la storia diranno sempre la verità
La ringrazio direttore e la autorizzo a pubblicare questa mia umile riflessione.
Un abbraccio
Federico D’Addario
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